Necropoli orientale di Aquae Statiellae (necropoli, area ad uso funerario)

Acqui Terme, ca I sec. a.C - ca II sec. d.C

Tra il 1972 e il 1975, durante i lavori di costruzione dell'Istituto Ottolenghi, e in seguito (1986 e 1987) si mette in luce, per un’area di mq 250 ca, la porzione meridionale della necropoli orientale di Aquae Statiellae, già individuata alla fine dell'Ottocento e collocabile nella zona compresa tra l’attuale Stazione Ferroviaria, il rilievo del Castello l’Istituto d’Arte, fino all’estrema Regione Trasimeno. L’area si estendeva fuori dalla città romana, lungo il tracciato della via Aemilia Scauri e sulle pendici della collina a N della via. Si mette in luce una quarantina di sepolture ad incinerazione, caratterizzate da fosse quadrangolari o circolari, talvolta rivestite internamente con pietre o con cassetta in laterizio. I corredi, in parte conservati in urne fittili, ma soprattutto in anfora segata, restituiscono diversi oggetti, tra cui si distinguono soprattutto bottiglie e unguentari vitrei, olpi e coppette in ceramica comune, oltre a materiali metallici. Dalle sepolture più ricche proviene ceramica più raffinata (vernice nera, pareti sottili e terra sigillata). L’orizzonte cronologico di riferimento è inquadrabile tra la fine del I sec. a.C. e il II sec. d.C. Oltre alle tombe, sul lato settentrionale dell’area, si rinvengono tratti di strutture murarie fiancheggianti una strada acciottolata, forse utilizzata ancora in epoca medievale, orientata in senso SW/NE, larga m 3 ca, solcata da due file orizzontali di pietre piatte, funzionali forse alla deviazione per la discesa dell’acqua. Al centro dell’area scavata si rinvengono i resti di un muro in ciottoli senza fondazioni, forse pertinenti ad una piccola struttura quadrangolare

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