insediamento (villa)

San Massimo, età romana metà/ fine

Il complesso di strutture indagato è compreso entro un' area di dimensioni pari a 90 x 7 m, sigillato da ca. 2 m di terreno di origine alluvionale, privo di materiale antropico. Lo scavo ha permesso di rilevare la presenza di due edifici. Nel settore orientale dell'area si colloca la struttura costituita da un solo piccolo edificio a pianta rettangolare, di 5,50 x 3,30 m con un alzato di ca. 2 m. A quasi 45 m in direzione ovest da quest'ultima si rinviene un'ulteriore struttura abitativa, di cui sono stati messi in luce due macro ambienti a pianta rettangolare longitudinalmente connessi e orientati est-ovest, i cui limiti proseguono oltre l'area indagata in senso nord sud (tav. II, fig. 6). Il complesso denominato "struttura orientale", risulta essere la prima evidenza rinvenuta durante la fase di sorveglianza allo scavo della trincea per la posa del tubo del metanodotto; è posto a circa 63 m dalla strada comunale Limata. Si tratta di una struttura muraria chiusa su tre lati e aperta sul lato nord, con una superficie di mq 18, orientata N-S e conservata per una lunghezza complessiva di circa 5 m. Le unità murarie sono di diversa tecnica edilizia, appartenenti a differenti fasi della vita dell'edificio: opera quadrata (grossi blocchi a forma di parallelepipedi, sbozzati e talvolta lisciati ,di dimensioni oscillanti tra i 54 e i 62 cm di lunghezza), e opera incerta (ciottoli legati da una malta di calce molto compatta). Il piccolo saggio effettuato all'interno ha permesso di evidenziare almeno tre fasi relative ai vari rifacimenti delle murature. E' attestata la riduzione dello spazio interno e l'innalzamento dei livelli di calpestio tramite colmature in ciottoli e terra (US 179), intervallati da sottili strati di sedimenti alluvionali (US 180). La scarsa quantità di ceramica rinvenuta non ha permesso di attribuire una cronologia puntuale alle fasi di vita di questi ambienti, di cui si possono riconoscere tuttavia cambi di destinazioni d'uso, restauri, integrazioni o altri interventi antropici. Il termine post quem è dato da una moneta, rinvenuta negli ultimi livelli di frequentazione della struttura, associabile alla famiglia di Costantino e datata alla prima metà del IV secolo d.C. L'indagine effettuata nel 2013 confermerebbe sul lato esterno orientale un riuso tardo dell'edificio, attestato dalla presenza di tombe addossate alla risega di fondazione. L'area di indagine archeologica ad ovest ospita un edificio di notevoli dimensioni, nel quale sono stati indagati quasi interamente due ambienti (01 e 02) contigui, e messi in luce parzialmente altri due vani (03-04). Gli ambienti 01, 02 presentano muri di lunghezza pari a ca. 23 m, orientati est-ovest, che insieme agli ambienti 03 e 04 racchiudono una superficie complessiva di ca. mq 250. L'ambiente 01, largo 5 m che racchiude una superficie totale di mq 124, presenta gli ingressi posti sui lati lunghi nel tratto centrale; l'ambiente 02, largo ca. 4 m, è stato identificato come portico-cortile (aperto nella parte centrale) e circoscrive uno spazio di ca. mq 126 con accesso, nell' ultima fase, sul tratto est. L'ingresso di collegamento tra gli ambienti 01 e 02 è posto nella porzione centrale del muro divisorio. Dell'ambiente 01 è stato indagato buona parte del settore orientale e una piccola fascia, con saggi di approfondimento, nel settore occidentale. I risultati dell’indagine, anche se limitata, consentono di ricostruire una articolata sequenza stratigrafica del complesso abitativo occidentale, di seguito sintetizzata per periodi, fasi e attività. Periodo 1: impianto del sito (fine II - inizi I secolo a.C.). Alla prima fase (periodo 1) corrispondono le attività UUSSMM195, 197, 200, 201 202 e USR 196, localizzate nel settore centrale dell'ambiente 02. Qui viene costruita una piccola vasca di ca. mq 4,8 rivestita da pavimento in cocciopesto, affiancata da un vano, non del tutto indagato nel suo perimetro, localizzato a nord. Associati ad essi sono i livelli antropici di abbandono, che hanno restituito materiale a vernice nera e alcuni frammenti di sigillata italica, relativa al primo periodo imperiale. Periodo 2: impianto del sito e costruzione del complesso costituito dagli ambienti 01, 02, 03, 04 (fine I secolo a. C. - I secolo d. C.). Alla II fase corrispondono le unità 102, 103, 104 =10, 106 = 116, 107, 108 , 114, 115, 132, 159, 176, 181, 184, 187, 193, 194, 198, 199, 204 (tav. IV). Obliterati