Monte Sette Fontane (insediamento tracce di insediamento)

Castellaro,

Il sito si trova sulla sommità del Monte Sette Fontane ad una quota di circa 792 m s.l.m. Da un punto di vista geomorfologico, la vetta del monte è formata da due cime che, separate tra loro in senso est - ovest da una profonda sella, sono contraddistinte da una superficie sommitale piana, con pendii piuttosto ripidi e frequenti affioramenti di roccia naturale (argilloscisti detti flysch).Mentre la cima meridionale, interessata in epoca recente dal passaggio di un metanodotto che l'attraversa in senso est-ovest, non presenta evidenze di occupazione umana, sulla vetta settentrionale sono visibili significative tracce di una frequentazione storica. I versanti sono, infatti, caratterizzati da pendii terrazzati con muretti a secco, mentre il pianoro sommitale è delimitato e contenuto da una poderosa struttura muraria sempre a secco. Tale struttura perimetrale si presenta lacunosa a causa di fenomeni di erosione e dilavamento che sembrano seguire un movimento da ovest verso est (la zona più lacunosa del muro, infatti, si trova in corrispondenza del limite orientale del pianoro). Il sito, già interpretato come "castellaro" protostorico in ragione della poderosa cinta che ne delimita la sommità, è stato oggetto di una ricognizione intensiva, effettuata dalla Soprintendendenza per i beni archeologici della Liguria e dalla Scuola di Specializzazione in Archeologia dell'Università degli studi di Genova, nel luglio del 2002, che ha permesso di identificarne l'esatta estensione e ubicazione. Il ritrovamento, nel corso di tale indagine di superficie,di ceramiche databili tra I e III sec. d. C., ha suggerito di approfondire la ricerca negli anni seguenti. Sono state condotte quattro campagne di scavo (2003, 2004, 2005 e 2007) e una campagna di prospezioni georadar (2005). Obiettivo delle prime due campagne è stato quello di saggiare le potenzialità archeologiche del sito, chiarendo se il muro perimetrale fosse effettivamente legato alla presenza di un sito d'altura del quale fossero conservati eventuali resti di strutture abitative o strati d'uso antichi. Sono stati realizzati nove saggi all'interno della cinta muraria e uno sulla prima terrazza del versante orientale. Sulla base dei dati raccolti è stato possibile escludere definitivamente l'ipotesi di una frequentazione abitativa dell'area prima del I secolo d.C.; è solo dall'età imperiale che la sommità è stata regolarizzata in corrispondenza del limite orientale del pianoro. I materiali più antichi rinvenuti comprendono sigillata italica e tardo-italica, sigillata sud-gallica anche decorata (forma Drag.37), vasi potori a pareti sottili, anfore tirreniche di prima età imperiale (Dressel 2-4) e anfore provinciali di origine spagola (Dressel 20 di produzione betica e produzioni tarraconensi) e gallica. Oltre a ceramica grezza e molta ceramica comune, anforette di produzione non determinata, forse anche regionale, sono presenti ceramiche nord-africane, tra cui sigillata chiara A, anfore di forma Africana I e ceramica da cucina. Soltanto successivamente (post III secolo d.C.) il pianoro è stato risistemato con gettate di macerie alternate a terra, che hanno obliteratole sistemazioni più antiche, e recintato con una poderosa struttura muraria in pietra a secco. Oggetto delle indagini del 2005 è stato lo studio della cinta muraria al fine di chiarirne l'estensione, la tecnica costruttiva e le relazioni stratigrafiche con altre strutture (caselle) che sembrano essersi addossate successivamente. Sono stati realizzati il rilivo planimetrico della cinta e il rilievo fotogrammetrico di alcuni prospetti, tratti dal lato meridionale del muro; parallelamente è stata realizzata la documentazione fotografica dell'insieme e di alcuni particolari del paramento e del nucleo della muratura. La zona meridionale, infatti, risulta meglio conservata rispetto a quella settentrionale, interessata da una serie di crolli. Questa indagine ha consentito di definire e comprendere meglio l'andamento della struttura e la tecnica muraria, caratterizzata da una doppia cortina con riempimento di terra e scaglie di pietra più piccole. Le indagini del 2007 sono state finalizzate a verificare i risultati delle precedenti prospezioni georadar che avevano interessato un'area di circa 100 mq e avevano permesso di individuare, alla profondità di circa -0,50-1 m, una serie di anomalie interpretabili come eventuali tracce di strutture antiche dato il loro andamento rettilineo e regolare. A tal fine sono stati posizionati due saggi sul pianoro sommitale e sulla terrazza orientale. Tali saggi hanno dato esito negativo, in quanto le variazioni di densità magnetica rivelate dal georadar erano dovute alla presenza di consistenti porzioni di roccia (flysh) caratterizzata da un andamento rettilinea tale da far pensare ad un allineamento artificiale. Si è deciso di aprire un ulteriore saggio in corrispondenza della poderosa muratura che cinge la zona meridionale, con lo scopo di definire meglio la datazione della struttura perimetrale genericamente attribuita, sulla base delle indagini del 2003, a un periodo successivo al III secolo d.C. Lo scavo ha messo in luce la fossa di fondazione del muro, il cui riempimento era costituito dall'alternanza di strati a matrice argillosa e di scaglie utilizzate con funzione drenante. All'interno di uno strato. è stato rinvenuto un boccale in maiolica arcaica che daterebbe l'opera muraria non prima del XIV secolo. Questo dato sembra comfermare l'ipotesi della datazione tarda del muro, forse da mettere in relazione con la creazione del confine comunale tra i territori di Taggia e Pietrabruna, tuttora coinidente con il lato meridionale della struttura. Si può, quindi, affermare che la presenza di frammenti di ceramica romana rinvenuta nei vari saggi confermano una frequentazione antica del Monte Sette Fontane nel corso della prima e media età imperiale, di cui però rimangono scarse tracce, sia per il carattere temporaneo dell'insediamento, probabilmente a scopo pastorale, sia per il successivo sfruttamento agricolo del pianoro sommitale, continuato fino in età contemporanea, che ha sconvolto e talora cancellato le testimonianze più antiche

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'