Andare e tornare
Catalogo Generale dei Beni Culturali
Fotografo non identificato, Rientro a casa di una gelatiera per la stagione invernale, sec. XX seconda metà, ICCD_MODI_8635363403461
dal Catalogo
Essere gelatieri significa altresì vivere un’assenza, in primis fisica. Anche se spesso è solo temporanea, è una realtà con cui devono fare i conti. La stagionalità impone un doppio distacco: quello con il territorio, con la comunità di origine e con gli affetti più cari e quello con il luogo di lavoro dove, con il succedersi degli anni, si costruiscono relazioni. Le stagioni sono vissute diversamente: l’estate è “dentro”, in gelateria, per rendere più piacevole quella degli altri, poi, in autunno è il tempo di tornare verso la propria terra. Andare e tornare: dove si percepisce la casa, la propria appartenenza? I discorsi su questi argomenti rivelano confini fluidi, una mobilità che non finisce nemmeno con il pensionamento: la casa è là e qui. Intorno a queste dinamiche, sia tra i gelatieri, sia tra coloro che dall’esterno li vedono arrivare e poi ripartire, si sono create espressioni linguistiche condivise per esprimere questa ubiquità. Ad esempio, in Germania si è diffusa una metafora che li paragona alle rondini.
Il periodo del rientro invernale ha diverse connotazioni importanti, tra le quali, il fatto che l’espansione dell’attività dei gelatieri è stata, fin dall’inizio, favorita proprio dai rientri, perché le evidenze di una mobilità di successo hanno alimentato un immaginario, stimolando altri a seguire gli stessi passi. È anche il periodo della cura delle relazioni con le persone più care. La centralità data alla rete parentale e amicale è anche dovuta alla volontà di fare in modo che l’assenza fisica non si traduca, per quanto possibile, in assenza affettiva. Un nodo della rete è particolarmente cruciale: i figli. L’età scolare obbligatoria mal si concilia con una vita divisa tra due luoghi. La scelta, spesso adottata, di educare i figli in Italia impone soluzioni sofferte: una temporanea separazione della coppia per il periodo scolastico (madri che restano per tutto il tempo a casa, che anticipano i rientri e posticipano le partenze, mogli che raggiungono con il figlio il marito in estate), l’affido a un parente o una persona di fiducia. Fino agli anni Novanta vi era anche la possibile permanenza in un convitto o pensionato: il numero di famiglie in cui entrambi i genitori si dedicavano alla gelateria era tale da far sorgere la necessità, anche in località molto piccole delle valli, di istituti di accoglienza, gestiti da ordini religiosi. Questa comunità di giovani, i quali usano a volte l’espressione “nato nella sorbettiera”, vive dinamiche peculiari: bambini e ragazzi sono per un periodo separati dai genitori, in attesa del ritorno, li raggiungono in estate, viaggiano fin da piccoli, giocano sul retro di laboratori e davanti le gelaterie. Svolgono man mano piccoli compiti adatti alla loro età, per poi contribuire in modo sempre più attivo all’attività di famiglia, fino alla decisione se seguire le orme dei genitori o no e come comportarsi una volta divenuti anch’essi genitori (molti di loro oggi non scelgono più la separazione).
BibliografiaSayad Abdelmalek, La doppia assenza. Dalle illusioni dell’emigrato alle sofferenze dell’immigrato, Milano, 2002 , p.
Baldassar Loretta, Svašek M. (a cura di), Missing Kin and Longing to be Together: Emotions and the Construction of Co-presence in Transnational Relationships, Transnational Families and Emotions, Special Issue, Journal of Intercultural Studies, 29(3), 2008 , pp. 247-266
Audenino Patrizia, Anne-Lise Head König- Luigi Lorenzetti - Reto Furter (a cura di), Quale ritorno? Tempi, significati e forme del ritorno nelle Alpi italiane dall'Otto al Novecento, Les migrations de retour- Rückwanderungen, Zurigo, 2009 , pp. 57-63
Bibliografia in rete
De Nardi Alessia, Paesaggio, identità e senso di appartenenza al luogo: un’indagine tra gli adolescenti italiani e stranieri, 10/02/2022 (LINK)