CAVERNA DELLE ARENE CANDIDE (giacimento in cavità naturale frequentazione antropica, deposizione funeraria)

Finale Ligure,

Il nome dell’ampia caverna è dovuto alla presenza nelle sue vicinanze di una duna di sabbia silicea bianca che fino agli inizi del 1900 si addossava al promontorio della Caprazoppa presso Finale Ligure. La cavità oggi si apre a circa 90 m. di altezza sul livello del mare e fu oggetto di esplorazioni dalla fine del 1800. Complessivamente le ricerche hanno messo in luce un deposito dallo spessore di 8 metri con una stratificazione che partiva dall’età tardo-romana, al Paleolitico Superiore. La base del giacimento è datata a circa 25.600 anni da oggi. Nella sequenza dei livelli del Paleolitico Superiore L. Cardini aveva già individuato due unità stratigrafiche principali sulla base delle caratteristiche dei materiali. Una datata da circa 12.000 a 10.000 anni da oggi (livelli M) e l’altra da circa 25.000 a 15.000 anni da oggi (livelli P). Nei livelli M sono stati rinvenuti numerosi reperti di industria litica e ossea, e più di 20 sepolture di individui, tante da far pensare ad una vera e propria necropoli. Tali sepolture si trovano in una zona interna della grotta in un livello datato a circa 11.600 anni fa. I corpi sono nella maggior parte dei casi allungati sulla schiena, in una fossa, e l’ocra è presente in abbondanza. Sono spesso presenti delle pietre, sopra o sotto il defunto; l’orientamento del capo non segue nessuna regola fissa, la deposizione è anzi avvenuta in modo del tutto variabile, per lo più lontano dalle pareti della cavità. I corredi sono generalmente ricchi e si compongono di ornamenti di conchiglie marine e d’osso, pochi manufatti di selce, blocchetti d’ocra, arti e altre parti del corpo dei piccoli mammiferi e uccelli. Vi sono complessivamente 10 maschi adulti, 3 donne adulte (in deposizione secondaria) e ben 8 bambini di età variabile da quella di neonati (o addirittura feti) a quella di 10-12 anni. Nei livelli P è stata rinvenuta una sepoltura di un adolescente di sesso maschile, di circa 15 anni, ed è nota in tutta la letteratura come la tomba del “Giovane Principe” a causa della ricchezza del corredo. Questo era infatti deposto in posizione allungata presso la parete rocciosa ed era interamente coperto di ocra; su braccia, mani e piedi erano deposte intenzionalmente alcune pietre; una reticella di centinaia di conchiglie forate ricopriva la testa e quattro bastoni d’osso forati (i cosiddetti “bastoni del comando”) si trovavano sulle spalle, sul torace e lungo il fianco sinistro. E’ datata a 23.440 anni da oggi e una particolarità riguarda le cause del decesso. Al momento della scoperta infatti, Luigi Cardini notò come mancasse parte della mandibola e le ossa della spalla sinistra fossero gravemente lesionate. Il vuoto lasciato dalla lacerazione della faccia era stato riempito da una massa di ocra gialla purissima, che arrivava a contatto con le superfici fratturate dell’osso. Scrive Cardini: “ Si aveva l’impressione che con la massa d’ocra si fosse tentato di tamponare o mascherare l’enorme ferita che certamente fu causa della morte del giovane e robusto individuo”. E’ ipotizzabile che questa sia avvenuta durante un episodio di caccia. La fauna ritrovata è rappresentata da resti di Cervo, Cinghiale, Capriolo, Stambecco, Alce e Camoscio nel livelli M. Nei livelli P domina lo Stambecco, ma si trovano anche resti molto frammentari di Mammut e Rinoceronte lanoso. Dopo il 10.000 BP, le prime fasi dell’Olocene segnano un periodo di non occupazione. Poco dopo il 7000 BP, in un ambiente più verde dell’attuale, con boschi ricchi di querce, inizia la frequentazione della cavità da parte di gruppi ad economia neolitica portatori della Cultura della Ceramica Impressa. Il Neolitico è quindi attestato dalle fasi più antiche. Intorno al 6000 BP si diffonde la Cultura dei Vasi a bocca quadrata e fino al 5700 BP circa si ebbe una intensa occupazione. Si incrementò l’allevamento e alcune zone della grotta furono adibite a stalla. Negli strati corrispondenti a questa sono state rinvenute numerose tombe a cassetta litica, singole, con scheletro in posizione rannicchiata. Intorno al 5400-5300 BP si afferma la Cultura Chassey e la frequentazione divenne più assidua. La grotta continuò ad essere occupata durante l’Età del rame, la cui datazione radiocarbonica più antica si colloca intorno a 4700 anni da oggi. Venne frequentata saltuariamente durante l’Età del Bronzo e del Ferro. Lo strato superficiale conteneva infine reperti di età romana

