Madonna con Gesù Bambino San Giovanni Battista bambino, Sant'Elisabetta, San Alberto e Santa Caterina d'Alessandria

pala d'altare 1600 - 1699

In alto, seduta sulle nubi, la Madonna che, con la veste rosa e il manto blu, tiene in grembo il Bambino, adagiato su di un panno bianco, che si volge verso S. Elisabetta, la quale, con veste giallo cupo e avvolta in un manto grigio, abbraccia con un gesto affettuoso S. Giovannino accosciato e rappresentato con gIi atributi iconografici tradizionali. In alto la colomba dello Spirito Santo e attorno al gruppo tre cherubini e rose bianche. In basso, a destra, S. Caterina d'Alessandria, rapita in contemplazione, riconoscibile dai suoi attributi iconografici; a sinistra S. Alberto inginocchiato a mani giunte, con il saio da certosino e i gigli. Sullo sfondo un paesaggio collinoso con costruzioni, il cielo è livido con nubi grigie. Predominano i colori scuri e freddi

  • OGGETTO pala d'altare
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Caccia Orsola Maddalena (maniera)
  • LOCALIZZAZIONE Livorno Ferraris (VC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'altare di S. Alberto non compare nella visita pastorale di Mons. Scipine Pascale del 1619 (Casale, Archivio della Curia Vescovile, Visita Pastorale di Mons. Scipine Pascale, Volume unico, Atti-decreti, I fascicolo) ed è citato per la prima volta nella visita pastorale di Lelio Ardizzone del 1680: "è ornato d'icona assai bella ornata con candelieri quattro e croce d'ottone ed è del sig. Gio. Pietro Perruca. Il fu sig. Alberto Garrone ha fatto un legato d'una messa alla settimana cioè nel sabato obbligando i suoi eredi" (Casale, Archivio della Curia Vescovile, Visita Pastorale di L. Ardizzone, 1680, Volume I, Atti-decreti, I fascicolo, fol. 150r). La visita pastorale di Pietro Secondo Radicati, del 1723, registra "l'Altare di S. Alberto del sig. Avocato Perucca con icona bella ornata con cornice dorata, croce e due candeglieri d'ottone, altri quattro di legno, contraltare di seta rigato, tavolette, pietra sagra, tavolato e bradella buoni. Vi sono quattro messe d'obbligo caduna settimana che si adempiscono spettando tal obligo a detto sig. Avocato, Si fanno due Anniversarij d'un de'quali ne ha obbligo il Sig. Canonico Giuseppe Maria Perucca e dall'altro il Sig. Avocato Ludovico Perucca per legato di loro padre e per l'adempimento di tal obligo resta assegnato un tasso sopra la città di Lauriano" (Casale, Archivio della Curia Vescovile, Visita pastorale di P. S. Radicati,1723, V. II L. M. O. P., fol. 35r). La visita di Girolamo Caravadossi, del 1730, specifica che all'altare "trovasi l'incona con le Sagre Imagini di Maria Vergine col Bambino, sant'Alberto e Santa Caterina Vergine e Martire. Il juspatronato di quest'altare spetta al sig. Avocato Perucca" (Casale, Archivio della Curia Vescovile, Visita pastorale di C. Caravadossi,1730, V. III Inventari L. M. O. P., fol. 177). Nell'Inventario degli Altari e delle Suppellettili della Confraternita elencato nella visita pastorale di I. della Chiesa, del 1752, è ricordato l'altare di S. Alberto "con quadro e incona di bosco d'intaglio dorata, spettante al Sig. Conte Gio Alberto Perucca della Rocchetta" (Casale, Archivio della Curia Vescovile, Inventario degli Altari e delle Suppellettili della Confraternita, in Visita pastorale di I. della Chiesa, 1752, V. II Risposte F-O, fol. 350r). La famiglia Perucca della Rocchetta, da Livorno Vercellese, è citata dal Manno che elenca, nella quarta generazione, Giampietro Perucca (1625-1723), avvocato, intendente e genero di Alberto Garrone. I figli Giuseppe Maria e Ludovico, morrti l'uno nel 1737 e l'altro nel 1726, furono rispettivamente caninico e fondatore dell'opera pia di Loreto a Livorno, e avvocato. Il figlio di Ludovico, Gian Alberto, ricevette il titolo di Conte essendo infeudato nel 1733 di Rocchetta di Dolceacqua (A. MANNO, Il Patriziato Subalpino, Vol. X, pp. 339-340). Il dipinto, come quello di Tobia e l'Angelo nella stessa chiesa, è riconducibile all'ambito della figlia del Moncalvo, Orsola Maddalena Caccia. Questa, monaca al convento delle Orsoline di Bianzè e poi a Moncalvo, attiva per buona parte del Secento, realizzò molte pale d'altare (A. BAUDI DI VESME, L'arte figurativa in Piemonte dal XVI al XVIII secolo, Schede, Torino 1961, Vol. I, p. 229), cioè per la stessa diocesi a cui apparteneva Livorno dal 1474 al 1803 (R. ORSENIGO, Vercelli sacra, Como 1909, p. 20-21). La pittrice riprende in modo diligente i temi paterni dissanguandone la maniera e preferendo tono più freddi e azzurrini (G. ROMANO, Orsola Caccia, in Dizinario Biografico degli Italiani, V. 15, Roma 1972, pp. 762-763) che compaiono nei due dipinti in questione. Trovimo elementi comuni a questo dipinto in alcune opere di Orsola nella chiesa di S. Francesco a Moncalvo: in particolare Il martirio di S. Orsola presenta cangiantismi nella veste simili a quelli di S. Caterina; panneggio piuttosto rigido, toni freddi, cuopi, clima sentimentale, paesaggio convenzinale e tipici angioletti nella "Natività di S. Giovanni Battista" e nel "S. Antonio martire". Inoltre nel dipinto appaiono fra le nubi ed in mano agli angioletti le rose che la pittrice scelse spesso come simbolo
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100026591
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1981
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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