L’edificio di cortina, nel suo sviluppo planimetrico e volumetrico, ripercorre un tema caro all’architetto Sanfelice: la scenografia della scala aperta caratterizzante la successione assiale strada-androne-cortile-scala aperta-giardino. Il Sanfelice è intervenuto su un edificio preesistente come testimonia la lapide sul portale d’accesso, segnando, con il fondale scenografico delle scale ardite strutture, il suo palazzo in cui lascia intravedere “una natura incantatrice che lo spirito immagina ma che risulta fisicamente irraggiungibile. La scala a rampe rettilinee simmetriche, originariamente a tre livelli di cinque arcate sovrapposte, si apre nel cortile e nel giardino retrostante con tre tipi diversi di aperture, che si ripetono similmente ad ogni piano: il fornice centrale a tutto sesto, le finestre simmetriche a collo d’oca (corrispondenti alle due rampe), i fornici terminali a tutto sesto di ampiezza minore di quello centrale. La scansione è sottolineata solo da semplici cornici-lesene, mentre una cornice marcapiano segue l’alternarsi dei pianerottoli e delle rampe. La stessa scansione si ripete nelle aperture dei pilastri intermedi e nel prospetto sul giardino. L’interno si arricchisce di stucchi posti sull’architrave delle porte di caposcala, dei giochi cromatici bicolore delle membrature, delle volte a crociera rampanti. In asse con il fornice centrale della scala è, sul lato opposto, l’androne che si apre all’interno del cortile con un portale con arco a tutto sesto sormontato in chiave da un cartiglio. I tre prospetti del cortile quadrangolare su quattro livelli sottolineati da marcapiani, hanno semplici cornici. Un quinto livello di sovrelevazione ha manomesso l’architettura della scala, aggiungendo un livello a conclusione architravata su pilastri in cemento armato. L’edificio ha accesso da parte del percorso cinquecentesco, di penetrazione ed espansione del borgo dei Vergini, che da Porta San Gennaro conduce all’ospedale San Gennaro dei Poveri