Insediamento preromano e romano di San Basilio - Mansio Hadriani (sito pluristratificato)

Ariano nel Polesine, 75 d.C - 475 d.C

In Tenuta Forzello a seguito di lavori per la posa di un nuovo acquedotto fu messa in luce un'imponente struttura muraria di età romana orientata nord-sud. A seguito di questi ritrovamenti fu eseguita una campagna di prospezioni geofisiche che rivelò una straordinaria densità di evidenze archeologiche in tutta la zona del settore meridionale della tenuta. Vennero quindi esplorate due aree, l'una a ovest e l'altra ad est della strada di accesso alla tenuta. Ad ovest si rinvennero le tracce di un canale artificiale di età romana, orientato nord-sud, colmato poi alla fine dell'antichità; ad est riemerse la grande struttura muraria già individuata precedentemente. L'ampliamento dello scavo, condotto dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto tra il 2005 e il 2007, ha fornito ulteriori evidenze di carattere monumentale e ha portato anche alla realizzazione di un'area archeologica visitabile, in cui emergono i resti di maggior interesse dell'epoca romana imperiale e dell'età tardoantica e paleocristiana. Nel settore orientale dell'area indagata si collocano i resti più antichi e più imponenti, riferibili ad un grande edificio a pianta rettangolare, orientato nord-sud, portato finora alla luce per una lunghezza di 45 m, le cui effettive dimensioni sono a tutt'oggi ignote. La tecnica di costruzione rimanda agli inizi dell'età imperiale romana, anche se mancano specifici elementi datanti. Si ipotizza che questo edificio potesse essere un magazzino di servizio alla stazione di posta connessa con la via Popillia, attivo probabilmente tra la fine del I e il II secolo d.C. Il settore occidentale dell'area indagata è occupato a nord da un battistero a pianta ottagonale con piccola abside rivolta ad est. L'impianto basilicale di riferimento era collocato immediatamente a nord del battistero e se ne coglie l'imposta dell'abside nell'angolo della zona di scavo. Tutta la basilica dovrebbe quindi occupare il settore immediatamente a nord del limite dell'area attualmente indagata, con estensione verso ovest. Questo rinvenimento ha rivelato l'esistenza, prima ignota, di un complesso paleocristiano molto antico, che ben corrisponde all'ipotesi di una precoce cristianizzazione della zona già indiziata da vecchi rinvenimenti. Le caratteristiche del battistero e una preliminare analisi dei reperti consente una datazione tra il IV e gli inizi del V secolo d.C. Dall'analisi della stratigrafia è emerso che l'intero complesso non ebbe una lunga vita e ben presto venne abbandonato. L'ultimo segno di una frequentazione dell'area è rappresentato da un pozzo, con grande invaso di raccolta delle acque meteoriche, che riutilizza nella sua struttura elementi, anche lapidei, degli edifici precedenti. All’esterno del muro perimetrale dell'edificio si addensa una piccola necropoli di poco più di una ventina di sepolture di inumati. Le tombe sono del tipo cosiddetto alla cappuccina: il fondo è costituito da uno o più filari di mattoni sesquipedali, le pareti ancora da mattoni oppure da pezzame laterizio, la copertura è di mattoni o di tegole disposti a mo' di tetto con la linea di colmo talvolta protetta da coppi. Completa il panorama delle tipologie sepolcrali una tomba infantile ad enchytrismos. Molte tombe risultavano depredate, alcune invece erano intatte ed hanno restituito i corredi originari, costituiti da vasellami di ceramica e di vetro oltre che da monili, che hanno permesso di datare la necropoli tra il IV e gli inizi del V sec. d.C

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