Castello di Celasco (insediamento castello)

Levanto, ca XIII - ca XV

Il castello di Celasco è identificabile con il sito posto sulla sommità del Monte Bardellone, nel comune di Levanto, poco a nord del breve spiazzo di “Campodonia”, localmente denominato “Isolasco”. Il centro fortificato, sede del ramo dei Lagneto e Celasco, è attestato diffusamente nella documentazione genovese del XII secolo, in quanto situato in un’area nevralgica per il controllo dell’entroterra della Liguria orientale, anche in relazione all’importante direttrice viaria – menzionata nel Medioevo come via de Pontremolo – rappresentata dal percorso di crinale Bardellone-Cassana-Zignago, asse di collegamento con Piacenza e Parma. All’inizio del XIII secolo i signori di Lagneto e Celasco giurano fedeltà a Genova in cambio del diritto di tenere liberamente castella et terras suas e ottenendo la protezione della Repubblica di fronte alle minacce dell’espansionismo Malaspiniano. Nell’anno 1242, tuttavia, gli uomini di Celasco si ribellano a Genova, che nel 1247 riprende possesso del fortilizio dietro pagamento di una somma di denaro. Alla metà dello stesso secolo il passaggio del castello alla Repubblica pare ormai definitivo, come testimonia un atto del 1250 che riferisce di un’ispezione compiuta presso i castelli di Celasco e di Lagneto da parte di un funzionario genovese. La definitiva affermazione del potere genovese su tale area, oltre a sancire il passaggio del castrum di Zolasco alla Repubblica, comporta notevoli trasformazioni nella giurisdizione territoriale: nel 1353, con l’annessione delle podesterie di Montale e di Celasco a quella di Levanto, si impone una compiuta unità amministrativa al territorio e si mette fine al particolarismo dei secoli precedenti. Le indagini archeologiche presso Monte Bardellone hanno preso avvio nel 1995, con ricognizioni di superficie che hanno permesso di identificare consistenti resti murari, attribuibili in via preliminare al XIII-XIV secolo, sulla sommità dell’altura e sul versante meridionale, permettendo di riconoscere un fortilizio sommitale, munito di torre, e plausibili edifici a uso abitativo. I successivi approfondimenti stratigrafici, condotti anche in estensione, hanno interessato l’area sommitale e il pendio meridionale, permettendo di acquisire i dati necessari per delineare le fasi costruttive, l’organizzazione planimetrica e i periodi di occupazione del sito. Le indagini presso il basamento della torre hanno evidenziato due distinte fasi costruttive: la più antica è rappresentata da un torrione a base circolare, con diametro di 5 m, successivamente inglobato in un basamento più potente con planimetria a ferro di cavallo, connotato da una tecnica costruttiva che ha previsto il parziale recupero di bozzette calcaree provenienti dalla precedente struttura abbattuta. Lungo il margine nord-occidentale del pianoro sommitale è stato inoltre individuato un tratto del circuito difensivo, conservato in lunghezza per 20 m circa e per pochi corsi in elevato, confermando la presenza di un’opera di fortificazione che circondava tutto il perimetro dell’altura e la cui tecnica muraria consente di ritenerla coeva alla seconda fase della torre. Un sondaggio praticato poco a nord della torre sommitale, ma a una quota inferiore di oltre 6 m, ha rivelato la presenza di una “casa terranea”, scavata nel fianco della collina, con murature in elementi di arenaria e calcare legati con argilla, defunzionalizzata dalla costruzione del muro di cinta, con andamento parallelo alle curve di livello. Il materiale restituito da uno strato d’uso in fase con l’edificio e costituito da frammenti di pentolame privo di rivestimento grezzo, di testelli e di vetro, consente di fissare al XIII secolo la cronologia dell’ultima frequentazione della casa terranea. Sempre sul versante nord, a una quota inferiore di circa 14 m rispetto alla torre sommitale e a una distanza di circa 20 m da quest’ultima, sono state condotte ulteriori indagini, in corrispondenza di un muro affiorante in bozzette calcaree: la sequenza stratigrafica ha evidenziato, al di sotto di un’alternanza di strati di crollo e depositi colluviali, la presenza di un edificio di estese dimensioni con muri legati da malta di calce e piano pavimentale costituito da uno strato di argilla steso sul taglio della roccia e protetto da lastrine di pietra scistosa. Ad una frequentazione coeva all’uso della struttura è inoltre riferibile un deposito organico, nero, individuato alla profondità di circa 2 m dal piano di campagna. Nel complesso, i dati archeologici raccolti, sebbene lacunosi a causa di evidenti fenomeni post-deposizionali di colluvio, permettono di riconoscere due principali fasi di frequentazione. Alla prima corrisponde un insediamento arroccato, costituito da un modesto tessuto di case disposte sul versante meridionale del rilievo e protette da una torre sommitale a pianta circolare. Tra le strutture individuate è possibile riconoscere anche un plausibile edificio di culto, identificabile con l’impianto di estese dimensioni posto in luce alla quota di -14 m rispetto alla torre sommitale. Tale fase, inquadrabile nell’ambito del XIII secolo sulla base dei materiali rinvenuti e dell’analisi delle tecniche murarie, richiama un insediamento d’altura di matrice signorile e induce a ritenere il sito un castrum dei domini di Celasco. Nella fase successiva si assiste alla ricostruzione della torre e alla realizzazione di un circuito difensivo posto a cingere la sommità dell’altura, con conseguente defunzionalizzazione o abbandono degli edifici localizzati sul versante meridionale. L’insediamento viene pertanto a configurarsi come un fortilizio con funzione prettamente militare, inquadrabile cronologicamente tra il XIV e il XV secolo sulla base della sequenza stratigrafica e della tecnica costruttiva della seconda torre. La definizione del nuovo impianto è agevolmente riconducibile all’intervento della Repubblica di Genova, che acquistò il castrum di Celasco attorno alla metà del XIII secolo. L’uso del nuovo fortilizio tuttavia non sembra protrarsi a lungo nel tempo, in quanto nelle raccolte di superficie e negli strati di colluvio non si è rinvenuto alcun reperto posteriore al XV secolo, in accordo con quanto emerge dalle fonti scritte, che non riportano più alcuna menzione del castello di Celasco dopo il 1436

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