AREA ARCHEOLOGICA DI ALBINTIMILIUM (insediamento insediamento urbano)

Ventimiglia,

Tra la base della collina di Colla Sgarba ed il mare, nella zona pianeggiante in prossimità della foce del torrente Nervia, poco più a valle rispetto al nucleo pre-romano, a partire probabilmente già dagli inizi del II secolo a.C., venne realizzato un insediamento romano, che secondo alcuni richiamerebbe nella pianta regolare gli accampamenti militari permanenti (castra stativa), con la presenza di una serie di “piattaforme” rettangolari, che fungevano da basamento e bonifica per baracche e strutture lignee, intervallate da ciottolati stradali che si incrociavano ad angolo retto. E’ possibile che si sia trattato dello sviluppo di un centro romanizzato con una componente etnica indigena affiancata da mercatores o coloni romani ed italici con finalità commerciali senza escludere una possibile valenza anche militare. Tra la seconda metà del II secolo a.C. ed I secolo a.C., in concomitanza di un più generalizzato sviluppo monumentale di tipo urbano dei principali abitati liguri della costa, furono costruiti i primi edifici in muratura dell'insediamento urbano di Albintimilium, che ricalcano nell’orientamento le strutture precarie più antiche; tra 80 e 60 a.C. la città si dotò di una cinta muraria difensiva, munita di una serie di torri e porte, della quale è possibile ricostruire oggi, almeno in parte, il tracciato; sul lato meridionale si apriva una porta ad arco, la “Porta Marina, su cui sboccava il cardine massimo della città; sul lato occidentale, distrutto in parte per costruire il teatro e in parte messo in luce dagli scavi nel tratto a sud dell’Aurelia, si apriva la Porta di Provenza (o Porta Praetoria), munita di due torri arretrate, l’una rispetto all’altra, che si apriva sul lato occidentale allo sbocco del principale asse viario urbano (il decumano massimo); infine del lato settentrionale è più incerto lo sviluppo ad eccezione di un tratto con relativa pusterla di recente scoperta. Lo schema regolare ad isolati allungati e di pianta rettangolare (rapporto modulare 1 : 2,6), separati da un sistema di strade che si incrociano ad angolo retto, sebbene oggetto di sovrapposizioni edilizie anche nel corso dell’età imperiale potrebbe riferirsi ad un piano programmatico ancora tardo-repubblicano; tale reticolo ortogonale e regolare di insulae e strade è stato riscontrato solo nell’area a sud del decumanus maximus, l’asse stradale principale che divide in senso est-ovest in due parti simmetriche la città e che è stato scavato in più tratti; a nord di esso i diversi orientamenti degli edifici sembrano confermare che il settore settentrionale, più acclive e già occupato dall’oppidum preromano non conobbe una regolare pianificazione; in questa zona, dall'angolo nord est delle mura sono stati scavati i resti dell'acquedotto. La città fu interessata da importanti trasformazioni urbanistiche in particolare dall’avanzato I secolo d.C., grazie agli interventi avvenuti ad opera dell’imperatore Vespasiano (età flavia), fino a tutto il II secolo d.C. (età antonina e severiana) con la costruzione di una serie di monumenti, ancora in parte conservati come il teatro, le terme pubbliche e di una serie di domus urbane, sia nell’area del Cavalcavia sia nella vicina area dell’ex Officina del Gas. A partire dalla fine del IV secolo con una serie di crolli e di riusi di alcuni edifici e poi nel corso del V secolo sembra avviarsi una progressiva destrutturazione del tessuto urbano con numerose trasformazioni degli edifici sia pubblici che privati, comprendenti la defunzionalizzazione del teatro parzialmente occupato da abitazioni private, la progressiva occupazione delle sedi viarie intramurarie con edifici privati. La città continuò, comunque, ad essere abitata fino all’alto Medievo (VIII-IX secolo), anche se, probabilmente già in età bizantina, aveva cominciato a perdere importanza a favore del nucleo fortificato che si andava progressivamente a costituire sulla collina del “Cavo” nell’area dove poi sorgerà la cattedrale medievale ed il nucleo urbano coincidente con l’attuale centro storico di Ventimiglia. A seguito del progressivo abbandono della città antica, ricoperta da una estesa duna eolica, se ne perse ogni memoria, anche se, già nel XVI secolo, padre Angelico Aprosio collocava la città romana sulla riva destra del Nervia. Gli scavi ebbero inizio nel XIX secolo, con la scoperta della necropoli e del teatro romano, e proseguirono agli inizi del XX secolo ad opera di Pietro Barocelli. Le prime indagini che adottarono una metodologia stratigrafica iniziarono nel 1938, ad opera di Nino Lamboglia, e proseguirono ininterrottamente fino al 1977. Le ricerche ripresero poi negli anni Ottanta del secolo scorso ad opera della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Liguria. Malgrado la progressiva estensione delle aree vincolate e della parziale demanializzazione di terreni ed immobili si è riusciti ad acquisire fino ad ora al patrimonio storico-artistico circa la metà dell’area della città romana; si è anche avviata la progettazione di un percorso di visita unitario che fino ad ora è stato realizzato per la parte relativa ai complessi contigui di Terme pubbliche (settore ovest) – Mura occidentali con necropoli dell’intervallum – Teatro e mura con porta urbica e decumano massimo mediante la costruzione di una serie di passerelle lignee, un sottopassaggio e una rampa metallica, accessibili anche alle persone con ridotte capacità motorie. Per agevolare la visita agli scavi è stato predisposto uno spazio di accoglienza, dal 2004, sotto forma di Antiquarium dove sono raccolte ed esposte al pubblico diverse testimonianze della vita di Albintimilium, in particolare ceramiche appartenenti ai corredi delle numerose tombe delle necropoli, scavate lungo le vie di accesso alla città, oltre che plastici ricostruttivi dei principali monumenti ed una serie di pannelli didattici. Per quanto riguarda i reperti ritrovati, sono stati selezionati e sono esposti nell'Antiquarium secondo una diacronia di lungo periodo: si parte dall'industria litica eneolitica e ceramiche pre-romane (in particolare anfore di produzione massaliota), si passa alle produzioni da mensa di prima età imperiale (piatti e coppe in sigillata italica e dus gallica anche col marchio dell'artigiano che li ha fabbricati), vasi potori a pareti sottili (coppe di produzione betica), contenitori di uso comune in ambito domestico sia in ceramica (olpe e coppa) che in pietra (mortaio) sino alle ceramiche di produzione nord africana da mensa di metà età imperiale (piatto e boccale in sigillata chiara A). Sono inoltre esposti oggetti della toilette e dell'ornamento femminile (anello d'oro, fibula, ago crinale con capocchia d'oro), lucerne a volutee a becco tondo, nonchè vasi in vetro (coppe e balsamiari). Sono infine esposti diversi corredi ritrovati nelle necropoli (vedi Scheda CA 00263381)

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