dipinto, complesso decorativo - ambito lombardo (primo quarto sec. XVII)
Il fregio che corre lungo la parete della Sala Consigliare presenta, su ciascun lato, quattro medaglioni ottagonali con scene mitologche. I medaglioni, incorniciati da ghirlande d'alloro e inseriti entro finte architetture di tipo classico, sono sorretti da coppie di nudi bronzei maschili e femminili poggianti su basamento. Ai loro piedi armi, lance, trombe, trofei bellici. Coppie di putti reggono un lungo drappo azzurro al di sopra dei medaglioni, che in basso sono sorretti da altre coppie di puttini recanti cornucopie di frutti identificabili. pere, mele, zucche. Nella zona inferiore del fregio corre una fascia a mensole e coppette con girali e foglie d'acanto. Le scene mitologiche sono dipinte a tinte piuttosto chiare: azzurro, verde, rosa, grigio, bianco, marrone chiaro, con toni più scuri; mentre i puttini e i nudi, monocromi, sono dipinti a sanguigna, le architetture sono più chiare, i frutti più vivaci
- OGGETTO dipinto
-
MISURE
Altezza: 150
Larghezza: 1100
- AMBITO CULTURALE Ambito Lombardo
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Mazzetti
- INDIRIZZO piazza Municipio, 16, Saluggia (VC)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il tipo di decorazione a fregi scompartiti con scene mitologiche, putti nudi, ghirlande, lo ritroviamo ad un livello più alto nei più fastosi complessi decorativi eseguiti nel corso del secolo nei palazzi torinesi e in altre residenze nobiliari fuori della capitale. L'esempio geograficamente più vicino è costituito dai fregi dei castelli di Verrone e di Masserano, nel biellese. A Masserano, alcuni affreschi ricordano l'opera del Morazzone e dei Recchi lombardi, mentre la maggior parte è dovuta a Pier Francesco Gianoli, valsesiano di cultura lombarda che li eseguì tra il 1665 e il 1660: soggetti mitologici contornati in ovali contornati da putti e ghirlande con fogliame, in stucco (C. De Biaggi, "I dipinti di Pier Francesco Gianoli al Palazzo Ferrero-Fieschi di Masserano", in "Biella", Gennaio 1963). In Torino troviamo riscontri nei fregi del Valentino, di Palazzo Reale, di Venaria. A Palazzo Reale, nel soffitto della Sala dei Paggi (A.M. Brizio, "L'opera dei Recchi in Piemonte", in "Arte Lombarda", 1956) i medaglioni contornati da giralie ghirlande in stucco presentano putti con cartigli che giocano, opera dei Recchi, inizio della seconda metà del Seicento; altri putti con cartigli, allacciati, sono nel fregio della stanza dei gigli al Castello del Valentino, opera di Isidoro Bianchi (A.M. Brizio, "Il Castello del Valentino. La pittura", Torino 1949); puttini molto vivaci occupano le scene della Sala di Caccia al Valentino, ancora dei Recchi, esegiote anch'esse verso gli anni Sessanta (Brizio, 1949), sono contornati da cariatidi, ghirlande, amorini, eseguiti da stuccatori lombardi e luganesi; questi elementi a Saluggia sono tradotti ad affresco. Altri riscontri li troviamo a Ciriè, Palazzo Doria, camera da letto del Duca (A. Cavallari Murat, "Lungo la Stura di Lanzo", Torino 1972): cicli di affreschi incorniciati da stucchi, con scenette mitologiche, amorini che giocano, eseguiti verso il 1675 da artisti di Intelvi; ad Agliè nella volta del salone, sciamano puttini affrescati dai Recchi verso il 1665 (A.M. Brizio, 1956). Ancora a Grosso Canavese, a Palazzo Armano, operano stuccatori e pittori della valle d'Intelvi, forse i Bianchi e i Recchi stessi, verso la metà del secolo, giganti e cariatidi a sanguigna e putti separano gli scomparti con scene mitologiche, la muscolatura è robusta, secondo la moda anatomica vasariana,(A. Cavallari Murat, 1972), simile a quella che troviamo a Saluggia, dove sembra operi un pittore con dati ancora manieristi, che allunga le figure, forse vicino alla giovinezza dei Recchi, documentati in Piemonte nel 1659 (A.M. Brizio, 1956). Così come per i complessi decorativi maggiori, probabilmente operò anche qui un cantiere: bisogna infatti tenere conto dell'abitudine alla collaborazione tra diverse maestranze e quindi il ripetersi di schemi che dai modelli di corte si trasformano in modelli decentrati, per il legame che esisteva tra la nobiltà di corte e la nobiltà minore: questa cercava di darsi lustro servendosi di artisti vicini a quelli che operavano per le residenze reali. Inoltre i Mazzetti (che avevano fatto costruire il castello nel 1525 e in seguito dovevano aver commeso gli affreschi, cfr. G. Della Mula, "Saluggia nella storia", Saluggia 1966) erano legati ai Savoia per incarichi militari e riconferme di investiture; infatti, nel 1633, Francesco Mazzetti, consigliere di Stato e Viador Generale delle Milizie di Guerra, è riconfermato conte da Vittorio Amedeo I (Della Mula, 1966). Presso l'Archivio Comunale di Saluggia esistono due fotografie a colori eseguite nel 1976, relative al complesso decorativo in esame
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
-
CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100022010-0
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 1979
-
DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0