Avola - Chiesa Madre di San Nicolò
La Chiesa Madre di San Nicolò, oggi intitolata a San Sebastiano, domina la Piazza Umberto I, che segna l'incrocio dei due assi viari principali di Avola, Corso Garibaldi e Corso Vittorio Emanuele.
Venne costruita tra il 1693 e il 1741 su progetto del frate gesuita Angelo Italia. La sua facciata è uno dei primi esempi del modello turriforme che conobbe grande fortuna nel Val di Noto dopo il terremoto del 1693. L'elegante ambiente interno della Chiesa è decorato con elementi del linguaggio tardo Barocco e Rococò.
Archivi fotografici ICCD, Fondo Ferro Candilera
Fotografo non identificato, Avola - Piazza Umberto I, 1902, cartolina, FFC011545
L'originaria Chiesa Madre nell'antica Abola, documentata in Vaticano nel 1308 con il titolo di San Nicolò, fu completamente distrutta dal terremoto del 1693 e subito ricostruita nel nuovo abitato progettato dal frate gesuita Angelo Italia sulla piazza che segna l'incrocio tra i due assi viari principali della città, l'attuale Piazza Umberto I. I lavori di costruzione ebbero inizio il 6 aprile 1693 e terminarono nel 1741 con la benedizione e l'apertura dell'edificio al culto. La sistemazione del sagrato che precede la facciata, originariamente funzionante come luogo di sepoltura, risale invece al 1774.
La Chiesa Madre di Avola, oggi intitolata a San Sebastiano, fu dunque uno dei primi edifici religiosi ad essere ricostruiti dopo il terremoto del 1693 nella Nuova Avola, in posizione dominante e frontale rispetto al Palazzo del feudatario, sede amministrativa del Marchesato di Avola. Venne edificata su progetto di Angelo Italia dai capomastri Antonio Mastrogiacomo da Ferla e Michelangelo Alessi da Siracusa. Come materiale da costruzione venne impiegata la bianca pietra calcarea locale, che conferisce all'edificio un senso di eleganza e uniformità.
La facciata turriforme dell'edificio, preceduta da un sagrato delimitato da plinti che ospitano statue di Santi, rappresenta una particolare elaborazione del modello di facciata a torre che ebbe successivamente grande sviluppo nell'architettura chiesastica del Val di Noto dopo il terremoto del 1693. La distribuzione dei volumi del prospetto su due corpi, un corpo orizzontale e uno verticale che si sviluppa in altezza e ingloba in sé la torre campanaria, rende infatti l'edificio un particolare esempio dell'architettura religiosa tardo barocca dal forte impatto scenografico.
Il corpo orizzontale si sviluppa articolandosi su un solo ordine scandito da paraste con capitelli tuscanici, sormontate da un fregio con metope e triglifi scolpiti in rilievo. Al centro, si apre il portale d'ingresso affiancato da colonne con capitelli corinzi che sorreggono un timpano spezzato, al centro del quale campeggia lo stemma della famiglia Pignatelli Aragona, Marchesi di Avola. Ai lati, due portali sormontati da timpani circolari danno accesso alle navate laterali. Accanto ad essi, in posizione simmetrica, due nicchioni riccamente decorati ospitano le statue dell'Immacolata e di San Giuseppe col Bambino.
Il corpo centrale presenta un secondo ordine di paraste con capitelli ionici e un terzo ordine di paraste con capitelli corinzi. Al centro del secondo ordine, delimitato lateralmente da due volute di raccordo, si apre un finestrone inquadrato da una cornice che poggia su un davanzale. In posizione simmetrica, nel terzo ordine, all'interno di un arco a tutto sesto, è ospitata la cella campanaria.
Il sagrato che precede la facciata della Chiesa era originariamente delimitato da dieci alti piedistalli riccamente decorati con motivi fogliati in rilievo in stile Rococò, che ospitavano statue in pietra arenaria, due dei quali posti ai lati del portale principale. Alla fine degli anni Venti del Novecento, sei di essi furono rimossi perché deteriorati. I quattro piedistalli che si sono conservati e che vediamo ancora oggi, ospitano le statue di San Giovanni Battista, Santa Venera, San Nicolò e San Pietro.
All'interno la Chiesa è articolata su tre navate disposte a croce latina, separate tra loro da pilastri con lesene coronate da eleganti capitelli corinzi. Sui pilastri della navata centrale corre una trabeazione fortemente aggettante e riccamente decorata, che restituisce un senso di movimento plastico all'ambiente.
La navata centrale termina con un catino absidale che ospita un crocifisso ligneo della seconda metà del Seicento proveniente dalla Chiesa di Santa Maria del Gesù. La navata laterale destra è scandita da altari con nicchie che ospitano statue di Gesù Cristo e termina con la Cappella del SS. Crocifisso, riccamente decorata con stucchi Rococò e affreschi sulla volta attribuiti a Vincenzo Provenzani. La sacrestia conclude la navata sinistra e ospita la statua dell'Arcangelo Gabriele, il dipinto della Madonna del Rosario e la tela dello Sposalizio della Vergine attribuita a Olivo Sozzi.
In una cartolina risalente ai primi del Novecento conservata negli Archivi Fotografici dell'Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD) di Roma, nel Fondo Ferro Candilera, è possibile osservare l'originaria sistemazione del sagrato che precede la facciata della Chiesa, con la presenza dei dieci plinti, sei dei quali successivamente rimossi. L'immagine rappresenta quindi una fonte documentaria di grande importanza per la ricostruzione storica dell'edificio.
Archivi fotografici ICCD, Fondo Ferro Candilera
Fotografo non identificato, Avola - Duomo, 1905, cartolina, FFC011542
Parrocchia di San Sebastiano - Chiesa Madre San Nicolò, Avola, 21/07/2021 (LINK)
Comune di Avola, Chiese, 21/07/2021 (LINK)
Istituto Majorana Avola, Chiesa Madre San Nicolò, 21/07/2021 (LINK)