San Giuliano di Puglia/Parco Grosso (sito pluristratificato)

San Giuliano di Puglia, ca neolitico - ca tado romano

Il comprensorio di Montecalvo è caratterizzato dalla presenza di numerose aree di materiale archeologico disperso sul terreno, materiale che si colloca in un arco di tempo molto ampio, dal neolitico all’età medievale. L’area interessata da indagini archeologiche si colloca a circa 10 km a E dell’abitato moderno di San Giuliano di Puglia e a circa 1 km in linea d’aria dal Tratturo Celano-Foggia, ed è geograficamente collocata nella tavoletta CTR 1:5000 n. 305091 a una quota di ca. 400 m s.l.m. In particolare, la Soprintendenza Archeologia del Molise ha esplorato diversi saggi in località Parco Grosso, nel comprensorio di Montecalvo. I saggi I, II e III, situati a breve distanza tra loro, hanno permesso di mettere in evidenza diverse strutture cronologicamente coeve e pertinenti a uno stesso insediamento, di epoca sannitico-romana. Sono stati rinvenuti, nel saggio II, resti di una fornace, di cui resta il piano circolare in concotto, e setti murari composti da blocchi di pietra sbozzati sulla facciavista. A est del forno, distribuito lungo la superficie orientale del saggio, si rinviene un crollo di tegole, molte delle quali visibilmente ipercotte o esposte a fonte di calore. Nel lato S dello scavo, inoltre, si mette in luce una sistemazione di lastre di pietra squadrate e giustapposte su di uno strato compatto di terra marrone. Si conservano solo alcune pietre, dal momento lo scasso effettuato dagli aratri moderni, nel tempo, le ha dissotterrate e portate in superficie. Tuttavia, sembra verosimile ipotizzare si trattasse di un piano di calpestio, sia dall’aspetto liscio delle stesse che dal livello in quota con il concotto. Alla luce delle tracce emerse si ipotizza la presenza di un’area destinata alla produzione artigianale, in stretta relazione con gli ambienti dei saggi I e III, orientati nel medesimo modo. Nel saggio I, le strutture appaiono costituite da un solo filare di pietre lisciate in cresta, che delineano un vano, al cui interno è stata messa in luce una pavimentazione in ciottoli e pietre calcaree di piccole dimensioni. All’interno del vano e in atri punti della struttura, si individuano crolli di tegole, coppi e laterizi che probabilmente erano pertinenti alla copertura dell’edificio. L’assenza di livelli di disfacimento strutturale, relativi alle murature in alzato, starebbe ad indicare il probabile impiego di costruzioni lignee utilizzate nella realizzazione degli alzati che probabilmente non raggiungevano la copertura. Queste strutture lignee delimitavano piccoli spazi utilizzati per il ricovero degli animali, data l’esiguità della superficie occupata dai vani e dalla scarsa frequenza di materiale ad uso domestico. Presumibilmente, si tratta di una porzione di un insediamento più esteso, che comprenderebbe un settore produttivo, con la fornace Infine, nel saggio III, si documentano tracce di relative a due muri, entrambi orientati NE/SW, con uno spessore di circa 65 cm e conservati per una lunghezza di circa 2 m, e entrambi, senza dubbio, intercettati da interventi successivi. A est del saggio si mette in luce traccia di uno strato di tegole probabilmente pertinenti al crollo di un tetto. Nei saggi VI e VII, inoltre, sono stati rinvenuti altri elementi strutturali che danno conferma della presenza di un insediamento articolato e complesso, costituito da ambienti con utilizzi diversi. Si rinvengono, rispettivamente, un allineamento di pietre sbozzate che costituisce resto di un setto murario,e una sistemazione di tegole, costipate tra loro all’interno di una fossa. Quest'ultima, pure se di dubbia interpretazione (tomba, crollo di un tetto o area di drenaggio), tuttavia, conferma l’occupazione del territorio in epoca antica. A poca distanza dall'insediamento sannitico-romano, si individuano tracce archeologiche di epoca successiva, che confermano la vocazione insediativa della località Montecalvo/Parco Grosso. Infatti, all’interno dei saggi IV e V si rinviengono livelli archeologici ascrivibili, in base ai frammenti ceramici recuperati, all'età tardo antica. Nel saggio IV, al di sotto dello strato seminativo moderno, si documenta uno strato di terreno estremamente compatto misto a spezzoncini di terracotta e frammenti di tegole e laterizi. Tale unità copre un consistente strato di carbone e concotto, localizzato nella fascia centro settentrionale del saggio; nell’angolo N/E del saggio si è rimessa in luce un angolo formato da due spezzoni di muratura di pietra e calce che potrebbe essere interpretata come un piccolo ambiente di forma rettangolare o, vista la gran quantità di carbone e concotto, come una fornace. A poca distanza da esso, nel saggio V, si è intercettato un setto murario, anch’esso probabilmente riferibile al medesimo arco cronologico: tardo antico-alto medioevo, data l’attestazione di ceramica dipinta tarda, a bande, che si rinviene in dispersione anche nella vicina particella 229. All’interno del saggio si rinviene al di sotto del terreno seminativo moderno un setto murario orientato E/W costituito da blocchi calcarei di medie e grandi dimensioni giustapposte in opera a secco. L’unità è visibile per un tratto di 70 cm e prosegue oltre il limiti orientale e occidentale del saggio. La struttura è ubicata nelle vicinanze del saggio IV all’interno della quale sono state intercettate diverse emergenze tutte inquadrabili nel medesimo arco cronologico, ascrivibile al periodo tardo antico ed alto medievale; difatti i materiali ceramici rinvenuti in quest’area sono pertinenti a ceramica dipinta a bande.L’area, che ha dimensioni di 30x30 metri circa, occupa la sommità di una collinetta a 311 m s.l.m. caratterizzata in superficie da una vasta area di frammenti fittili ascrivibili all’epoca neolitica. Si recuperano, infatti, numerosi frammenti di ceramica d’impasto con decorazioni impresse, ceramica figulina dipinta di rosso, lame e schegge di selce ritoccate, tutti materiali tipici delle culture adriatiche del medio e tardo neolitico. I materiali rinvenuti rimandano alla vita agricola e pastorale, infatti si tratta di grandi contenitori da derrata, oggetti per la lavorazione dei prodotti caseari, come frammenti di colini in terracotta, strumenti in selce e oggetti per la lavorazione della lana, fusaiole. Con tutta probabilità, ci troviamo di fronte ai resti di un insediamento capannicolo, le cui dimensioni oggi sono difficili da individuare, a causa dei successivi utilizzi dell'area sia in età antica, sannitico-romana che moderna. Infatti sulla particella insiste un rudere di una rimessa dei primi del '900 e a pochi metri di distanza i rinvenimenti archeologici dall'età arcaica a quella tardo antica

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