PORTA MARINA (porta, struttura di fortificazione)

Ventimiglia, età romana imperiale

L'area di Porta Marina si trova a sud delle Terme ed è stata individuata, per la prima volta, da Girolamo Rossi nel 1884, che la descriveva come un passaggio nelle mura di cinta, alto 3 m e largo 1.7 m, fiancheggiato da colonne e da un edificio forse pubblico. Ad oggi, la Porta è localizzabile, ma non visibile, presso un pozzo moderno che vede reimpiego di grandi blocchi di pietra della Turbie e di arenaria, segno evidente di spolio di un edificio romano monumentale. Nel corso del 2007 è stato realizzato un sondaggio di scavo esplorativo proprio in questa zona, per approfondire la conoscenza della topografia urbana della città. Lo scavo ha messo in luce un basolato stradale, costituito da elementi in calcare della Turbie, perfettamente giustapposti tra loro. Ai margini del tracciato stradale sono ancora visibili le tracce delle crepidini asportate, in corrispondenza delle quali la superficie dei basoli non è stata rifinita. Esse dovevano avere una larghezza di circa 40-50 cm e risultano continue su tutta la lunghezza del tratto di basolato portato alla luce. La larghezza della strada era di 2.6 m e con le crepidine di 3.4 m. In due punti sembra si possano leggere le tracce dei carri. I materiali ceramici recuperati sono: orli di terra sigillata chiara A (coppe Lamb. 2 e Lamb. 4), collocabili tra la fine del I e la metà del II sec. d.c., parete di anfora del II sec.d.c. Tale datazione è analoga a quella del decumano massimo. La strada presenta notevoli somiglianze, nei materiali e nelle dimensioni, con il decumano massimo individuato più a nord; tuttavia, due tratti significativi differenziano il cardine dal decumano: l'assenza di un condotto fognario al di sotto del basolato, nonchè la quota di calpestio, che si pone a +515/+5.20 m s.l.m. e dunque ad un livello di circa un metro superiore rispetto al decumano massimo. Si può ipotizzare che il tratto di strada ritrovato appartenga al cardine massimo della città. La strada risulta fiancheggiata da strutture che sono state utilizzate per un periodo di tempo protratto e la loro porzione inferiore, corrispondente alla fase più antica, si appoggia direttamente sullo statumen del basolato stradale. Tali strutture hanno caratteristiche che le rendono assimilabili alle murature di età flavia rinvenute presso le terme (Pallares F. 1987, pp. 30-31). L'utilizzo del tracciato stradale deve essere stato prolungato, dato che nessuna struttura ne invade il sedime e che la strada, anche dopo l'abbandono e l'insabbiamento, pare essere stata utilizzata come tracciato, come documentato dai piani di calpestio alternati ai livelli sabbiosi, identificati al di sopra di essa. Tutte le ricostruzioni si impostano sugli stessi muri di età precedente, rispettando il tracciato che, evidentemente, era ancora concepito come spazio pubblico. L'episodio costruttivo più recente è rappresentato da una struttura, costituita da materiale di reimpiego, che trova confronti con un muro tardo, individuato nelle terme datato al VII-VIII sec. d.c. Lo strato sabbioso, probabile accumulo graduale di origine eolica (già identificato in più punti della città di Albintimilium) segna l'abbandono definitivo della strada e della città, databile tra V e VIII sec.d.c. Nel 2008 si è svolto un ulteriore scavo archeologico nell'area, ad accompagnare il restauro delle strutture pericolanti, collocate lungo il limite est del Cardo Maximus. Lo scavo ha permesso di mettere in luce due settori (sud e nord) suddivisi da una struttura orientata E-O. Mentre il deposito stratigrafico del settore sud, era caratterizzato da una componente sabbiosa di difficile lettura, invece, il deposito del settore nord presentava una stratificazione da interno, costituita da strati piuttosto pianeggianti con livelli di crollo e piani di calpestio. L'elemento più antico risulta essere la struttura (USM 1082) orientata E-O, costituita da pietre a spacco e da ciottoli fluviali, organizzati secondo filari non molto regolari. Sul prospetto meridionale la struttura è più usurata, mentre in quello settentrionale si presenta meglio conservata, con stilature che la rendono assimililabile alle strutture di età flavia. Si tratta, quindi, di un vano chiuso a nord e aperto a sud. I numerosi strati di piani di calpestio e di crollo e i livelli antropizzati emersi, confermano la sopravvivenza dei quartieri del porto ben oltre l'abbandono della città, collocata tradizionalmente al V sec.d.c

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