Prima guerra mondiale - La storia di Antonio Spagnoli


dal Catalogo

Antonio Spagnoli è un ragazzo di  Paganico Sabino, un ridente paesino  affacciato sul lago del Turano.

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La sua esistenza venne stravolta con l’inizio della Prima Guerra Mondiale. Venne chiamato alle armi: era suo dovere lasciare la terra natia e gli affetti ed arruolarsi.

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Fatto prigioniero dagli austriaci mantiene il legame con la propria famiglia e la propria terra tramite lettere e cartoline. 

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A Paganico Sabino c’era poi un’altra modalità per avere notizie dei propri cari in guerra o prigionieri: in paese c’era un’unica donna dalle capacità premonitrici detentrice di una segreta preghiera dai toni arcaici che, recitata secondo particolari modalità, aveva la capacità di «indovinare» la sorte del soldato impegnato al fronte.

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Ce ne racconta la storia il nostro maestro Anastasio, nipote di nonna Virginia, dalla quale molte famiglie si recavano, durante la prima guerra mondiale, per aver notizie, o meglio, presentimenti, sui propri figli e mariti.

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\"Nonna Virginia era l’unica custode e detentrice, di questo rito, tanto è vero che, molte donne preoccupate per lo sorte dei propri mariti richiamati al fronte nella Prima Guerra Mondiale, si recavano da lei per pregare. Si recavano da mia nonna come quando si varcava l'antro Cumano per interpellare la Sibilla ed essere così rasserenate. E mia nonna, da esperta 'sacerdotessa\", consumava il rito facendo seguire, a delle preghiere recitate a voce alta, una in particolare modo, detta a bassa voce fra se e se. \u000bQuest'ultima invocazione doveva restare \"segreta\" e mai essere divulgata. Poteva solo essere tramandata; ecco spiegato il motivo per cui la sua conoscenza appartiene soltanto alla persona prescelta. Nonna Virginia, che lo seppe da sua madre, a sua volta l'ha trasmessa oralmente a mia madre. Ora questo tenue filo si è spezzato e quelle sante parole custodite gelosamente e cristianamente per più di un secolo, nel più profondo dei loro cuori, hanno affrontato l'oblio eterno.\"

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La preghiera recitata ad alta voce era la seguente:

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Regina del Rito

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Regina dello rito arma Maria 

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Ti ama e non ti sdegna il peccatore 

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Ti raccomanna il corpo e l'anima mia. 

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Tu ce scampi da pena e da dolore; 

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Tu ce scampi d'cmor de carestia 

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E notte e giorno e tutte quante l'ore. 

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Madre ti prego, se ce vòi defènne 

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Se lIu nemicu ce volesse affènne 

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Madre ti prego per le pene dure 

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L'ebbe Giasucristu sulla croce 

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E per la sponga e pe ll'acitu e fèle 

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L'èbbe Gesù per noi tanto fidele

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E quella sdegna e santa sapportura 

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Dové sta il santo corpo rinserrato 

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E il terzo che fu resuscitato 

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Ce libberi da guerra impertinenza  

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E quanno fu aggiunta Luce, luce lorum. 

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Per infenità a secula seculorum. Amen

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La seconda invocazione, in quanto segreta, non viene riportata.

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\"Dopo avere recitato a voce alta e con la faccia rivolta al gruppo di donne convenute per l'occasione la nonna Virginia volgeva loro la schiena e fra sé e sé pregava con le parole della seconda preghiera che andava detta tutta d'un fiato e senza intoppi. 

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Lo svolgimento più o meno filante dell'invocazione poteva determinare il destino di tanti compaesani. 

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Alla mia insistenza per conoscere il segreto di quelle parole, mia madre rispondeva sempre così: 

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'mo’ a gente se nne rie; e po’ se me dovissi nciampà mintri che te lIa dico, porta il male a te'

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A tale proposito ancora ricorda l'insistenza di una donna per conoscere diciamo così, il destino del proprio figlio e l'evidente imbarazzo di nonna Virginia che eludeva le domande.\"

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Alla fine della guerra Antonio fu rimpatriato assieme ad altri suoi commilitoni ma il suo fisico già debilitato cedette alla tubercolosi ed il tragico epilogo avvenne a Chieti. I suoi genitori, avvisati del ricovero del loro caro si recarono prontamente al suo capezzale e sua madre lo assistette per oltre tre mesi. Morì senza poter riabbracciare tutti i suoi cari, ne' tanto meno rivedere ancora una volta l'amato paese. Ora le sue ceneri riposano a Chieti.

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