archibugio - da caccia, opera isolata di Parreaux Pietro (ultimo quarto sec. XVII)

archibugio da caccia, post 1680 - ante 1680

Funzionamento: tenendo la canna inclinata in basso, l'arma va caricata inserendo polvere e palle nei serbatoi del calcio ed il polverino nell'apposito astuccio della piastra. Ruotando il manubrio in senso orario, il tamburo raccoglierà una palla che depositerà nella camera della canna, una carica di polvere ed una misura di polverino. Contemporaneamente, un nottolino avvitato sul lato destro del tamburo di bronzo agirà sulla batteria (rinchiudendola) e sul cane (armandolo) a mezzo di apposita bielletta. L'arma sarà così pronta al tiro. Canna: è ad anima liscia, a due ordini di figura rotonda con cornici in culatta e allo stacco. Grecone alla bocca, con mirino in sommo. La canna è libera, priva di fusto. Il castello, su cui è montata solidamente la canna, è in ferro. Presenta due code per un rigido fissaggio del calcio. È forato trasversalmente per il passaggio del tamburo e presenta inferiormente un'apertura circolare per l'eventuale scarico della palla. Posteriormente il castello è traforato in due punti per l'alimentazione in continuo di polvere e palle. Il tamburo, troncoconico, in bronzo fuso, con anima in ferro, presenta sulla sinistra un'appendice quadra su cui è montato il manubrio di comando e sulla destra un tratto cilindrico in cui è [continua nel campo Osservazioni]

  • OGGETTO archibugio da caccia
  • MATERIA E TECNICA legno, intaglio
    bronzo/ fusione/ cesellatura
    radica di noce/ intaglio
    acciaio/ fusione
    ferro/ battitura/ traforo
  • ATTRIBUZIONI Parreaux Pietro (notizie 1679-1683)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Armeria Reale
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale
  • INDIRIZZO p.zza Castello, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'arma in esame è semplice e robustissima, senza alcuna concessione artistica. È tecnologia allo stato puro, la massima dell'epoca. Il fucile è presumibilmente il capostipite di tutta la serie di "invenzioni" a retrocarica e a ripetizione che si sono succedute tra la fine del XVII secolo e il primo quarto del XVIII. Pietro Parreaux, morto nel 1683, era operante nel 1679, anno in cui l'Arsenale di Torino gli commissionò il montaggio di 382 moschetti completi per fanteria (ASTO, Sezioni Riunite, Art, 182, Conto del tesoriere Colomba). L'opera è ricordata in: A. Angelucci, Catalogo dell'Armeria Reale di Torino, Torino, 1890, n. M 66; A. Gaibi, Armi da fuoco italiane ecc., Milano, 1962, tav. 138/c; A. Gaibi, Armi da fuoco italiane ecc., Milano, 1968, N. 374; M. Lindsay, One Hundred Great Guns, New York, 1967, P. 171; V. Seyssel d'Aix, Armeria antica e moderna di S. M. Carlo Alberto, Torino, 1840, n. 1411; G. Dondi, M. Cartesegna, Schede critiche in F. Mazzini (a cura di), L'Armeria Reale di Torino, Busto Arsizio, 1981, n. 299
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100034705
  • NUMERO D'INVENTARIO M 66
  • ENTE SCHEDATORE Regione Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1984
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • ISCRIZIONI sul calcio - n. 46 [appartenente ad antico inventario] - numeri arabi - a incisione -
  • STEMMI sulla piastra - professionale - Marchio - Parreaux Pietro - Parreaux a Verrve
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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