i livelli di prima fase, si procede alla costruzione di una struttura rustica a carattere abitativo, orientata est ovest. Si realizzano le strutture che definiscono i muri perimetrali degli ambienti 01, 02, 03 e 04, posti in senso Nord Ovest - Sud -Est: sono costruiti in opera incerta con blocchetti calcarei posti su filari abbastanza regolari e malta grigio-bianca molto consistente, privi di rivestimento. In questa fase gli ambienti 01 e 02, portati in luce interamente, circoscrivono una superficie complessiva di mq 242. L'ambiente 01 racchiude un' area di mq 123, di forma rettangolare; l'ambiente 02 racchiude uno spazio aperto nel tratto centrale, mentre su quello orientale e occidentale si collocano le unità murarie degli ambienti 03 e in III fase 04. Nella struttura muraria posta a dividere gli ambienti 01 e 02 è ubicato, nel tratto centrale, l'ingresso di 1,70 m. In corrispondenza di quest'ultimo è localizzato l'accesso meridionale dell'ambiente 01, posto nel tratto centrale, che conserva gli stipiti in blocchi parallelepipedi in pietra calcarea sbozzati, disposti per testa. All'interno dell'ambiente 02, quello maggiormente esplorato, viene costruito un basamento di colonna in laterizi (USM 132) e malta, di colore giallastro, che va a definire, insieme alle unità murarie UUSSMM 103, 106, 104 e 107, uno spazio semiaperto, riferibile probabilmente ad un portico/cortile. Associate a questo periodo sono le ceramiche fini da mensa, in terra sigillata italica, come alcuni esemplari di inizi I-II secolo d.C. e alcuni frammenti di vetro di età augustea, rinvenuti all'interno delle unità antropiche di abbandono (fine fase II- inizi fase III). Periodo 3 (II-IV secolo d.C.): 3 a, ristrutturazione delle unità murarie che circoscrivono gli ambienti 01, 02, 03; costruzione unità murarie che delimitano a sud e ad est l'ambiente 04. Alla III fase corrispondono le unità murarie e i livelli antropici, con successivo cambiamento di destinazione d'uso, degli ambienti con le attività UUSS 123, 141, 149, 156, 160, 167, 169, 170, 171, 174, 185, 188, 192, 195. Il settore indagato dell'ambiente 01 viene ridimensionato (116 mq): sono innalzati i livelli di calpestio, e, al muro che delimita a sud l'ambiente 01, viene addossata una struttura muraria che conserva la soglia d'ingresso del muro di II fase: gli stipiti dell'apertura sono costituiti da blocchi sbozzati in pietra calcarea e in arenaria disposti di testa. Nell'ambiente 02 viene innalzato il piano di calpestio (costituito da un battuto). In particolare il settore orientale dello stesso è interessato da profonde ristrutturazioni. Viene tagliato il tratto murario ad est per la costruzione della canaletta, realizzata con materiali di reimpiego, a cui è riferibile la vaschetta posta nella porzione centro settentrionale all'interno dell'ambiente. Allo stato attuale delle indagini, a tale fase potrebbero far riferimento le strutture murarie poste a delimitare il tratto meridionale e orientale dell'ambiente 04, sul lato nord ovest dell'ambiente 02. Esse sono costruite in opera incerta con pietrame legato da malta dura, biancastra, che differisce notevolmente da quella impiegata per la realizzazione delle unità murarie degli ambienti 01, 02 e 03. Nel settore centrale dell'ambiente 02 si rinviene il crollo di tegole e coppi posti sullo strato di carbone, relativo al livello di cesura, seppur ridotta, tra la III e la IV fase. La quarta fase (periodo 3) è caratterizzata dal rifacimento dei muri alla stessa all'altezza e da un ulteriore innalzamento dei piani di calpestio, con la riduzione degli spazi e degli ambienti; attestate, sono, inoltre, le buche di palo all'interno e sulle strutture che vengono dotate di focolari, di piani di lavorazione e piani da cucina. A tale fase corrisponde il ridimensionamento macroscopico dell'ambiente 01 e un cambiamento di destinazione d'uso del settore centrale e nord occidentale dell'ambiente 02. Corrispondono le attività UUSS 131, 134, 135, 136, 137, 145, 161, 162, 168, 172, 173, 191. L'ambiente 01 viene diviso in due vani da un muro di ciottoli: l'ambiente 01a, che racchiude una superficie di mq 51 e il vano 01 b, parzialmente indagato, di mq 62. L'unità muraria divisoria va ad obliterare l'ingresso posto nel tratto centrale della struttura muraria meridionale. Nell'ambiente 02 viene innalzato ex novo il piano di calpestio: si procede alla costruzione di un forno, addossato al muro perimetrale ovest e all'angolo sud ovest