San Sebastiano

dipinto, 1450 - 1499

Il dipinto raffigura la parte superiore del volto di un santo, con lisci capelli biondi che scendono simmetricamente sui due lati, aureola incisa e dorata e la coda di una freccia sul lato destro. La figura è inserita in una finta nicchia con semicalotta a conchiglia di colore bruno. Sulla sibnistra si vede un frammento di pilastrino e un motivo ricurvo che riprende quello della cornice superiore della nicchia

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco/ doratura
    olivina/ incisione
  • AMBITO CULTURALE Ambito Alessandrino
  • LOCALIZZAZIONE Gavi (AL)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'affresco è stato riportato in luce durante i recenti restauri degli anni'60. Il santo, di cui è conservato l'attributo della freccia, è probabilmente da identificaarsi in S. Sebastiano. Il frammento doveva originariamente far parte di un finto polittico dipinto, del quale avrebbe costituito l'estremo scomparto sinistro: l'architettura sembra, infatti, terminare al di là del pilastrino dipinto, dove comunque la presenza di un pilastro della chiesa a poca distanza evrebbe impedito di continuare la raffigurazione; inoltre il santo è rivolto verso destra, dove doveva collocarsi la figura centrale. Il legame del dipinto, per quanto frammentario, con la cultura locola è attestato dal confronto con il trittico affrescato sulla parete destra della Parrocchiale di Pontecurone, recentemente attribuito da C. Spantigati a Manfredino de Basilio in anni prossimi al 1474 (C. SPANTIGATI, La scoperta ottocentesca di Basilio e qualche proposta di rinnovata lettura, in "L'Abbazia di Rivalta Scrivia e la scuola pittorica tortonese nei secoli XV e XVI", Quaderni della Biblioteca Civica", n. 3, Tortona 1981, pp. 62, 67, tav. 23: è infatti simile l'impostazione a conchigflia terminante a ricciolo e accostabile alla S. Apollonia è il modo di separare nettamente le due bande di capelli; ancora a Manfredino riconduce la forte sottolineatura delle sopracciglia. Troppo frammentario è il dipinto di Gavi per consentire accostamenti che vadano oltre un semplice richiamo stilistico, ma comunque l'affresco presenta una solidità prospettica che suggerisce una datazione posteriore a Pontecurone: l'affresco potrebbe essere collocato intorno al 1478, quando la presenza a Gavi di Manfredino è attestata dal polittico firmato e datato, già all'altare maggiore della Parrocchiale e ora conservato presso la Galleria dell'Accademia Ligustica e presso la Galleria di Palazzo Bianco di Genova. delle Deliberazioni della Fabbriceria..., 13/ 4/ 1883). I pilastri interni sono stati scrostati durante i lavori di restauro negli anni'60. La copertura interna della chiesa, ancora in legno nel 1600 (C. DESIMONI, Annali storici della città di Gavi, Alessandria 1896, p. 194), fu trasformata con volte fra la fine del XVII e l'inizio del XVIII secolo, quando le navate laterali furono anche leggermente rialzate per permettere l'apertura di finestroni (V. MORASSO, La chiesa medioevale di Gavi, Milano 1955, p. 17)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100027573
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1981
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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