LUCUS BORMANI (insediamento insediamento urbano)

Diano Marina, età romana

I ritrovamenti archeologici del territorio del golfo dianese hanno permesso di collocare in questa zona la mansio del Lucus Bormani citata dalle fonti antiche. In particolare la posizione dei resti rinvenuti tra San Bartolomeo al Mare e le pendici orientali di Capo Berta, la loro tipologia architettonica, in cui ricorrono frequentemente strutture a pianta allungata, sembrano ulteriormente confermare, per questa area, la funzione di stazione di sosta lungo il tracciato della via Iulia Augusta fatta costruire dall'imperatore Augusto per facilitare i collegamenti verso la Gallia. A partire dal 1947 sono stati fatti diversi ritrovamenti nel territorio dianese che hanno portato allo scavo di diversi siti, riferibili al Lucus Bormani. In particolare le aree vincolate interessate dai rinvenimenti sono: a Diano Marina, località Prato Fiorito, area adiacente alla Chiesa dei Santi Nazario e Celso (decreto di vincolo archeologico 10/07/1954, interessata da diverse campagne di scavo promosse dall'Istituto Internazionale di Studi Liguri sotto la direzione di Lamboglia 1947-48, 1959, 1963 e Gandolfi D. 2005-2009); Municipio Piazza Martiri delle Libertà (decreto di vincolo archeologico 03/07/1974); area confinante con corso Roma e via Milano (decreto di vincolo archeologico 15/12/1992); edificio di via Santa Caterina da Siena (decreto di vincolo archeologico 06/12/1990); a Diano Castello area via Torrente, presso Chiesa di San Siro (decreto di vincolo archeologico 24/09/2013); a San Bartolomeo al Mare resti romani della Mansio Loc. La Rovere. Altri ritrovamenti, citati da Lamboglia sono: nel 1969 Palazzo Rosciano-Turco, nel 1971 condominio Fait e Nuovo Ospedale. Nel 1983, inoltre, in Largo Cambiaso e via F. Purgatorio sono stati scavati due siti comunicanti con resti di strutture e strato di cocciopesto e massicciata in ciottoli di mare levigati. Infine nel 1975 è stato scoperto il relitto della nave “a dolia” affondato lungo la rotta iberica attorno alla metà del I secolo d.C. nelle acque antistanti il golfo dianese, a mezzo miglio dalla costa e a quaranta metri di profondità. Molti dei reperti trovati sono conservati nel Museo Civico di Diano Marina

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