esterno dell'ambiente 04. Nella porzione centrale dell'ambiente 02 è stato realizzato un muro in ciottoli e blocchi calcarei. Le fasi di frequentazione sono documentabili su base cronologica attraverso la presenza di diverse tipologie di materiali: terra sigillata africana di II - III secolo d.C., un sesterzio di Gordiano III (238-244 d.C.), e, per le ultime fasi, diverse monete di Costantino I e Costantino II (inizio della seconda metà del IV secolo d.C.). All'ultima fase (fase 5) per l'ambiente a pianta rettangolare posto a sud (ambiente 01) l'abbandono definitivo è per ora attestato da una tomba, che taglia il muro divisorio del vano, oltre che da focolari e da alcune buche di palo che dovevano formare, insieme alla parti in muratura ancora visibili, ricoveri provvisori

  • OGGETTO insediamento villa
  • MISURE Circonferenza fianchi: 700 mq
  • AMBITO CULTURALE Tardo Imperiale Romano- Tardo Antico
  • LOCALIZZAZIONE San Massimo (CB) - Molise , ITALIA
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Per la fase sannitica e romana è presumibile che i centri ricadenti nella piana di Bojano abbiano conosciuto tra IV e I secolo a.C. un popolamento analogo a quello individuato nelle aree più interne del settore medio-adriatico: insediamento sparso contraddistinto da piccoli agglomerati, con la presenza di santuari e di fortificazioni in opera poligonale su alture. In questo periodo il centro rilevante per il territorio circostante, in quanto capitale dei Sanniti Pentri, ebbe il nome di "Bovianum". Secondo la tradizione letteraria greca e latina l'origine di Bojano si deve ad un gruppo di giovani Sanniti, che vennero guidati nella stagione primaverile (il cosiddetto Ver Sacrum) da un animale totemico, il "bue", in un luogo ricco e fertile: dall'animale deriverebbe il nome e lo stemma della città di Bovianum, che ritroviamo sulla monetazione italica durante la guerra Sociale. Per il periodo successivo - III secolo a.C. - lo studio del sistema del popolamento si definisce attraverso la cultura materiale. Infatti dai ritrovamenti è attestata un’accentuata distribuzione dell’insediamento agricolo con conseguente diffusione di villaggi, luoghi di culto e fattorie . Durante questo periodo si avverte un popolamento maggiore della piana, ne è testimone il sistema di vici /pagi destinato allo sfruttamento agricolo di quello, che in epoca romana diverrà il territorio del municipium di Bovianum (89 a.C. ). La progressiva romanizzazione dell’area ha accelerato il processo di urbanizzazione del centro e favorito lo sviluppo di un’economia agricola capace di produrre un surplus destinato al commercio e l’ascesa delle aristocrazie locali, che, a metà del I secolo a.C., possedevano grandi appezzamenti di terreno. Numerosi insediamenti di dimensioni ridotte e/o fattorie si disponevano in maniera capillare sul territorio. La frequentazione di questo territorio ha avuto riscontri storici e archeologici durante la romanizzazione: dopo le vicissitudini legate alla guerra Sociale del 91-88 a.C., che interessarono in particolare le popolazioni sannitiche, i territori del Sannio, che prima godevano, presumibilmente, di autonomia amministrativa e politica, furono riorganizzati secondo una formula capace di rispettare appieno gli interessi dello stato romano sui territori italici. Si procedette nell’opera di “ricostruzione” utilizzando il ben collaudato sistema municipale, allo scopo di ottenere un nuovo assetto territoriale e amministrativo. Nell’ordinamento amministrativo in epoca romana sappiamo che parte di questo territorio apparteneva all’antico municipio romano di Bovianum, e quindi alla tribù Voltinia dei Sanniti Pentri, ubicati nell'alta valle del Tammaro. I confini di questa unità oro-idrografica partono, in direzione sud-ovest, dalla montagna detta di Civita, racchiudendo i territori di San Polo Matese, San Massimo, Campochiaro, Guardiaregia, fino a raggiungere il territorio di Campobasso, Colle d’Anchise, Baranello, posto ad est. Il territorio di Bovianum confinava a sud con Saepinum, ad est con il municipio di Fagifulae; tuttavia allo stato attuale dei dati archeologici rimane il problema della designazione del confine sud-est (il confine tra il municipio romano di Bovianum e quello di Saepinum). Al periodo tardo antico risalgono attestazioni, con evidenti reimpieghi delle strutture romane localizzate all'interno degli antichi municipi e sui livelli tardi delle ville poste al di fuori del centro urbano, nel territorio rurale. I limiti dei distretti municipali romani furono adottati grossomodo anche per definire le competenze territoriali delle prime diocesi, nella fase tardo antica e medievale
