CALICE, opera isolata - bottega di Augsburg (prima metà sec. XVIII)

CALICE, post 1700 - ante 1749

Piede a sezione polilobata con profilo esterno ad ovuli. Ampia fascia bombata, ornata da girali di foglie di acanto e nastri su fondo puntinato che delimitano tre specchiature ovali sormontate da testine angeliche con ali. In esse applicazioni in smalto nelle quali sono rappresentate tre scene della Passione di Cristo: Cristo deriso, Cristo davanti a Pilato, crocifissione. Fusto: nella parte inferiore, delimitata da collarino con volute, girali vegetali intrecciate a elementi nastriformi; nodo piriforme schiacciato nella parte superiore, suddiviso in tre cartelle da cornici formate da elementi a voluta e sormontate da testine angeliche con ali; ciascuna cartella contiene iscrizione su fondo cesellato. Sottocoppa con ornato a girali di foglie di acanto intrecciate ad elementi a nastro che delimitano tre medaglioni ovali, intervallati da testine angeliche. In essi decorazione a smalto con scene della Passione: Ultima Cena, Cristo nell'Orto, Flagellazione

  • OGGETTO CALICE
  • MATERIA E TECNICA argento/ cesellatura
    argento/ doratura
    argento/ fusione
    argento/ sbalzo
    argento/ smaltatura
    SMALTO
  • MISURE Diametro: 16.5 cm
    Altezza: 26 cm
  • AMBITO CULTURALE Bottega Di Augsburg
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale
  • INDIRIZZO piazzetta Reale, 1, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE [continuazione DESO] Il calice è interamente dorato. Gli smalti sono dipinti a monocromo violetto. L'oggetto è composto da tre parti, calice, fusto e base montate a mezzo di perni. [continuazione STMD] cimato da chiavi in decusse e tiara pontificia/ circondato da motivi degorativi vegetali. Nella descrizione inventariale del 1966, l'opera, che presenta al di sotto del piede e sulla custodia, lo stemma del pontefice Pio IX (Senigallia, 1792-Roma, 1878), è indicata come proveniente dal palazzo del Quirinale a Roma. Non è stato possibile reperire ulteriore documentazione che confermi tale indicazione, né la circostanza che ne abbia motivato la spedizione. Ben noto è il dono, da parte dello stesso pontefice, di una rosa d'oro alla regina Maria Adelaide Asburgo-Lorena (Milano,1822-Torino, 1855) in occasione della nascita della primogenita, Maria Clotilde (Torino, 1843-Moncalieri, 1911), ma nei documenti e nella bibliografia relativi a tale avvenimento non si fa mai alcun riferimento al calice. Né si sono rintracciate bollette di carico e scarico relative al trasferimento dell'oggetto da Roma dopo l'unità d'Italia; si tenga presente, infine, che l'oggetto è ricordato nell'inventario patrimoniale delle suppellettili preziose di dotazione della Cappella della SS. Sindone del 1911. Nessun punzone è stato reperito sull'oggetto, nelle parti a tutt'oggi visibili, dal momento che il piede è chiuso con lo stemma del pontefice, elemento che potrebbe essere stato aggiunto nel momento in cui il calice divenne di sua proprietà. Nè è stato possibile identificare precisamente le iscrizioni presenti nelle tre facce del nodo: chiaro appare, infatti, il trigramma del nome di Cristo, mentre gli altri due monogrammi potrebbero riferirsi a eventuali donatori o a espressioni liturgiche in forma contratta. Infatti, il calice non risponde, da un punto di vista stilistico, alla produzione degli orefici romani attivi per la corte pontificia alla metà del XIX secolo, quanto, piuttosto, sia per la decorazione a smalto, allusiva per il colore ai fatti della Passione di Cristo narrati, che per la ricchezza degli ornati finemente lavorati, a tipologie diffuse in area austro-bavarese e nei territori facenti parte della compagine asburgica, in particolare, per la penisola italiana, il Trentino Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia, dalla fine del XVII secolo a buona parte dell'Ottocento, chiaramente afferenti ad un repertorio decorativo di gusto rocailles. Per alcuni confronti si vedano, a titolo di esempio, in area friulana, un calice, databile agli inizi del XVIII secolo, opera di un argentiere attivo a Monaco di Baviera, conservato nella chiesa parrocchiale di Cercivento che presenta un'analoga tipologia del piede, e distribuzione dei medaglioni, benché essi siano policromi; di cultura affine, anche se con una linea maggiormente bombata ed arricchito, come spesso avviene in tali esemplari, dall'inserimento di pietre preziose, un esemplare, risalente alla prima metà del Settecento, realizzato dall'argentiere augustano Stauditgel Hieronymus, presente nella parrocchiale di Ravascletto. cfr. G. Ganzer, schede nn. XI.3 e XI.7, in G. Bergamini (a cura di), Ori e tesori d'Europa. Mille anni di oreficeria nel Friuli Venezia Giulia, catalogo della mostra (Codroipo, Villa Manin di Passariano, 20 giugno-15 novembre 1992), Milano, 1992, pp. 300, 304. In Trentino Alto Adige invece, si possono confrontare un calice opera di Antonius Leser (Agusburg, maestro dal 1664 al 1699) con smalti in monocromo rosato, analoghi all'esemplare in esame, della chiesa della Natività di S. Giovanni a Vigo di Fassa e un esemplare realizzato da Hans Jacob II (Augsburg, 1650-1733), databile all'ultimo decennio del Seicento/ primo decennio del Settecento, dal santuario di S. Romedio, Coredo, con notevoli affinità nella linea bonbata del piede e nel nodo con iscrizioni entro specchiature, cfr. D. Floris, schede nn. 35, 41, in D. Floris (a cura di), Argenti del Nord. Oreficerie di Augsburg in Trentino, catalogo della mostra, Trento (Museo Diocesano Tridentino, 26 giugno-6 novembre 2005), Trento, 2005, pp. 224-225, 236-237. Si vedano anche tre esemplari, frutto di prestigiosi doni, conservati presso la Basilica di S. Antonio a Padova, il primo, datato ai primi decenni del Settecento, con bollo di garanzia di Vienna, presenta scene della Passione di Cristo, molto vicine a quelle in esame, a monocromo rosso, ed il secondo, di analoga cronologia, di bottega orafa tedesca, donato dall'arciduchessa d'Austria Maria Amalia, con scene della vita del santo titolare, e un calice della metà dell'Ottocento che presenta ancora i medesimi ornati, a testimonianza del perdurare di tali stilemi anche in età avanzata, cfr. G. Delfini Filippi, schede 81-82, 93, in M. Collareta-G. Mariani Canova-A. M. Spiazzi (a cura di), Basilica del Santo. Le oreficerie, Roma, 1995, pp. 172-174, 179-180. [le Notizie storico-critiche continuano in Annotazioni]
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100087796
  • NUMERO D'INVENTARIO 2077/ 304 D.C
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali - Palazzo Reale
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • ISCRIZIONI nodo/ entro cartella - II o B - lettere capitali - a impressione/ rosso - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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