San Grato

scultura, 1490 - 1510

Il santo, barbuto e in veste di vescovo, si presenta rigidamente frontale, adducendo nella mano sinistra una croce manale e sorreggendo invece nella destra la riproduzione di una testa mozzata, probabilmente alludente al martirio. La scelta dei colori predilige l'alternanza di rosso e di verde. Il retro si presenta liscio, ma reca tracce di colore e della tela preparatoria di base

  • OGGETTO scultura
  • MATERIA E TECNICA legno/ scultura/ pittura
  • MISURE Profondità: 23
    Altezza: 86
    Larghezza: 29
  • AMBITO CULTURALE Bottega Della Valsesia
  • LOCALIZZAZIONE Boccioleto (VC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La scultura di S. Lorenzo è da unirsi a quelle rappresentanti la Madonna con il Bambino e S. Grato, conservate nello stesso locale. Insieme dovevano costituire, in origine, un complesso ligneo da collocarsi su di un altare, anche se non è possibile ricostruire la presenza di una vera e propria "icona" dalla struttura architettonicamente concepita. Sempre alla chiesa dell'Annunziata di Boccioleto due altaroli, provenienti da altri oratori della Parrocchia (S. Quirico a Palancato e S. Andrea a Genestreto), testimoniano una tipologia scultorea diffusa nella zona ed in particolare il persistere, in Val Sermenza, ancora durante il secolo XVI, ma tradotta in forme "latine", della ricchissima tradizione di ascendenza svizzero-tedesca degli altaroli gotici, presenti nell'Alta Valle, e che può citare come significativi esempi quello da S. Giacomo Maggiore a Pian Misura di Alagna, ora alla Pinacoteca di Varallo, e i due ora nella Parrocchiale di Alagna, provenienti dall'Oratorio di S. Antonio Abate alla Resiga di Alagna e dall'Oratorio di S. Giovanni Battista Decollato alla Rusa, integrato, essendo state trafugate le statuette, con una Madonna dall'Oratorio di S. M. Maddalena ai Merletti (G. Testori-S. Stefani Perrone, Artisti del legno. La scultura in Valsesia dal XV al XVIII secolo, Borgosesia, 1985, pp. 287-289, 299) Per ricostruire, invece, in senso più vasto, il clima culturale tardogotico cui partecipa anche la Valsesia, già dal Quattrocento gravitante non solo politicamente, intorno alla Milano viscontea, si consulti in primo luogo V. Bertone, Un codice miniato tardogotico nella Pinacoteca di Varallo Sesia, in AA. VV., Ricerche sulla pittura del Quattrocento in Piemonte, Torino, 1985, in cui si afferma l'esistenza di innegabili omogeinità culturali con l'area lombarda. Per la diffusione del gusto cortese in questo ambito geografico utili riferimenti sono costituiti da G. Romano, Johannes de Campo, in AA. VV., Musei del Piemonte. Opere d'arte restaurate, Torino, 1978, sc. 13, pp. 61-62; Idem, Quattrocento novarese, e P. Venturoli, La pittura novarese nella prima metà del Cinquecento, in AA. VV., Museo Novarese, Novara, 1987, pp. 226-229, 254-260. In specifico sull'evoluzione delle pale d'altare organizzate a più scomparti e sul superamento dei tradizionali schemi architettonici e scultorei tardogotici in area lombarda si vedano gli interventi di M. Olivari, G. Romano e P. Venturoli in AA. VV., Zenale e Leonardo. Tradizione e rinnovamento della pittura lombarda, Milano, 1982, pp. 70 e sgg. Per la definizione delle linee della produzione lignea nei decenni di passaggio tra Quattrocento e Cinquecento in un'area direttamente collegata alla Valsesia si consulti P. Venturoli, Scultura lignea a Orta, in AA. VV., Atti del convegno di Orta, 1987. In specifico invece, passando a confronti stilistici che permettano di proporre un'indicazione cronologica riferibile all'inizio del secolo XVI, la Madonna con il Bambino, il S. Grato e il S. Lorenzo sembrano apparentarsi per affinità formali (predilezione per forme compatte appena scalfite da un panneggio schematico, soda pienezza dei volti, ieratica fissità degli sguardi, ingenuità espressive, prolungata adesione a formule d'arcaismo alpino) ad un gruppo di opere rintracciabili negli oratori limitrofi ed ascrivibili quindi ad un tipo di "parlata" locale, di cui possono essere citati come esempi: la S. Lucia della Parrocchiale di Fervento; il Cristo Crocifisso dall'Oratorio di San Giovanni della Piana, ora nella Parrocchiale di Rossa, il S. Quirico dal già citato altarolo ora all'Annunziata di Boccioleto (G. Testori-S. Stefani Perrone, op. cit.. 1985, figg. 319-318-46). Le tre sculture ora all'Annunziata di Boccioleto tradiscono quindi, per certe asprezze formali e per alcune ingenuità strutturali, l'appartenenza a quella coinè culturale alpina individuabile in una vasta area, comprendente, oltre alla Valsesia, la Val di Susa, il Piemonte occidentale, aree che possono arricchirsi, a seconda delle adiacenze geografiche, di apporti savoiardi, borgognoni, svizzero-tedeschi. Forniscono sicuri modelli di lettura per la Valle di Susa le schede per le sculture di G. Gentile e G. Romano, in Valle di Susa. Arte e Storia dall'XI al XVIII secolo (a cura di G. Romano), Torino, 1977, utili per la definizione dei caratteri comuni di questa "parlata" alpina. Per quanto riguarda in particolare l'opera qui analizzata si aggiunga che, più stringenti si fanno i confronti con la scultura raffigurante S. Quirico nell'altarolo ora alla SS. Annunziata e con la S. Lucia della Parrocchiale di Fervento (G. Testori/ S. Stefani Perrone, op. cit., 1985, pp. 299, 306). (Continua al campo OSSERVAZIONI)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100035829
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1989
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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