  • TIPOLOGIA SCHEDA Siti archeologici
  • INTERPRETAZIONE La superficie scavata (che comprende uno spazio complessivo di oltre mq 700); le caratteristiche degli elementi strutturali e archeologici rinvenuti negli interventi del 2013 e del 2014, farebbero ipotizzare la presenza di un grande complesso edilizio a carattere rurale (villa), connesso al sistema insediativo del territorio e con la viabilità di epoca romana. Dall'analisi delle attività e dai dati forniti dai materiali archeologici rinvenuti, si deduce che il complesso dovette essere utilizzato dalla fine del II -inizi I secolo a. C. al IV secolo d.C., con almeno VII fasi, in cui sono comprese sia le attività edilizie che quelle di parziale abbandono / defunzionalizzazione, durante le quali l'impianto planimetrico originario e la funzione degli spazi sono stati profondamente modificati. Lo scavo ha permesso di rilevare la presenza di due edifici che sembrerebbero, allo stato attuale delle indagini, tra loro isolati strutturalmente. Si può ipotizzare che la massima evoluzione planimetrica della villa sia da datare alla piena età imperiale (II - metà III secolo d. C.). A questa fase edilizia succede un utilizzo meno strutturato: i vani diminuiscono, ma nascono nuovi ambienti con nuovi focolari che sigillano i livelli sottostanti di prima e seconda fase. Si tratta comunque ancora di un completo riutilizzo della struttura, che verrà invece in seguito definitivamente abbandonata, in VII fase. All'ultima fase (fase 5) è associata una tomba che taglia il muro divisorio dell'ambiente 1 e ben poche attività di vissuto quotidiano, documentabile attraverso la presenza di materiali archeologici quali monete e ceramica da mensa che rientrano in un range cronologico che va dalla fine del III secolo d.C. alla fine dell'ultimo quarto del IV secolo d.C. L’ultima frequentazione è testimoniata nel settore occidentale del complesso da alcune buche di palo che dovevano formare, insieme alle parti in muratura ancora visibili, ricoveri di fortuna, dimostrando un uso sporadico del sito. A livello macroscopico la destinazione d'uso degli ambienti della struttura occidentale nelle diverse fasi ed attività presenta uniformità per le caratteristiche funzionali legate ad attività settoriali lavorative e domestiche, pur avendo modificato nelle diverse fasi cronologiche l'ubicazione e la localizzazione di tali specifici settori. Il sito di San Massimo documenta perfettamente un riuso abitativo dello spazio; la presenza di una sepoltura è legata molto probabilmente ad un uso marginale, o nelle immediate vicinanze di uno degli ambienti della struttura occidentale. Di particolare interesse sono le evidenze antropiche del periodo imperiale, che tuttavia risultano essere di quantità inferiore rispetto ai materiali tardo imperiali e tardo antichi. Proprio in questo periodo, infatti, in molti settori di impianti rurali quali ville, luoghi di sosta (mansio/statio), si producono importanti trasformazioni, tanto nell'organizzazione planimetrica come nella funzione più specifica degli spazi, pur conservando caratteristiche rurali. In questo caso specifico vengono rasati e poi innalzati i livelli di calpestio o rasati i livelli di frequentazione imperiali per l'inserimento di nuovi piani d'uso in battuto, apprestamenti di tipo idraulico, buche di palo, muri di compartimentazione o sepolture
  • SPECIFICHE DI REPERIMENTO L'indagine archeologica è stata effettuata in seguito ad un primo intervento nel 2013 per la messa in opera del metanodotto, nella sola fascia corrispondente all'asse scavo, e aveva portato alla luce una struttura di 23 m di lunghezza, orientata Est Ovest, a cui si addossavano in senso trasversale altri setti murari; un edificio di forma rettangolare orientato Nord Est- Sud Ovest. L'indagine condotta nel 2014 ha interessato il settore centrale e settentrionale della fascia di esproprio disposta dalla committenza per la costruzione dell'infrastruttura
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1400085480
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia del Molise
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia del Molise
  • DATA DI COMPILAZIONE 2015
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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