San Pietro di Camporosso, insieme a San Giorgio di Dolceacqua, San Pietro in Ento presso Apricale e San Tommaso di Pigna, costituisce il più originale complesso di chiese romaniche dell’estrema Liguria occidentale, risalenti ai secoli XI e XIII. La chiesa è notevole, soprattutto per la conservazione integrale dell’abside, originaria nella sua copertura in lastre di arenaria, che offre il prototipo dei tetti absidali del periodo romanico. La tecnica costruttiva adottata per le pareti, prevede l'uso di blocchetti di pietra locale, lavorati e messi in opera su corsi regolari, legati da malta di calce. Le monofore, racchiuse entro ordini di archetti binati, consentono di datare il complesso ad un'epoca anteriore al XIII sec., e probabilmente assai vicina o rientrante nell'XI sec., come sembra attestare il paramento piuttosto irregolare in grossi ciottoli di fiume. Altrettanto interessante è il campanile, in pietra a vista irregolare ed integro fino al terzo ordine di finestre a bifora (con capitelli a stampella che si ascrivono alla prima fase del romanico); si è ipotizzato che un ultimo piano, con finestre forse a trifora, sia stato asportato in una fase successiva, per essere sostiutio da un tetto in coppi. Il campanile risulta costruito in due tempi: la parte inferiore, circa fino al livello del tetto della chiesa, presenta la stessa tecnica muraria dell'abside, nella parte superiore sono assenti gli archetti binati e le monofore, solo due bifore, le altre due sono state ridotte a monofora per il passaggio delle campane. Nella parte inferiore sono presenti due blocchi in pietra della Turbia, probabilmente asportati da edifici di età romana della città di Albintimilium, e reimpiegati nella muratura (anche lo scavo degli anni '60 ha evidenziato preesistenti fasi di età romana). Sul fianco sud si conserva il muro perimetrale della chiesa romanica, con archetti binati e monofore simili a quelli dell'abside, nascosto solo in parte da un contrafforte posteriore costruito a sostegno della volta, in corrispondenza del presbiterio. Sono state individuate quattro fasi di vita della chiesa: una fase altomedievale, costituita dal muro al centro della navata principale, la cui datazione è incerta, in quanto la stratigrafia è stata asportata completamente durante la sistemazione delle tombe cinquecentesche. Tuttavia, è possibile ipotizzare che si tratti di una chiesa ad una sola navata, molto antica, forse ascrivibile all'età lombardo carolingia, con abside semicircolare; dall'unico segno che si intravede vicino all'altare, sembra che occupasse l'area della navata laterale aggiunta nel Quattrocento. Una fase di XI sec., in cui la cappella venne ricostruita ex-novo, ad una sola navata, inserendo all'interno il muro sud dell'edificio preesistente, rasato all'altezza del nuovo presbiterio. In questa fase, la chiesa presenta tutte le caratteristiche delle altre chiese romaniche della Val Nervia e doveva avere una copertura a capriata, di cui si conservano solo le tracce esterne sopra l'abside, mentre all'interno sono state rinvenute tracce di pavimento in lastre, addossato alle pareti dell'abside stesso. Una terza fase quattrocentesca vede l'ampliamento della chiesa verso nord e verso ovest, con l'arcata che separa le due navate e con gli affreschi delle pareti che presentano un rifacimento successivo di circa un secolo. Infine, un'ultima fase di ripristino, per rendere funzionante la chiesa, tramite la realizzazione di contrafforti esterni e della sacrestia, che è da collocare nei restauri del 1664. Nel catino dell'abside è conservata una serie di affreschi di tradizione medievale, che risalgono alla prima metà del XV sec.; essi raffigurano Cristo tra due leoni, i simboli degli evangelisti e gli apostoli. Sulla parete di sinistra gli affreschi dei santi si datano ad un periodo successivo