Sant'Ignazio vescovo

reliquiario a busto, post 1804 - ante 1804
Moltani (notizie Fine Sec. Xviii-inizio Sec. Xix)
notizie fine sec. XVIII-inizio sec. XIX

Basamento quadrangolare di forma trapezoidale scandito lateralmente da girali di fiori emergenti verso l'esterno; la faccia centrale è decorata da motivi floreali (campanule, margherite, bacche) e girali. Il busto rappresenta una figura barbuta, vestita di un piviale e con in capo la mitra vescovile. Il manto è decorato da rami fioriti e foglie d'acanto, bacche e girali ed è chiuso da un fermaglio con pietra preziosa di colore verde. Sul retro è decorato da rami di olivo che si incrociano e da un motivo a vaso centrale da cui si dipartono altri rami d'ulivo, campanule e girali. La mitra ha una bordura decorata e presenta una fascia verticale con pietre dure di vari colori

  • OGGETTO reliquiario a busto
  • MATERIA E TECNICA pietre artificiali
    LEGNO
    rame/ argentatura/ cesellatura/ sbalzo
  • MISURE Altezza: 123
  • ATTRIBUZIONI Moltani (notizie Fine Sec. Xviii-inizio Sec. Xix)
  • LOCALIZZAZIONE Novara (NO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE I quattro busti contengono rispettivamente le reliquie di San Gaudenzio, Sant'Agabio, san Biagio (un frammento del braccio) e Sant'Ignazio (un frammento del braccio). Le reliquie di San Biagio e Sant'Ignazio sono già segnalate in un inventario del 1617 (Archivio della Cattedrale di Novara, Inventario delle S. reliquie, paramenti et altre suppellettili della sagrestia maggiore della cattedrale di Novara, (22 febbraio 1617) in "Fabbrica della chiesa novarese", VII, A, n. 26) e successivamente in quello del 1653 (Archivio della Cattedrale di Novara, Inventario della sacrestia maggiore della cattedrale di Novara con la distinta descrittione di ttutte le sante reliquie, argenti, sacre suppellettili e tappezzerie fatto dal Reverendo Prete Girolamo Quirini Sacristia presentaneo della suddetta sacristia, (10 marzo 1653) in "Fabbrica della chiesa novarese", n. 125) entro teche d'argento e rame dorato. Nell'inventario del 1764 le stesse vengono citate entro "busti grandi d'argento con teste mitrate pure d'argento" con piedistallo "di legno ai fianchi in argento e davanti coperto di lastra d'argento (Archivio della Cattedrale di Novara, Inventario delle S. reliquie, suppellettili, paramenti e mobili della sacrestia e chiesa cattedrale (1764), in "Fabbrica della chiesa novarese", VII, A, n. 96). Le stesse reliquie con l'aggiunta di quella di San Gaudenzio e Sant'Agabio nell'inventario del 1819 sono segnalate in altri quattro busti - coincidenti con i nostri - "in rame argentato rappresentanti due vescovi in piviale e mitria ornata in pietre dure di diverso colore con gemma verde pr fermaglio del piviale"; si aggiunge anche che i reliquiari sono stati eseguiti dal signor Moltani "cesellatore in rame in Milano", "tutti fatti fare dal vescovo Melano come da epigrafe incisa". I busti in esame non sono da identificarsi con quelli citati dall'inventario del 1764 (peraltro posteriori al 1653 poichè non compaiono nell'inventario a tale data) e con tutta probabilità scomparsi dalla cattedrale in seguito ad un furto avvenuto tra fine XVIII ed inizio XIX secolo. In quest'epoca, alcuni argenti vennero rubati dal duomo, tra cui la statuetta reliquiario della Beata Vergine, sostituita da una eseguita nel 1812. L'epigrafe incisa sul retro - oltre a segnalare la committenza - riporta la data 1804 che è presumibilmente quella di esecuzione. Non abbiamo notizie del cesellatore milanese Moltani, già artefice dei sei candelieri grandi in rame argentato collocati nella sacrestia dello stesso duomo. I motivi decorativi utilizzati indicano un ambito culturale di primo Ottocento. L'uso dei busti reliquiario rientra in una tradizione consueta degli ambienti settentrionali ed in particolar modo lombardi, come indicano i busti seicenteschi del Museo del duomo di Milano. Confermano questa tendenza i busti reliquiari del duomo di Novara, ad iniziare da quello quattrocentesco di San Bernardo e proseguendo con quello di fine Cinquecento della Vergine di Sant'Orsola e quelli seicenteschi di Carlo Borromeo ed altri due in legno dorato. I bustiin esame ricalcano abbastanza da vicino il busto milanese di Carlo Borromeo del Museo del duomo di Milano (inizio XVII secolo) peraltro già copiato dal busto con identico soggetto del duomo novarse (Tesoro e museo del duomo di Milano, Milano 1978, p. 67). Il grande formato dei busti in esame è indicativo di una destinazione degli stessi all'altar maggiore del duomo, in occasione delle funzioni solenni. Quanto alla provenienza delle reliquie, si segnala che il braccio di Sant'ignazio è stato donato dal canonico Geronimo Verace, quello di San Biagio dal canonico Giovanni Battista Ramella. La provenienza delle reliquie degli altri due santi è con tutta probabilità legata alla esecuzione dei busti; in particolare, la reliquia di Sant'Agabio potrebbe essere stata raccolta in occasione della ricognizione delle reliquie dello stesso santo avvenuta sotto l'episcopato Balbis Bertone, nel 1785
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100034617-1
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • ISCRIZIONI Sul retro - MUNIFICENTIA REV.MI ARCHIEPISCOPI EPISC. VICTORII PHILIPPI MELANO A. 1804 - lettere capitali - a incisione - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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