RELIQUIARIO - A MEDAGLIONE, opera isolata - bottega piemontese (metà sec. XIX)

reliquiario a medaglione, post 1843 - ante 1860

Teca di luce ovale con vetro. Cornice a fascia liscia d'argento; gancio di forma ovale per sospensione con nastro in taffetas bordeaux annodato. All'interno, fondo in taffetas di seta di colore rosso bordeaux sul quale è posto un frammento di carta sagomata a forma di fiore a cinque petali sul quale è adagiata la reliquia; al di sotto di essa, cartiglio rettangolare con iscrizione su una riga. Lungo il perimetro interno della teca è posta una cornice ovale in cannutiglia argentata. Intorno alla teca è montata una cornice in filigrana d'argento formata da mezze corolle floreali alternate a bacche

  • OGGETTO reliquiario a medaglione
  • MATERIA E TECNICA argento/ fusione
    CARTA
    seta/ taffetas
    argento/ filigrana
  • MISURE Profondità: 0.5 cm
    Altezza: 5.5 cm
    Larghezza: 4 cm
  • AMBITO CULTURALE Bottega Piemontese
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale
  • INDIRIZZO Piazzetta Reale 1, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Non è stato possibile reperire nessuna indicazione, né nell'inventario patrimoniale del 1966, né negli inventari compilati tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento relativi al patrimonio della Cappella della SS. Sindone dal momento che essi inclusero soltanto le suppellettili sacre realizzate in materiali preziosi. La teca contiene reliquie di s. Vittoria, da mettersi, probabilmente in relazione con quelle che vennero donate da Gregorio XVI (Belluno, 1765-Roma, 1846) ai padri Cappuccini di Testona nel 1843, con autentica firmata dall'arcivescovo di Torino Fransoni (1832-1862). Dal 1836, era confessore dei principi di Casa Savoia il cardinal Massaja, cappuccino, che organizzò imponenti cerimonie per la traslazione della reliquia (cfr. C. Mossetti, scheda 90, in Ricerche a Testona per una storia della Comunità, Catalogo della mostra (Testona, Casa delle Opere Parrocchiali, 20 dicembre 1980-18 gennaio 1981), Testona, 1980, pp. 163-165). Da un punto di vista stilistico, l'esemplare in esame risponde alla tipologia di una particolare forma di reliquiario, detto "paperole", documentato a partire dal XVII secolo, il cui nome deriva dal termine francese con il quale sono chiamate le strisce di carta dorate, variamente arrotolate, che costituiscono l'elemento dominante della composizione ornamentale, che spesso imita o trae spunto da ricami, miniature o dall'oreficeria. La costanza con la quale tale produzione è stata ripetuta, fino al XX secolo, rende difficile la datazione del reliquiario, in assenza di ulteriori riferimenti. Le paperoles, eseguite in quasi tutti i paesi cattolici, sono documentate, per quanto limitati siano ad oggi gli studi sull'argomento, soprattutto in Francia, Austria ed Italia. In Torino, in particolare, oltre alla produzione da parte delle monache carmelitane, spiccarono le visitadine e le suore del Cottolengo. Raramente tali reliquiari potevano essere acquistati; per lo più venivano dati in dono ad importanti benefattori dei conventi o erano confezionati per ornare cappelle interne a chiese dei rispettivi ordini religiosi. La disposizione delle reliquie, all'interno dell'elaborata decorazione, risponde, solitamente, ad un piano teologico preciso, talvolta non immediatamente identificabile (L. Borello-P. P. Benedetto, Paperoles le magnifiche carte, Torino, 1998, pp. 8-15). La presenza di reliquiari di provenienza conventuale, nell'ambito delle collezioni sabaude, è confermato da una lettera, datata 3 maggio 1872, dell'ispettore del Regio Mobiliare, Francesco Lubatti, all'Amministrazione della Casa di S.M. in Torino, nella quale si ricorda la presenza, nel Regio Guardamobili, di numerosi esemplari donati alle regine Maria Teresa Asburgo Lorena (Vienna, 1801-Torino, 1855) e Maria Adelaide Asburgo-Lorena (Milano, 1822-Torino, 1855) in occasione delle ripetute visite ai monasteri femminili torinesi. Per un ulteriore confronto con esemplari simili di produzione genovese settecentesca, cfr. G. Morazzoni, Argenterie genovesi, Milano, s.d., n. 240, fig. 240; F. Boggero-F. Simonetti (a cura di), Arte e tradizione dei "favreghi", catalogo della mostra (Genova, Fiera del mare, 7-23 dicembre 1982), Genova, 1983, pp. 35-37, nn. 4-6; ottocentesca, cfr. G. Roccatagliata, Argenti genovesi, Genova, 2002, p. 217; oppure alcuni reliquiari che presentano tipologia e ornati simili di produzione modenese, riferibili genericamente al XIX secolo, crf. G. Boccolari, L'«Arte degli orefici» a Modena (secc. XV-XIX), Modena, 1991, p. 201, fig. 73. Un ulteriore confronto, infine, con un reliquiario di produzione domenicana francese datato al XVIII secolo, entro il 1773, cfr. C. Leroy, scheda n. 340, in Les domenicaines d'Underlinden. Catalogues des oeuvres, Parigi, 2001, vol. II, p. 186
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100087792
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali - Palazzo Reale
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1993
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2005
    2016
  • ISCRIZIONI teca/ interno/ su cartiglio - S. Victoriæ m - corsivo -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

BENI CORRELATI

ALTRE OPERE DELLO STESSO PERIODO - post 1843 - ante 1860

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'

ALTRE OPERE DELLO STESSO AMBITO CULTURALE