Tra il 1840 e 1842, a Pontericcioli si effettuarono scavi per interessamento del canonico Morolli, nei terreni presenti nelle immediate vicinanze del muro di sostruzione in "pietra grigna" di età protoaugustea. Il luogo in cui fu iniziato lo scavo si trovava "in prossimità alla Villa di Ponte Riccioli, o Luceoli in quel Territorio alla Direzione di Scheggia, e sotto la strada corriera, ma in una distanza bastante a non far punto temere, che scavandosi possa la medesima soffrirne". Le attività di scavo restituirono un «grandioso edificio romano e numerosi oggetti antichi». Dalla relazione inviata dal Morolli, in parte pubblicata da Bianchi (1973), al presidente dell’Accademia di Archeologia a Roma (di cui una copia era in possesso dell’agrimensore Giuseppe Bufalini di Cantiano), si evince che si rinvennero oltre ad numero significativo di aggetti antichi (anfore, lucerne, vasi libatori, figuline di creta, monete, morsi di cavalli, arnesi di ferro e una meridiana in travertino), un cippo di pietra bianca recante un'iscrizione (I.O.M.S./PRO SALUTE CN.../ ACONI CRESCENT../ARA POSUIT/BAEBIDIA POTESTAS) e numerosi resti murari. Morolli parla infatti di almeno 15 vani indagati, fra i quali si individuò un quartiere termale con pavimenti a mosaico, preceduto da apoditerio, e di un ambiente con larario