Mansio romana Loc. LA ROVERE (sito pluristratificato)
Le tracce più antiche rinvenute nel sito sono rappresentate da ceramiche riferibili all'età del Bronzo Antico e Medio (XVII-XVI secolo a.C.). Muri con andamento curvilineo, interpretati come fondi di capanne, rappresentano i primi resti di strutture, datate alla tarda età del Ferro. I resti più cospicui sono tuttavia riferibili ad un complesso sorto nella prima età imperiale. Nel corso degli scavi sono venuti alla luce i resti di un imponente edificio a pianta rettangolare (denominato edificio A), orientato est-ovest, articolato in almeno sei grandi stanze disposte paratatticamente , prospiciente un corridoio porticato, aperto su un cortile. I resti del crollo datano la distruzione dell’edificio alla fine del II secolo d. C., avvenuta forse a causa di un evento traumatico. Davanti al vano quinto dell’edificio, separato da esso dalla corte, si è rinvenuta una struttura a gradoni, da mettere probabilmente in relazione con il grande immobile. Nei pressi della struttura è stato rinvenuto un probabile tratto di strada glareata (probabilmente riferibile alla via Iulia Augusta o a uno dei suoi rifacimenti) fiancheggiato da un muro di sostegno. A nord dell’edificio A sono stati messi in luce resti murari appartenenti ad un altro immobile (denominato edificio B), di andamento SO-NE, costituito da un grande ambiente con tracce di suddivisione interna; quest’ultima struttura è stata scavata solo in parte ed è stata ipotizzata per essa una funzione artigianale per la lavorazione del metallo. La cronologia iniziale dell’edificio B pare porsi durante la prima età imperiale. Tra l’edificio A e l’edificio B, a nord-est del primo, è stato scoperto un pozzo circolare, probabilmente in fase con il tracciato stradale. Il complesso venne abbandonato dopo un crollo causato forse da un terremoto o da un incendio durante la media età imperiale tra II e III secolo d.C.; tuttavia a breve distanza attorno al Santuario cinquecentesco di Nostra Signora della Rovere la vita continuò durante la tarda antichità; diversi scavi hanno permesso di documentare strutture e sepolture datate tra V e VI secolo d.C., alle quali seguirono fasi costruttive dell'edificio di culto e relativo cimitero, le quali si susseguono dall' XI-XII secolo fino all'inizio dell'età moderna
- OGGETTO sito pluristratificato
- LOCALIZZAZIONE San Bartolomeo Al Mare (IM) - Liguria , ITALIA
- INDIRIZZO Via Santuario, 18, San Bartolomeo Al Mare (IM)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il Lucus Bormani era, in età romana, una mansio, cioè una stazione di sosta lungo la via Iulia Augusta, e doveva il proprio nome alla probabile presenza in antico, nell’area, di un bosco sacro (lucus, che indica letteralmente una radura sacra all’interno di un bosco), dedicato ad un dio indigeno di origine preromana legato al culto delle acque calde sorgive (Bormo o Borman, poi latinizzato in Bormanus; al culto autoctono i Romani avevano poi sostituito, o affiancato, quello della dea Diana). I ritrovamenti in località La Rovere mostrano, dunque, un’intensificazione abitativa nella prima età imperiale, coeva proprio all’apertura dell’importante arteria stradale; tuttavia già alla fine del II secolo d. C., inizi del III secolo d. C. si assiste al decadimento dell’insediamento. La stazione di sosta di Lucus Bormani è citata dagli itinerari antichi (come la Tabula Peutingeriana e l’Itinerarium Provinciarum Antonini Augusti), nei quali è concordemente collocata a quindici miglia da Albenga e a sedici miglia dalla mansio di Costae Balenae, che oggi viene identificata nel Comune di Riva Ligure, presso capo Don o capo San Siro. Occorre ricordare l’ipotesi, riproposta da Daniela Gandolfi, di uno scalo naturale individuato presso la foce del torrente Steria, che doveva riguardare la mansio di Lucus Bormani. Nei pressi del Santuario di Nostra Signora della Rovere, in località Rovere a poca distanza dal complesso archeologico della mansio, sono stati recuperati molti frammenti di ceramica romana e tardo-romana, alcuni databili ai secoli II e III d. C. . Tali ritrovamenti segnalano presenze antropiche successive all’abbandono degli edifici A e B, documentando una continuità insediativa nell’area che, come già sottolineato, riguarderà anche fasi successive. Già Lamboglia, nell’ambito di piccoli saggi di scavo nel 1958 effettuati durante uno degli interventi di restauro dell’edificio sacro, aveva rinvenuto alcune sepolture presso la facciata dell’attuale chiesa, ricavate in un terreno che restituiva frammenti di ceramiche e di coppi romani, alcuni datati al III secolo d. C., e ipotizzava la posteriorità delle tombe. Successive campagne di scavo in occasione del consolidamento delle attuali strutture del Santuario hanno permesso di individuare altre testimonianze tardo-antiche
- TIPOLOGIA SCHEDA Siti archeologici
- INTERPRETAZIONE Probabile mansio romana in relazione alla Via Iulia Augusta. E' presente, con la denominazione di Lucus Bormani, nella Tabula Peutingeriana
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0700309194
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Imperia e Savona
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia della Liguria
- DATA DI COMPILAZIONE 2016
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0