lampada pensile, serie di Borrani Giovanni Battista (secondo quarto sec. XIX)

lampada pensile,

L'oggetto è composto da più pezzi saldati insieme. La pigna, i festoni e le teste di angioletto sono applicate al corpo tramite viti e dadi. I tre bracci si innestano attraverso fori e sono fermati da saldature effettuate all'interno del corpo. L'ancoraggio del fregio è ottenuto con linguette ribattute nella parte interna. Il corpo presenta fondo a coppa con decorazioni a sbalzo a foglie di alloro. La fascia mediana è suddivisa in tre bracci a greche con altrettante parti ornate da motivi vegetali a girali con al centro una incorniciatura di alloro. Una di queste contiene un cartiglio con la sigla DDF. Sotto la fascia si staccno festoni fioriti, appesi alternatamente ai abracci ed a cherubini. Il collo tremina con una decorazione a foglie lanceolate che si ripete per due volte anche nell'appiccagnolo. Le catene di raccordo sono costituite ognuna di sette pezzi, composti da un fiore a otto petali contornato da cornice mistilinea, collegati ad anelli. Il pendaglio appeso alla pigna è in lega metallica argentata con decorazione ad imitazione delle nappe di stoffa

  • OGGETTO lampada pensile
  • MATERIA E TECNICA argento/ doratura/ fusione
    lega metallica/ argentatura
  • ATTRIBUZIONI Borrani Giovanni Battista (notizie 1824-post 1872)
  • LOCALIZZAZIONE Villanova Mondovì (CN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'acquisto delle due lampade è documentaro nell'archivio parrocchiale (Villanova Mondovì, Archivio parrocchiale, Libro degli Ordinati della fabbrica della Chiesa Parochiale di Villanova, vol. 7). Il 22 luglio 1833 si riunisce il COnsiglio di Amministrazione della Parrocchia e della Compagnie per disporre del legato del fu don Domenico Feniglio, che, con testamento del 15 febbraio 1827, aveva lasciato la somma di £. 1200 a favore delle compagnie "per la compra ed acquisto di due lampade d'argento, adoperando poi all'ornamento e maggior lustro di cotesta attuale chiesa parrocchiale della quale mai e per verrun motivo si possano all'avvenire asportare, e che inoltre per detto acquisto si spenda dalle stesse compagnie la somma di £. 1600". Per l'adempimento di tale legato il Consiglio aveva incaricato verbalmente il notaio Lorenzo Antonio Eula, Segretario delle Compagnie, di provvedere all'acquisto delle due lampade, che il medesimo aveva "concertato colli Signori fratelli Borani in Torino come da loro fattura del tenor seguente cioè: due lampade di peso oncie 182.18 d'argento al primo titolo a £. 7, centesimi 25 caduna oncia reportanti £. 1324.93. Fattura a £. 3 caduna oncia, £. 548. Doratura delle ghirlande e ornati di argento dorato, £. 170. Per i due fiocchi (...) a filaggio, £. 14. Due cassette per l'imballaggio, £. 10. Totale £. 2075.93". In seguito alla commissione "i predetti fratelli Borani con loro foglio delli dieci andante, fanno presente al prelodato Sig. Resoriere D. Baracco trovarsi il lavoro delle lampadi...nella guisa ed importo sovra dettagliati, a genuino compimento giusta il disegno consegnatole dal med.o Sig.r No.io Eula, invitandolo a tosto provederle l'incasso della somma suddetta di lire mille duecento, accordando per il resto un breve termine". I punzoni sulle due lampade confermano precisamente questo documento: il toro contornato, distintivo dell'Ufficio del Marchio di Torino, e l'ovale con l'aquila di Savoia coronata, punzone per l'argento di primo titolo a 950 millesimi, sono entrati in vigore con la nuova regolamentazione decimale del 12 luglio 1824; l'impronta della testa di toro con le lettere BB corrisponde al punzone depositato nello stesso anno (1824) dall'argentiere torinese Giovanni Battista Borrani (A. Bargoni, Mastri orafi e argentieri in Piemonte dal XVII al XIX secolo, Torino 1976, p. 67). L'attività di altri membri della famiglia Borrani, in particolare Giuseppe Felice, argentiere già dal 1787, e Pietro (forse un fratello?) documentato dal 1822 è nota attraverso una scheda di P. Gaglia (E. Castelnuovo - M. Rosci, Cultura figurativa e architettonica negli Stati del Re di Sardegna. 1773-1861, catalogo della mostra, Torino 1980, pp. 614-626) e spesso sembra rifarsi ad esempi stilistici di epoca anteriore. Mi pare che anche questo lavoro, marchiato da Giovanni Battista, si attesti su questa linea. Nell'ordinato citato viene accennato rapidamente al disegno consegnato dal Notaio Eula ai fratelli Borrani; non ne è rimasta traccia documentaria, ma si può ipotizzare che i contratti tra i committenti e gli argentieri abbiano seguito un percorso analogo a quelli intercorsi per l'acquiato del turibolo e gli altri oggetti commessi all'argentiere genovese Canepa nel 1841 (si veda la scheda di Soprintendenza relativa): l'argentiere invia un disegno con più soluzioni, o più disegni, ed il committente definisce l'ordinazione restituendo il disegno prescleto. Si può inoltre supporre che per un impegno di spesa non indifferente come questo, ci si rivolgesse ovviamente ad argentieri tra i più noti. E i Borrani facevano parte di una famiglia di argentieri di primo piano a Torino e nei primi decenni dell'Ottocento: oltre all'ampia produzione per la corte sabauda (E. Castelnuovo - M. Rosci, Cultura figurativa e architettonica negli Stati del Re di Sardegna. 1773-1861, catalogo della mostra, Torino 1980, pp. 614-626), risulta documentata l'appartenenza dei suoi membri alla commissione esaminatrice dei mastri aspiranti argentieri (ASTo, Sezioni riunite, Consolato di Commercio, Argentieri Vol. 3, Rubrica Giojelli, Orefici ed Argentieri). Da parte dell'Amministrazione Parrocchiale di S. Caterina questa è la spesa più alta sostenuta nell'ambito di un vasto programma di rinnovo dell'arredo tra gli anni Trenta e Quaranta dell'Ottocento, di cui resta ampia documentazione nell'Archivio Parrocchiale. I libri dei conti qui conservati fanno ancora riferimento alle lampade nel 1860, per un pagamento all'orefice Picchiottini "per aver argentate due lampade" (Villanova Mondovì, Archivio parrocchiale,Conti del Sig.r Tesoriere delle Compagnie dal 1815 al 1862, vol. 28) e nel 1876: a questa data, per far fronte ad un passivo di "oltre lire cinquecento" e per affrontare le "ristorazioni della chiesa parrocchiale", il Consiglio di Amministrazione della Parrocchia "considerando che il raggio e le due lampade d'argento esistenti sono come capitale senza frutto e d'altronde [Continua in OSSERVAZIONI]
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100031095
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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