Laguna di Santa Gilla (giacimento subacqueo manufatti dispersi)

Cagliari, ca VII sec. a.C - ca II sec. a.C

Il sito, ubicato all’interno della laguna di Santa Gilla che costituisce il limite occidentale della città, è noto a partire dalla seconda metà dell’Ottocento in seguito a rinvenimenti occasionali di materiali archeologici relativi a anfore ed ex voto. Nell’estate del 1892 iniziarono i primi scavi condotti dall’allora Regio Commissariato ai Musei e agli Scavi sotto la direzione di Filippo Vivanet. Sotto uno spesso strato di fango, dopo la rimozione dell’acqua, vennero recuperati 224 manufatti in coroplastica (protomi umane e animali, maschere, mani, votivi anatomici) oltre a un numero imprecisato di ceramiche d’uso a cui si aggiungevano una serie di anfore commerciali contenenti ossa di bovini e ovicaprini che presentavano chiari segni di macellazione. Le analisi condotte sulle argille dei manufatti ne rivelarono una provenienza locale (dintorni della laguna), elemento che fece ipotizzare al Vivanet la presenza nell’area di officine locali specializzate, preposte al commercio dei prodotti sia via terra che via mare. I resti ossei animali contenuti all’interno delle anfore vennero interpretati come i residui dei pasti del “personale addetto all’officina” o, con minore probabilità, attestazione di rituali connessi a un vicino edificio di culto. Relativamente alla cronologia del materiale si propose un’attribuzione ad ambito fenicio punico per quanto riguarda in generale i materiali ceramici e anforici mentre la coroplastica venne riferita a produzioni greche o romane. Ulteriori scavi vennero condotti nel 1987 in seguito a lavori di risanamento della laguna in un’area più a nord rispetto a quella anteriormente indagata. In questa occasione vennero recuperate oltre alle tipologie di materiale già individuato nel precedente secolo, datato tra il V e il II secolo a.C., anche anfore di VII-VI secolo a.C. che testimoniavano una frequentazione della laguna anche in età fenicia. Le indagini consentirono inoltre di individuare una vasta area di dispersione di materiale frammentario. L’ultima indagine di scavo all’interno del bacino lagunare risale al 1991. Questa ha riguardato tre settori prospicienti l’abitato di Elmas nella parte settentrionale della laguna divisi in campi di m 50x5. I materiali recuperati si riferiscono prevalentemente a anfore commerciali sia integre che frammentarie, della tipologia Bartoloni D4, D6, D7, cronologicamente riferibili al V-IV secolo a.C. Diverse anfore hanno restituito resti di bovini e ovicaprini macellati, in due casi associati a pinoli e noccioli di oliva. Alcuni contenitori anforici recano impresso il bollo di fabbrica rappresentato da disco solare, crescente lunare, simbolo di Tanit, rosetta e palmetta; in più casi gli orli si presentano allargati da fratture intenzionali. Nonostante l’omogeneità cronologica e culturale dei materiali recuperati nel corso delle ricerche, a causa della scarsità delle indagini e dei dati raccolti, non è stato ancora possibile comprendere esattamente la frequentazione di alcune aree della laguna per ricostruire l’evoluzione del sito

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