  • OGGETTO giacimento in cavità naturale frequentazione antropica, deposizione funeraria
  • MISURE Lunghezza: 20 m
    Larghezza: 70 m
  • AMBITO CULTURALE Neolitico - Chassey Neolitico/ Cultura Dei "vasi A Bocca Quadrata" Neolitico - Cultura Della Ceramica Impressa Paleolitico Superiore/ Epigravettiano
  • LOCALIZZAZIONE Finale Ligure (SV) - Liguria , ITALIA
  • INDIRIZZO Via Borgio, Finale Ligure (SV)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Siti archeologici
  • INTERPRETAZIONE Cavità naturale con frequentazione antropica sia a scopo abitativo, sia a scopo funerario
  • SPECIFICHE DI REPERIMENTO Le prime esplorazioni della grotta risalgono alle ricerche territoriali di A. Issel, i cui scavi si protrassero dal 1864 al 1876, contribuendo alla costituzione del Museo Preistorico Nazionale L. Pigorini, a Roma. Successivamente il sito fu indagato da Wall e da Morelli, che si concentrarono rispettivamente sull'ala orientale ed occidentale della caverna. Il sito si rivelò da subito di estremo interesse, per il recupero di sepolture riferite al Neolitico (Issel, 1908; Bernabò Brea, 1946; Maggi, 1997; Nisbet, Maggi, 1998; Canci et alii, 1999). Dal 1940 al 1942 Bernabò Brea riprese le ricerche, con l'intento di chiarire la successione delle culture preistoriche sul territorio ligure, affiancato da Cardini: nel corso di quattro campagne di scavo, gli studiosi riuscirono ad indagare il deposito per una profondità di 10 m, senza tuttavia raggiungere la roccia di base. I lavori furono interrotti nel 1942 per l'aggravarsi della situazione bellica (Bernabò Brea, 1946), e ripresi solo nella primavera del 1948, per chiudersi definitivamente nel luglio del 1950 (Bernabò Brea, 1956; Maggi, 1997). Fin dalla prima serie di campagne di scavo, che avevano interessato per lo più i livelli olocenici, furono rinvenute alcune sepolture infantili (Bernabò Brea, 1946; 1956; Formicola, 1999); un piccolo sondaggio, inoltre, indiziò la presenza di un cospicuo deposito pleistocenico, comprendente numerose ossa umane ed una successione di ben cinque focolari, da Cardini attribuite rispettivamente Mesolitico (ossa) e all Aurignaziano superiore (focolari) (Cardini, 1955). Il primo maggio del 1942 fu inoltre rinvenuta la nota sepoltura del Principe, con il ricco corredo di ornamenti ed utensili (Cardini, 1955; Nisbet, Maggi, 1998). Una ventina di anni dopo, in seguito alla morte di Cardini, che si apprestava ad una nuova campagna di scavo, ed in attesa di nuove autorizzazioni, Tiné sgombrò il sito dalle rimanenze degli scavi ottocenteschi e recenti, procedendo a riesplorare e campionare i livelli di Neolitico Antico: eseguì pertanto una serie di campagne di scavo (1972-1977), che si localizzarono nell area orientale, a ridosso della parete interna, interessando una superficie di 18x6 m (Tiné, 1999)
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0700309569-0
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Imperia e Savona
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia della Liguria
  • DATA DI COMPILAZIONE 2015
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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