altare, opera isolata - bottega lombardo-ticinese (ultimo quarto sec. XVII)
Sopra un alto basamento a doppio plinto con pannellature dipinte a finto marmo entro riquadri marmorizzati di verde, si ergono due colonne tortili marmorizzate di verde con capitelli corinzi alle quali sono avvinti due angeli bianchi emergenti all'altezza dei fianchi da mensole a voluta. Al centro del ricco fregio marezzato di grigio e di giallino ed ornato da una fascia di girali vegetali, da teste di cherubino e da modanature variamente ornate, siedono due putti alati bianchi sorreggenti un cartellone, ove sotto la ridipintura di bianco, emergono tracce di azzurro e di giallo. Due angeli bianchi sono seduti sopra le volute del frontone spezzato, che include, entro cornice e ornati fitomorfi e volutine, un affresco con l'Eterno, sormontato da uno stemma a scudo composito, posto entro una cornice ad orecchioni e retto da due putti. Lo spazio centrale occupato dall'ancona è incorniciato da ornati vegetali e testine di cherubino bianchi su fondo azzurro. Sul fianco sinistro dell'altare si apre una cavità chiusa da una porticina rettangolare lignea, decorata da una specchiatura mistilinea
- OGGETTO altare
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MATERIA E TECNICA
stucco/ modellatura/ marmorizzazione/ pittura
- AMBITO CULTURALE Bottega Lombardo-ticinese
- LOCALIZZAZIONE Saluzzo (CN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La chiesa dei SS. Martino e Bernardo fu chiesa parrocchiale fino al 1893. Secondo le notizie fornite dallo storico saluzzese Delfino Muletti alla fine del XVIII secolo (D. Muletti, "Descrizione dello stato presente della città di Saluzzo", (ms., s.d., ma fine del XVIII secolo), Saluzzo 1973, pp. 135-136), l'altare era dedicato anticamente a S. Stefano. L'attuale titolo risale al 1523, anno in cui il canonico della Cattedrale Vincenzo Bruni, con testamento rogato il 22 giugno, fondava presso l'altare la cappellania dei SS. Antonio Abate e Lucia. Nel testamento il Bruni nominava suo erede universale un certo Martino Moncucco e a tale famiglia la cappella appartenne fino alla metà del Seicento, quando l'ultima discendente, di nome Lucia, la cedette al barone Federico Novellis di Coarazze e ai suoi eredi. La ricerca condotta nell'Archivio della Curia Vescovile di Saluzzo sui verbali delle Visite Pastorali e nell'Archivio Parrocchiale di S. Agostino sui documenti concernenti la chiesa di S. Bernardo non ha messo in luce alcun dato circa l'erezione dell'altare, avvenuta probabilmente a spese dei Novellis ad un'epoca in cui gli intrinseci caratteri formali dell'opera e i confronti istituibili fanno risalire al XVII secolo. Lo stemma che compare al sommo del fastigio presenta le armi congiunte dei Novellis e delle altre famiglie cui spettò per via d'eredità il patronato dell'altare, i conti Olivero di Roccabrigliera e, per un sesto, i conti Della Chiesa di Benevello (cfr. R. Golè, "Memorie storiche riguardanti la chiesa parrocchiale dei SS. Martino e Bernardo in S. Agostino - Saluzzo", Saluzzo 1903, ms., Casa parrocchiale di S. Agostino). Tali alleanze familiari dovettero tuttavia formarsi piuttosto tardi, dopo l'erezione dell'altare. Nel Manno (cfr. A. Manno, "Il patriziato subalpino", dattiloscritto, dalle schede manoscritte conservate presso la Biblioteca Reale di Torino, vol. 21, I, p. 129) si trova infatti che Paola Maria Maddalena Novellis, morta nel 1804, aveva sposato il conte Diego Olivero di Roccabrigliera; mentre il Conte Domenico Della Chiesa, subentrato ad un altro fratello Novellis, è nominato per la prima volta nelle "Memorie" del parroco Beltramelli, scritte intorno al 1840 (ms. G. Beltramelli, "Memorie riguardanti la chiesa parrocchiale dei SS. Martino e Bernardo in S. Agostino - Saluzzo", Saluzzo 1903, ms., Casa Parrocchiale di S. Agostino a Saluzzo). Lo stemma, eseguito molto rozzamente e senza tener conto dei reali colori delle armi rappresentate, deve essere pertanto una ridipintura ottocentesca, coeva probabilmente alla decorazione della volta. L'impianto dell'altare, fiancheggiato dalle colonne tortili e concluso dal fastigio a timpano spezzato, e la esuberante decorazione plastica, si mostrano fedeli alle tipologie e al repertorio dello stucco seicentesco lombardo-ticinese, ampiamente diffuso nel saluzzese. Tale produzione, di gusto tipicamente barocco, è caratterizzata da un vigoroso plasticismo e da una fantasiosa profusione di ornati a tendenza prevalentemente figurativa. Nella cattedrale di Saluzzo l'altare dedicato ai SS. Cosma e Damiano, che un'iscrizione dice eretto nel 1676, presenta strettissime concordanze stilistiche e iconografiche con l'altare dei SS. Antonio Abate e Lucia, tanto da potersi considerare opere del medesimo artista. Il confronto consente di fissare ragionevolmente intorno al 1676 anche la cronologia dell'altare in oggetto. La differenza più saliente consiste nella policromia, peraltro non originale in ambedue i casi, risalendo negli stucchi in questione a pesanti ridipinture eseguite in occasione della decorazione delle volte della chiesa nel 1850 (cfr. scheda SBAS TO, NCTN 01/00037942) e nell'altare della Cattedrale, arricchita da abbondanti dorature, nel restauro del 1923. La medesima mano si riscontra anche negli stucchi che decorano l'altare della Cappella dell'Immacolata Concezione nella chiesa di S. Bernardo, databile intorno al 1672, ove compaiono gli stessi elementi compositivi presenti nell'altare in questione: i motivi decorativi delle fasce modanate, le colonne tortili, i capitelli, i putti sorridenti (si vedano in particolare le coppie reggistemma), identici anche nei dettagli della fattura, ma affastellati in un contesto ornamentale di esasperata ricchezza. Non si rilevano invece analogi e con gli stucchi della Cappella di S. Antonio da Padova nella stessa Chiesa. Quanto al sacrarium esistente nell'altare, esso è documentato per la prima volta nella Visita Pastorale compiuta da mons. Della Chiesa nel 1643 "sine clausura lignea quam...ordinavit fieri et clave claudi" (Archivio della Curia Vescovile di Saluzzo). La porticina lignea attualmente esistente è decorata da una specchiatura con un motivo mistilineo molto diffuso nella seconda metà del Seicento. Nel corso della Visita Pastorale del 1743 di mons. Porporato, il sacrario risulta "ostiolo clave et serra ferreis debite clausum"; - Continua al campo 'OSSERVAZIONI'
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100037943
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 1985
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0