RESTI DEL TEATRO ROMANO (teatro, luogo ad uso pubblico)

Ivrea, Eta' romana imperiale prima metà

Il luogo dove sorgeva il teatro di Eporedia, ad oggi quasi del tutto scomparso, è facilmente rintracciabile dalle immagini satellitari, in quanto le vie e le case ne hanno ricalcato la forma. Esso si localizza nella zona compresa tra via Cattedrale a nord e est, e tra via Arduino e Piazza di Città a sud. La sua esistenza è attestata inoltre da resti di un muro, visibile lungo via Cattedrale. La riscoperta ebbe luogo tra il 1833 e il 1836, durante i lavori di ristrutturazione del palazzo della Congregazione di Carità in Piazza di Città, ma per far posto a nuovi locali cantinati, la maggior parte delle strutture superstiti venne demolita, anche con l'uso di esplosivi. Recenti sopralluoghi della Soprintendenza, al fine di verificare la consistenza delle strutture rimanenti, hanno evidenziato l'estensione delle demolizioni che hanno risparmiato solo le poche strutture adattabili alle costruzioni moderne. Tra queste, un muro in calcestruzzo con paramento in opus incertum di ciottoli spaccati, orientato E-W, identificabile con il muro meridionale di analemma dell'aditus maximus orientale, visibile in quattro locali contigui per una lunghezza massima di 10 m. I dettagliati rilievi effettuati dall'arch.Carlo Promis prima delle demolizioni e l'insieme delle parti superstiti, hanno permesso di contestualizzare la posizione del teatro nella cartografia moderna e di ricostruire con precisione le dimensioni e le forme originarie del teatro, in rapporto all'impianto della città romana. L'edificio sfruttava il pendio meridionale della collina del Castello, dove probabilmente sorgeva un tempio dedicato a Giove, ed aveva un orientamento NW-SE, inclinato rispetto a quello dei cardini e decumani del settore urbano a est. L'intero corpo di fabbrica occupava un isolato di 72x76 m. ed era collocato immediatamente a N-W del decumanus maximus, attuale via Palestro, in posizione marginale rispetto all'abitato. Il lato a monte sembra fosse sostenuto da un muro di terrazzamento, i cui resti sono riconoscibili alla base del muraglione nell'odierna via Peana. Sull'asse N-S si superava un dislivello di 15 m. con la metà superiore occupata dalla cavea e la metà inferiore dall'edificio scenico e dal postscenio. La cavea poggiava, per tutto il settore occidentale (ricostruibile in via ipotetica) e parte di quello orientale, sulla roccia viva opportunamente livellata ed integrata da strutture in calcestruzzo; la parte restante invece era sorretta da sostruzioni radiali, che formavano almeno quattro concamerazioni con volta a botte conica. La parte orientale presentava un emiciclo contenuto dai muri di analemma dell'aditus maximus, che risulta pavimentato con basoli. Un ambulacro più esterno accoglieva al primo piano rampe e scalini necessari a superare il pendio e ad accedere alla parte alta della cavea; è possibile che al piano superiore vi fosse un portico. Al momento del ritrovamento, i rilievi dell'ordine inferiore delle gradinate evidenziarono la presenza di alcuni conci superstiti e tracce di altri, relativi a tredici file di sedili in pietra; un ordine superiore doveva svilupparsi tra praecintio e l'ipotetica porticus in summa cavea. L'edificio scenico si innestava nella cavea per mezzo degli aditus maximi, sovrastati probabilmente dai tribunalia. Il muro di proscenio presentava una canaletta collegata ad un condotto in muratura che attraversava la cavea e l'orchestra; questo, inclinato da monte a valle, permetteva lo smaltimento delle acque dell'intera struttura. Nello spessore del pulpitum è visibile una fila di pietre squadrate e forate, destinate all'azionamento dell'auleum. Ai lati del proscenio si aprivano le versurae. Il muro di frontescena risulta, dai rilievi, rettilineo come in altri teatri piemontesi (Augusta Taurinorum, Augusta Bagiennorum, Libarna), con doppi annessi laterali. Ampio spazio era occupato da un postscaenium di notevoli dimensioni, articolato su due livelli e ripartito in diversi ambienti, terminanti sul lato sud, in un portico. Il dislivello tra piano stradale e corridoio retrostante la scena era superato per mezzo di una scala ricavata sull'asse centrale; analoghi sistemi dovevano essere presenti anche ai lati, per consentire l'accesso alle basilicae e da qui all'orchestra e all'ordine inferiore delle gradinate. Non vi sono elementi invece per definire l'articolazione dello spazio su cui affacciava la porticus post scaenam, e la transizione tra questa, decumanus maximus e cardine che collegava questo settore della città con il ponte monumentale sulla Dora

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