Insediamento protostorico di Monte delle Forche (insediamento)

Levanto, PERIODIZZAZIONI/ Protostoria/ Eta' del Bronzo/ Età del Bronzo tarda o finale

A corollario delle indagini di archeologia di superficie promosse dall'Istituto di Storia della Cultura Materiale di Genova negli anni 1996-1999 sono stati condotti interventi mirati sulle propaggini nord-occidentali del Monte delle Forche. In tale area sono stati individuati due siti occupati in epoca protostorica e distanti tra loro 400 m circa: il primo, identificato come MDF 1, è stato parzialmente indagato con un intervento di scavo, sebbene tardivo rispetto alla manomissione dei depositi determinata dalla costruzione di strutture recenti, mentre il secondo, denominato MDF 2, è stato riconosciuto a seguito di nuove ricerche di superficie, che hanno altresì permesso di stabilire la giacitura secondaria dei depositi. L’insediamento MDF 1 è posto a qualche centinaia di metri dall'antica linea di costa, alla quota di circa 117 m s.l.m.; il sito MDF 2, situato sul versante nord-orientale, si trova alla quota di 130 m s.l.m. Entrambi gli insediamenti non sono lontani dalla sommità del monte e dal crinale principale a circa 200 m s.l.m. Il sito MDF 1 si colloca a margine della proprietà di Casa al Pino, dove lavori di sistemazione di una strada sterrata, condotti nel 1995 al fine di realizzare una piscina e un giardino privato, avevano messo in luce una concentrazione di frammenti ceramici, lasciando supporre la presenza di una stratificazione sepolta. Le indagini condotte nel 1996 hanno consentito di delimitare l’estensione dell’insediamento, riferibile a un’area di 15x20 m circa posta in corrispondenza di un avvallamento naturale, dove il ripido versante settentrionale del Monte delle Forche si riduce a un sottile crinale tendenzialmente pianeggiante. I depositi protostorici, coperti da un suolo sottile ricco di humus in corrispondenza della zone maggiormente erose, sono risultati costituiti da sedimento a matrice argillosa. Su tale depositi colluviali sono emerse evidenti tracce di attività antropiche, quali tagli e riempimenti di lacune e buche per palo. Tali evidenze sono riferibili a un edificio in materiale deperibile, di cui, tuttavia, non è stato possibile ampliare l’indagine per giungere a una completa definizione planimetrica e funzionale, a causa della contigua presenza di una recinzione confinaria. Nel complesso, tuttavia, i dati acquisiti permettono di identificare una capanna parzialmente interrata, con buchi per pali e in cui si ebbero più interventi delle sistemazioni delle pareti, riferibile alla prima occupazione dell’area, in corrispondenza di un avvallamento naturale, forse solo parzialmente adattato, fra uno sperone roccioso e un deposito di sedimento argilloso, molto compatto, di origine colluviale. In relazione all'edificio si collocano un deposito argilloso nerastro, di origine antropica, con carboni e frammenti ceramici, e una probabile porzione di focolare rimaneggiato. Testimonianze stratigraficamente posteriori, ma riferibili allo stesso orizzonte cronologico sulla base dei materiali associati, sono rappresentate da una sistemazione dell’area con pietre poste di piatto e da un’estesa buca, realizzate quando l’avvallamento è quasi colmato. I materiali raccolti nello scavo, costituiti esclusivamente da frammenti ceramici, compongono un complesso apparentemente omogeneo e pertanto tale da impedire di distinguere discriminanti cronologiche interne alla sequenza individuata. I manufatti ceramici, realizzati con le locali terre di disfacimento delle rocce gabbriche, sono rappresentati con maggiore frequenza da olle e ciotoline carenate con pareti sottili e trattamenti superficiali. Le olle hanno profilo probabilmente sub-cilindrico e orlo con tacche impresse o liscio e arrotondato. Nei contenitori di medie e grandi dimensioni compaiono soprattutto cordoni decorati a tacche. Nel complesso l’insieme dei reperti sembra riconducibile all'Età del Bronzo Tarda o Finale, con elementi che trovano confronti con i materiali del Castellaro di Camogli e con lo strato F di Chiavari. Il sito MDF 2 occupa una piccola area pianeggiante su un pianoro secondario. Il suolo attuale e gli stessi depositi archeologici sono soggetti a dilavamento e significativi lembi di stratificazione antropica si conservano esclusivamente in depressioni e cavità del substrato roccioso. I pochi materiali ceramici raccolti in superficie sembrano perfettamente confrontabili con quelli del sito MDF 1, ponendo il problema della possibile coesistenza nello stesso orizzonte cronologico di più insediamenti posti a coronare il golfo di Levanto nell'area con affioramento di rocce gabbriche. Nell'ambito delle ricerche condotte sul Monte delle Forche nel 1996 sono state individuate e indagate anche alcune strutture riferibili a un impianto preindustriale per attività metallurgiche, databile al XVII secolo, poste in un avvallamento di mezza costa poco più in basso del sito MDF 1. L’impianto, come già indiziato dal rinvenimento superficiale di scorie, appare connesso alla lavorazione dei minerali di rame, diffusamente presenti sul territorio come attestano alcune miniere, parzialmente indagate, ubicate sullo stesso Monte delle Forche

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