angelo custode, Santa Caterina d'Alessandria e San Francesco di Sales

dipinto, 1775 - 1799

Raffigura in alto l'Angelo custode con il bambino; in basso a sinistra Santa Caterina d'Alessandria e sulla destra San Francesco di Sales

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a tempera
  • AMBITO CULTURALE Ambito Piemontese
  • LOCALIZZAZIONE Andezeno (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'ancona attuale non è più quella descritta da Rorengo di Rorà nel 1774 "...cum appensa eleganti tabella iconis adhuc locum tenente, quae imaginem refert Sanctae Caterinae titularis, quum convenientis magnitudinis icon nondum efformata dicatur" raffigurante S. Caterina, ma piuttosto quella commissionata dal parroco teol. Pavesio, come egli stesso denuncia nella lettera di supplica al vescovo nel 1805: "aver fatto erigere...un altare...con Ancona sotto il titolo dell'Angelo Custode, di S. Francesco di Sales, protettore della Compagnia della dottrina cristiana e di S. Caterina Vergine e martire, protettrice delle figlie" (L. Marzano, La storia della chiesa parrocchiale di Andezeno, s.d. ma 1923, p. 45) e successivamente descritta dal vescovo Franzoni nel 1837 (Torino, Archivio Curia Vescovile, Visita Pastorale Franzoni, 1837, f. 108) "superposita decenti icona referente imaginem S. Catharina, S. Francisci Salesii ac Angelis Custodis" commissionata dalla comunità, come pure l'altare. La collocazione cronologica dell'opera dovrebbe dunque essere in base ai documenti fra il 1774 ed il 1805. Sfuggono le ragioni di un tale cambiamento; perché sostituire una tela "convenientis magnitudinis" con una "decenti icona" e qual era la tela originaria "appensa" eleganti tabella sparita anch'essa? La nuova tela, come del resto le opere gestite dall'autorità ecclesiastica, non è di grande qualità. Risponde piuttosto a criteri di decoro e di dignità formale convenienti all'interno della chiesa sul far dell'Ottocento, spaventata dagli eccessi della Rivoluzione francese. Si espongono i criteri che formalizzano la pittura sacra nella provincia ai primi anni del secolo; in questo senso vale il paragone con gli affreschi di L. Peretti nell'abside della chiesa di San Martino a Villanova d'Asti. L'ignoto autore della tela si muove qui all'interno della tradizione tardosettecentesca, riproponendo in maniera ripetitiva e stanca, priva ormai di un reale contenuto, i modelli della tradizione piemontese, ma soprattutto torinese diffusi sul territorio: i Rapous, il Nepote, il Cervetti e forse ancora il Mayerle
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100055731
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Torino
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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