La pala si compone di una porzione rettangolare centrale, sviluppata nel senso dell'altezza, nella quale è rappresentato s. Nicola da Tolentino. La tela centrale è profilata da cornice dorata a listello con ornato a filetti. Intorno ad essa si dispongono 18 riquadri più piccoli con fatti della vita di S. Nicola da Tolentino. L'insieme è contenuto entro una cornice di profilo e luce rettangolare. Tipologia a cassetta; battuta liscia. Fascie interna ed esterna sottili, modinate e dorate. Ampia fascia centrale con decori intagliati applicati: quattro rosoni stilizzati in corrispondenza degli angoli e un motivo a girali vegetali affrontate e che si intrecciano le une nelle altre, parimenti dorato, in corrispondenza del punto mediano di ciascun lato
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Alberini Giorgio Detto Giorgio Da Casale (attribuito)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Casa di riposo Giovanni XXIII
- INDIRIZZO Via Giuseppe Cottolengo, 1, Chieri (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto presenta un particolare interesse, sia per la disposizione delle storie che per l'iconografia delle stesse, simili ad ex-voto. L'opera rivela la mano di un pittore vicino a Guglielmo Caccia detto il Moncalvo, forse il suo collaboratore Giorgio Alberini. Sia il riquadro centrlae che i diciotto laterali mostra una narrazione del racconto piana e semplice, tipica delle opere del primo periodo dell'Alberini. Confronti possono essere rintracciati con il ciclo di lunette affrescate nel chiostro di S. Croce a Casale (ora staccate e depositate presso il Museo Civico della Città), attribuite da Vittoria Moccagatta all'Alberini (cfr. V. Moccagatta, Giorgio Alberini, in "Bollettino della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti", Torino, 1962-1963, p. 47), con "I Miracoli di S. Nicola da Tolentino, riferite, tuttavia, al Moncalvo stesso da Andreina Griseri (cfr. A. Griseri, Un poeta della Controriforma in Piemonte, in "Paragone Arte", n. 173, 1964) e da Giovanni Romano (cfr. G. Romano, Casalesi del Cinquecento, Torino, 1970, p. 97). Lo studioso le ha datate intorno al 1607, confrontandole con una "Madonna e sanri" di Giorgio Alberini, presso la parrocchiale di Grana Monferrato, stilisticamente prossima, anche se di qualità inferiore, e datata al 1608. Come nelle lunette del Moncalvo, anche in quuesto dipinto le figure sono realizzate con molta semplicità, ed il miracolo, illustrato ai fini di edificazione religiosa del fedele, è trasposto nei termini di una vicenda quotidinana. I particolari dei volti, specie quello del santo, riecheggiano particolarmente i modi del primo Alberini. La datazione della pala, in assenza di ulteriori dati, potrebbe non discostarsi molto dal 1607, per il rapporto con le lunette di Casale, nell'impaginazione delle scene e nei particolari, che confermano ancora una volta la forte influenza di Moncalvo sull'Alberini. Antonio Bosio, descrivendo l'antica chiesa di S. Agostino di Chieri scriveva: "In un'altra cappella vi era il quadro di S. Nicolò da Tolentino con dipinti vari fatti di detto Santo: quest'altare era della famiglia Vacheri", cfr. A. Bosio, Memorie storico-religiose e di Belle Arti del Duomo e delle altre chiese di Chieri, Torino, 1878, p. 180. Potrebbe trattarsi del dipinto in esame, forse pervenuto all'Ospizio di Chieri in seguito alla distruzione della chiesa durante l'occupazione francese del Piemonte ed alla trasformazione del convento in palazzo di proprietà del nobile cavaliere Marco Gonella. L'opera è stata esposta alla mostra sulla pittura del Seicento tenutasi a Chieri nel 1999; in occasione di tale evento sono state effettuate ulteriori ricerche archivistiche e iconografiche sul dipinto. Per quanto attiene alle prime è stato possibile appurare solamente che la cappella nella quale si trovava l'opera venne acquisita dal notaio Bernardino Vacheri, con strumento rogato Carlo Molineri, il 25 maggio 1600, personaggio che ricorre spesso anche nei documenti della confraternita del SS. Nome di Gesù nell'oratorio di S. Bernardino, in qualità di consigliere e sottorettore, dal 1604 al 1639, e che potrebbe forse essere il committente dell'opera. Dal punto di vista iconografico è stato notato come la figura di S. Nicola da Tolentino sia rappresentata nell'atto di schiacciare con i piedi le passioni terrene, simboleggiate dal globo, e venga incoronata con le tre corone che rappresentano la vittoria sulle tre concupiscenze nominate da s. Giovanni nella sua prima lettera (2,16), ovvero della carne, degli occhi e della superbia di vita. Inoltre, la cintura poggiata sul braccio della Vergine, allude alla tradizione della consegna della stessa a s. Monica, madre di S. Agostino, fondatore dell'ordine. La storie miracolose del santo, infine, sono tratte dalle xilografie illustranti il volume di Giacomo Alberici (Milano, 1603) relative alla vita del santo. L'opera sulla base dell'analisi stilistica, è stata riferita. per il pannello centrale, allo stesso Guglielmo Caccia e per le storiette laterali, rappresentate secondo un modulo riscontrato in altre opere del pittore, da un suo collaboratore, forse il chierese Francesco Fea (documentato dal 1596, già morto nel 1642, ipotizzando una datazione tra il 1605 e il 1607 circa, cfr. A. Marchesin, scheda n. 2, in A. Cottino (a cura di), Aspetti della pittura del Seicento a Chieri. Scoperte e restauri, catalogo della mostra (Chieri, Palazzo Opesso-chiesa di S. Guglielmo, 11 settembre-24 ottobre 1999), Beinasco, 1999, pp. 95-98
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100017832-0
- ENTE SCHEDATORE Regione Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 1979
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0