resurrezione di Lazzaro e San Nicola da Bari

dipinto,

Gesù, in piedi e col capo circondato da un'aureola raggiata, si tiene colla mano sinistra il manto al petto e solleva l'altro bracciio facendo segno a Lazzaro di alzarsi. Questo è seduto di fronte a lui, a sinistra, sul sepolcro, col capo e i fianchi coperti con il lenzuolo, ha un braccio appoggiato al ginocchio ed ha il volto e lo sguardo rivolto verso Gesù. In primo piano, a destra, presso il coperchio del sepolcro che giace per terra, è inginocchiata una figura femminile dai lunghi capelli biondi, identificabile in Maria, sorella di Lazzaro, che guarda il fratello con gesti di stupore. Nell'angolo sinistro è rappresenmtata un'altra figura, vista di spalle, col capo coperto da un turbante. Dietro Lazzaro, a sinistra, è San Nicolò, con la mitra, il piviale, il pastorale e le tre palle d'oro in mano. Accanto al santo si intravede un uomo che si sta coprendo il naso con un drappo, mentre, dalla parte opposta, dietro Cristo, sono posti altri quattro personaggi che assistono al miracoloso avvenimento. Fa da sfondo alla scena una quinta di alberi

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Castello Castellino (attribuito)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Montessoro Bernardo
  • LOCALIZZAZIONE Gavi (AL)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto è stato pubblicato da Manzitti che lo ascrive a Bernardo Montessoro (G. MERIANA, C. MANZITTI, Le valli del Lemma, dello Stura e dell'Orba, Genova 1975, p. 75). L'attribuzione a tale artista, fortemente influenzato da Moncalvo che, nel 1607, esegue la Madonna del Rosario della Parrocchiale di Serravalle (G. MERIANA, C. MANZITTI, Alta Valle Scrivia, Genova 1973. p. 70, fig. 90, p. 75), della Madonna fra San Gottardo e San Rocco dell'Oratorio dei Bianchi di Gavi (C. DESIMONI, Annali storici della città di Gavi, Alessandria 1896, p. 217; G. GALBIATI, Le tre Confraternite di Gavi Ligure, Genova 1949, ed. consultata Ovada 1979, pp. 85-86; G. MERIANA, C. MANZITTI, Le valli del Lemma, dello Stura e dell'Orba, Genova 1975, p. 80) e del S. Agostino, ora nella chiesa di S. Sebastiano a Silvano d'Orba, firmato e datato 1618 (G. ROMANO (a cura di), Musei del Piemonte. Opere d'arte restaurate, catalogo della mostra, Torino 1978, p. 144), non è condivisibile: lo stesso Manzitti, riscontrava nel dipinto di Gavi "riferimenti alla produzione di Giovanni Mauro della Rovere ed a quella del Paggi" inesistenti nella produzione di Montessoro. Richiama Paggi lo sfumato di alcuni volti dello sfondo, mentre i visi allungati e barbuti, i gesti delle mani sottolineati, la figura di spalle in primo piano e l'assieparsi delle figure risentono di "tanta pittura toscana provinciale e ritardataria": sono gli elementi che già Castelnovi ha notatao nel Martirio di S. Andrea, conservato presso l'Albergo dei Poveri di Genova, firmato da Castellino Castello e datato 1607 (G. V. CASTELNOVI, La pittura nella prima metà del Seicento dall'Ansaldo a Orazio de Ferrari, in La pittura a Genova e in Liguria dal Seicento al primo Novecento, Genova 1971, pp. 67-68; E. PARMA ARMANI (a curad i), Albergo dei Poveri, Genova 1978, p. 28, fig. 26). Altre caratteristiche comuni, come la luce radente, i tratti talvolta rigidi e lo stessom odo di dipingere le fronde, permettono di attribuire il quadro di Gavi al pittore, in anni immediatamente precedenti al 1607. Se la Resurrezine di Lazzaro getta nuova luce sulla giovinezza del pittore, permette anche di escludere il già ipotizzato alunnato presso il parente Bernardo Castello (V. BELLONI, Pittura genovese del Seicento, Genova 1974, pp. 55-56) anteriore al rapporto con Paggi. Il progressivo distacco dalle formule tardo-manieristiche e l'accostamentoa Paggi è ripercorribile attraverso le due opere citate (su Castello: R. SOPRANI, G. RATTI, Vite di pittori, scultori e architetti genovesi, Genova 1768, Vol. I, pp. 174-177; U. THIEME, F. BECKER, Allgemeines Lexikon der Bildenden Kunstler von der Antike bis Zurgegenwart, Lipsia, ad vocem; R. BOSSAGLIA, Castello Castellino, in Dizinario Biografico degli Italiani, Roma 1978, vol. XXI, pp. 787-788; G. V. CASTELNOVI, La pittura nella prima metà del Seicento dall'Ansaldo a Orazio de Ferrari, in La pittura a Genova e in Liguria dal Seicento al primo Novecento, Genova 1971, pp. 67-68, 148-149; V. BELLONI, Pittura genovese del Seicento, Genova 1974, pp. 55-58). Il quadro era, prima dei rifacimenti degli anni Sessanta del Novecento che hanno comportato lo smembramento di quasi tutti igli altari, collocata nella seconda campata laterale destra. Un altare dedicato a S. Nicolò è già citato in quel sito nel 1393, quando Nicolò Marenco di Imardo vi istituì una cappellania (C. DESIMONI, Annali storici della città di Gavi, Alessandria 1896, p. 87), e nella visita pastorale del 1582 (C. DESIMONI, Documenti ed estratti di documenti per la storia di Gavi, Alessandria 1896, pp. 177-178). Molto probabilmente l'altare fu rinnovato in seguito al testamento di Giovanni Battista Corte del 22 aprile 1692, notaio Gerolamo Sardo, che ordinava una nuova cappella nella Parrocchiale (Gavi, Archivio Parrocchiale, Cappell.nia Corte, testamento del 22 aprile 1629). Il 29 dicembre dello stesso anno i Consoli di S. Giacomo, compatroni dell'altare di S. Nicolò, deliberano infatti a favore di Giovan Paolo Corte, figlio dio Giovan Battista, e di Lazzaro Corte, affinchè possano innalzare nella Cappella una "imago grandis S. Nicolai" (cfr. la lapide ora affissa sotto il portico destro della chiesa, ma proveniente presso l'altare C. DESIMONI, Annali storici della città di Gavi, Alessandria 1896, appendice al 1629; Gavi, Archivio Parrocchiale, Cappell.nia Corte, deliberazione del 29 dicembre 1629). L'ancona risulta già collocata in un codicillo del 1640 (ID., codicillo del 3 agosto 1640). Il juspatronato della comunità e della Confraternita è ancora esistente nel 1650 (Genova, Archivio Vescovile, Visita Pastorale del 1650, fol. 195v). IUl dipinto è menzionato nell'inventario della Parrocchiale, redatto nel 1906 (Gavi, archivio Parrocchiale, Inventario della Chiesa Parrocchiale di S. Giacomo Maggiore in Gavi anno 1906)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100027614
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

ALTRE OPERE DELLO STESSO AUTORE - Castello Castellino (attribuito)

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'