puteale, opera isolata - bottega vercellese (sec. XVII, sec. XIX)

puteale, 1600 - 1699

Il puteale poggia su una piattaforma ottagonale a due gradini. Ha una forma ottagonale ed è costituito da mattoni cotti e malta a vista negli interstizi, in alto è sormontato da una fascia in peitra bianca con modanature in aggetto e protomi angolari. Sulla cornice in pietra si innesta la struttura in ferro che sospende la corrucola. Chiude l'apertura del pozzo una grata in ferro coperta da uno stretto strato di vernice

  • OGGETTO puteale
  • MATERIA E TECNICA ferro/ battitura
    Malta
    mattone
    tufo/ scultura
  • AMBITO CULTURALE Bottega Vercellese
  • LOCALIZZAZIONE Vercelli (VC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE I mattoni sono probabilmente pezzi recuperati durante i lavori effettuati sul complesso abbaziale; della parte lapidea si ignora la provenienza. Il tentativo di ricostruire sulla base di dati documentari le vicende relative a questa vera da pozzo ha dato finora risultati disperanti. Mancano infatti documenti relativi all'oggetto in questione che è peraltro assolutamente ignorato anche dalla storiografia ottocentesca che si sofferma sull'abbazia. Ne tacciono Carlo Emanuele Arborio Mella, Gualino, Pareto (C. E. Arborio Mella, "Cenni istorici sulla chiesa ed abbazia di S. Andrea di Vercelli", Torino 1856; P. Gualino, "Cenni storici sulla Basilica ed Abbazia di S. Andrea Apostolo in Vercelli", Vercelli 1857; R. Pareto, "Memorie originali. Chiesa di S. Andrea in Vercelli", in "Il Giornale dell'Ingegnere, Architetto ed Agronomo", X, 1862). Neppure Pastè e Mella nella loro fondamentale monografia sull'abbazia ne fanno cenno (R. Pastè-F. Mella, "L'abbazia di S. Andrea di Vercelli", Vercelli 1907). Di essa non si sono trovate tracce sui due cataloghi del Museo Lapidario di Bruzza (C. Faccio, "Museo Lapidario Bruzza. Catalogo", Vercelli 1903; G. C. Faccio, "Catalogo del Museo Lapidario Bruzza di Vercelli", Vercelli 1924) che schedano tutto il materiale, lapideo e non, allora esistente all'interno del chiostro abbaziale, a quell'epoca sede del museo, e si soffermano inoltre sul materiale ivi preesistente (è il caso dell'iscrizione parietale, cfr. relatic scheda di catalogo). segnalando del chiostro anche alcuni particolari architettonici, la presenza, ad esempio, di accessi murati ed i monumenti collocati nel cortile. Anche nelle lastre fotografiche del Fondo Masoero (conservato presso il Museo Borgogna di Vercelli) che inquadrano il chiostro quale si presentava tra fine Ottocento e primo Novecento, la vera non appare mai, nè vi fa cenno A.M. Brizio nella sua scheda sull'abbazia vercellese (A. Brizio, "Catalogo delle cose d'arte in Vercelli", Roma 1935). Essa compare per la prima volta in uan foto pubblicata da P. Verzone in (P. Verzone, "L'abbazia di S. Andrea sacrario dell'eroismo vercellese", Vercelli, s.d. ma 1939), illustrante il chiostro a conclusione dei lavori di restauro da lui diretti tra il 1937 e 1939. Deve trattarsi infatti di un oggetto realizzato con materiali di recupero di provenienza ignota, nel corso di quell'intervento che avrebbe dovuto restituire verità storica e dignità estetica al complesso abbaziale (sui criteri seguiti da Verzone in quell'occasione cfr. scheda OA, NCTN 01/00034284). L'operazione da lui tentata allora rasenta il falso archeologico. Egli è ricorso infatti, per la fascia in cotto che sorregge la corona in pietra della vera, a mattoni notevolmente diversi tra loro per colore e stato di conservazione, così da rendere più credibile l'antichità dell'opera. L'aspetto attuale delle protomi angolari, appiattite e modificate dall'erosione dell'acqua, è scarsamente chiarificatore della qualità artistica dell'oggetto. Alcune di esse appaiono oggi poco più che graffite; i dati relativi al modellato sono quasi illeggibili. Molto probabilmente queste teste avevano la funzione, più ornamentale che reale, di reggimensole, rispetto alla cornice sovrastante terminale della vera, in aggetto. I pochi elementi ancora visibili, soprattutto nelle sagome angolari meglio conservate (ad esempio quella a destra, parallela all'asse longitudinale della chiesa) sembrano indicare una resa naturalistica non schematica, quale si coglie non tanto nel modellato frontale, ormai eroso, quanto nel contorno esterno delle figure, nell'espressione corrucciata, si vedano le sopracciglia leggermente aggettanti (si sono persi, purtroppo, altri particolari relativi ai capelli, o al pelo, alle fattezze del naso etc.). E' questa accezione naturalistica, accentuata in senso grottesco, che ricorda l'ampio repertorio di mascheroni frequente soprattutto nelle decorazioni a stucco di tanti palazzi piemontesi tra la fine del XVI e il XVII secolo (A. Griseri, "Metamorfosi del barocco", Torino 1967)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100034283
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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