angelo custode

dipinto,

La tela è caratterizzata da toni cupi e sordi e da vivaci contrasti cromatici che la rischiarano: l'arancio della veste dell'Angelo, il rosso del mantello, il verde scuro della cintura ed il bianco dell'abito dell'anima in forma di bambino. Di esecuzione non troppo raffinata, rappresenta secondo l'iconografia tradizionale l'Angelo che salva un'anima dalle mani del demonio, raffigurato nell'angolo sinistro, in basso. Singolari i raffinati calzari dell'angelo. In alto, al centro della composizione, si affacci atra le nubi la figura di Dio Padre circondato da cherubini

  • OGGETTO dipinto
  • AMBITO CULTURALE Ambito Piemontese
  • LOCALIZZAZIONE Villanova D'asti (AT)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Nel 1668 il vescovo di Asti, Tomati, informa che il devoto prevosto Sebastiano Passerani ha eretto nella chiesa una cappella dedicata all'Angelo Custode con il consenso del vescovo Rotario, suo predecessore (Archivio). Queste notizie sono confermate dal Migliavacca (1697) e dal Todone (1729). La tela era dunque collocata nella cappella di fronte a quella attualmente dedicata a S. Giuseppe, dove si trova oggi, e venne commissionata contemporaneamente all'altare negli anni tra il 1657 ed il 1668, come confermerebbe l'analisi stilistica. L'altare anticamente dedicato all'Angelo Custode è oggi detto dell'Immacolata Concezione, poichè qui nel 1840 venne collocata la statua della Madonna, opera del Clemente, donata dall'allora vescovo di Asti Faà di Bruno (E. Verona, "Villanova d'Asti e i suoi dintorni", Asti 1949) entro una nicchia aperta all'uopo, che lascia intata la cornice in stucco ove trovava posto la nostra icona, ed infatti le misure corrispondono. L'opera, di non egregia fattura, è attribuita dalla Gabrielli dapprima al Moncalvo (Archivio della Soprintendenza ai beni artistici e storici del piemonte), quindi ad ignoto pittore piemontese della metà del XVII secolo (Ibidem). Pare probabile che il committente, un religioso, si sia rivolto per l'esecuzione dell'opere all'area astigiana, ricca negli ultimi decenni del secolo di numerosi pittori. Per i toni cupi e la tecnica non troppo raffinata l'autore pare vicino a Giovan Battista Fariano, che nel 1663 dipinge ad Asti, nel convento di S. Martino, una Deposizione (N. Gabrielli, "Arte e cultura ad Asti attraverso i secoli", Istituto Bancario S. Paolo, Torino 1977) estremamente cupa ed angosciosa, ma anche influenzato dal Cerano e dal Morazzone. Il Dio Padre nella parte superiore della composizione è di sicura derivazione Moncalvesca. Il 16.11.1954 il dipinto è ritirato da N. Gabrielli per il restauro. Nel primo semestre del 1964 l'opera è restaurata dal laboratorio di G. Nicola ad Aramengo. Il 29.8.1968 vede il saldo del parroco al prof. Boasso di S. Mauro torinese per il restauro. il 9.10.1968, in una lettera, il prof. Boasso informa di aver eseguito un'operazione antimuffa a fondo, contro le spore (Archivio parrocchiale, Cartella: Inventari e documenti). Per la parte curata dalla Soprintendenza alle gallerie di Torino si veda la relativa documentazione in archivio
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100033594
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1984
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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