natività di Gesù

dipinto, post 1500 - ante 1524

Vecchia parchettatura sul retro della tavola. In primo piano al centro è posto il Bambino direttamente sul terreno. A sinistra, nell'atto di genuflettersi, San Giuseppe, che indossa una veste gialla bordata d'oro punzonato in corrispondenza della maniche e della spalla e sopra un manto rosso vivo; sulla destra due angioletti inginocchiati con le mani giunte in preghiera con le ali azzurre e la Vergine, lievemente piegata verso il Bambino e con le mani giunte dalla veste rossa con sciarpa color avorio e ricco manto blu ornato di stelle e bordo dorati. I personaggi sono posti entro un'architettura con pilastri decorati di gusto rinascimentale e scala. Sullo sfondo grigio e bluastro un paesaggio con un edificio sulla sinistra ed un paese innevato con montagne in centro ed a destra

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA legno/ intaglio/ doratura
    tavola/ pittura a tempera
  • AMBITO CULTURALE Ambito Lombardo-piemontese
  • LOCALIZZAZIONE Caravino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La tavola, da un punto di vista stilistico, presenta indubbie caratteristiche che permettono di ipotizzare che essa sia opera di un maestro attivo tra il Piemonte e la Lombardia intorno agli inizi del XVI secolo. Si notano sia influenze di Gaudenzio Ferrari (1465-1456), specialmente negli angeli, e soprattutto di Ambrogio da Fossano, detto il Bergognone (notizie, 1481-1522), nella resa dei volti della Vergine e del San Giuseppe, con una tipica dolcezza del tutto lombarda e quelle caratteristiche velature di grigio sui volti, si ricordano, a titolo di esempio, per la Vergine, la tavola di San Rocco con la Madonna il Bambino e San Giovannino conservata a Brera e per il San Giuseppe le tavole degli Evangelisti nella Certosa di Pavia (G. C. Sciolla (a cura di), Ambrogio da Fossano detto il Bergognone, catalogo della mostra, Pavia, 1998, pp. 248-249, 322). Ulteriori confronti sono rintracciabili, soprattutto per il modo di rappresentare il Bambino, con una "Adorazione del Bambino" del Maestro di Bernardino de Fabris (1524) (G. Romano (a cura di), Piemontesi e Lombardi tra Quattrocento e Cinquecento, Torino, 1989, n. 19) e, naturalmente, per quanto attiene al paesaggio, specie nella resa coloristica, alla cultura fiamminga.; L'opera è stata restaurata a cura dell'Associazione Antiquari Piemontesi ed esposta alla mostra annuale presso la palazzina della Promotrice di Torino nel 2000
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100048243
  • NUMERO D'INVENTARIO SBAS TO 1171
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Torino
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • ISCRIZIONI retro/ su etichetta adesiva rettangolare, in rosso e nero - 100/29 - numeri arabi - a penna -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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