Bologna, Palazzo Re Enzo e Palazzo del Podestà

a cura di Allegra Petruzzelli, pubblicato il 26/10/2023

Fotografo non identificato, BOLOGNA-PALAZZO RE ENZO, 1961, cartolina, FFC027608 Archivi fotografici ICCD, Fondo Ferro Candilera
Fotografo non identificato, BOLOGNA-PALAZZO RE ENZO, 1961, cartolina, FFC027608

dal Catalogo

Nel cuore della medievale Bologna sorge il complesso Palazzo di Re Enzo, del Podestà e del Capitano del Popolo. Tutti i palazzi, costruiti nel corso del XIII secolo, furono adibiti allo svolgimento delle funzioni pubbliche.

Il Palazzo di Re Enzo, noto anche come Palazzo Nuovo, venne costruito tra il 1244 e il 1246. Appena dopo tre anni, divenne la “residenza” di Re Enzo di Sardegna, figlio di Federico II, fatto prigioniero durante la Battaglia di Fassalta. Attorno alla sua figura fiorirono molte leggende, fatto certo è che restò a Bologna fino alla sua morte nel 1272, dopo ventitré anni di prigionia.

Tra Sei e Settecento, l’edificio subì diversi ampliamenti e rifacimenti, fino al restauro condotto all’inizio del Novecento (1905-1913) dall’architetto Alfonso Rubbiani.

Egli nacque a Bologna il 3 ottobre 1848. Dopo una breve e non molto fortunata carriera politica, il 5 aprile 1886 viene nominato Direttore dei Restauri dalla Commissione per la fabbrica di San Francesco.

A. Rubbiani fu un sostenitore incondizionato dell’architetto francese Eugène Emmanuel Viollet-Le- Duc, in particolare ne condivideva il metodo e l’appassionata ricerca della purezza medioevale.

Dopo la realizzazione dei suoi progetti, oggetto di questo approfondimento, divenne uno dei personaggi più “chiacchierati” della scena bolognese e venne soprannominato “l’architetto che ha merlificato Bologna”.

Il tutto iniziò nel 1905, quando venne incaricato del restauro della facciata di Palazzo Re Enzo. In tale occasione, l’architetto decise di ricostruire due trifore e inserire una merlatura sulla sommità della facciata.

L’Ingegner Guido Zucchini espose fin da subito il suo parere contrario, sottolineando gli errori commessi da Rubbiani. Egli infatti non possedeva nessuna informazione riguardo le merlature originarie, i merli erano stati trovati decapitati e, di conseguenza, non era possibile sapere se la mazza era a capo chiuso o a capo gigliato. La ricostruzione era basata quindi unicamente sull’estro e sul gusto dell’architetto.

Nonostante le aspre critiche, Alfonso Rubbiani mantenne tale approccio anche in occasione del restauro del Palazzo del Podestà del 1908. Dal suo punto di vista era necessario demolire le muraglie disadorne seicentesche e integrare con elementi decorativi tutti gli edifici del complesso.

Ad opporsi in maniera drastica alle idee di Rubbiani, questa volta fu l’avvocato Giuseppe Bacchelli. Egli sostenne l’importanza di conservare i lasciti storico-artistici del Seicento in quanto parte integrante della storia degli edifici e, soprattutto, sottolineò i limiti della restituzione storicamente fedele: “ha un confine che non può oltrepassare: ed è quando per essa si fa danno ai vivi ed ai futuri”.

Nonostante le critiche, si decise di approvare il progetto di Rubbiani ma con una riserva, che fosse costantemente controllato da una Commissione di esperti.

Nel 1909 iniziano i lavori che compresero: la demolizione del fianco del Palazzo di Re Enzo e dei palazzi seicenteschi, il rifacimento di alcune merlature e la ricostruzione della Loggia.

Ancora una volta Giuseppe Bacchelli non tacque e scrisse un testo intitolato “Giù le mani dai nostri monumenti antichi” dove condannò il lavoro di A. Rubbiani.

Il progetto dell’architetto era lungi dal voler conservare lo stato coevo dei Palazzi. Per Rubbiani le due fondamentali operazioni che qualificano un intervento di “restauro” definibile tale sono: il completamento delle fabbriche incompiute e il ripristino di quelle alterate dalla violenza e dalla intolleranza dei secoli bastardi.

Il restauratore, quando è posto davanti a un presente che non lo appaga, propone un’operazione di ritorno al passato, favorendo la stagione del gusto in cui gli pare che la creatività artistica sia ai massimi livelli di maturità: il XIV e XV secolo.

Alfonso Rubbiani rimosse il “diverso” per abbellire un’immaginaria città trecentesca, optando per un ripristino dell’aspetto gotico del complesso, manipolando la realtà, operando per lo più di fantasia e seguendo la moda neo-medievalista dell'epoca. Il tutto venne definito da G. Bacchelli come “un trionfo teatrale dell’apparire dell’essere”.

È però necessario distinguere tra le interpretazioni attuali e i dibattiti di allora, che riflettevano una sensibilità bene diversa nei confronti del restauro.

All’epoca, il concetto di falso-storico non era noto e non vie era nessuna sostanziale differenza tra il ritrovare le vestigia del passato nei palazzi e il costruire in un determinato stile per ottenere un risultato “retro-databile”.

Quello che al giorno d’oggi è certo è che Alfonso Rubbiani fu un grande artista e inventore raffinato ma un restauratore scadente e troppo incline alle mode coeve.

Fotografo non identificato, BOLOGNA-PALAZZO RE ENZO E Fontana DEL NETTUNO, 1930, cartolina, FFC021834 Archivi fotografici ICCD, Fondo Ferro Candilera
Fotografo non identificato, BOLOGNA-PALAZZO RE ENZO E Fontana DEL NETTUNO, 1930, cartolina, FFC021834

Fotografo non identificato, Bologna - Palazzo Re Enzo restaurato nel 19051916, cartolina, FFC016267 Archivi fotografici ICCD, Fondo Ferro Candilera
Fotografo non identificato, Bologna - Palazzo Re Enzo restaurato nel 19051916, cartolina, FFC016267

Fotografo non identificato, BOLOGNA-PIAZZA GRANDE E IL PALAZZO RE ENZO, 1962, FFC027610 Archivi fotografici ICCD, Fondo Ferro Candilera
Fotografo non identificato, BOLOGNA-PIAZZA GRANDE E IL PALAZZO RE ENZO, 1962, FFC027610

Fotografo non identificato, Bologna - Palazzo Re Enzo, 1913, cartolina, FFC016263 Archivi fotografici ICCD, Fondo Ferro Candilera
Fotografo non identificato, Bologna - Palazzo Re Enzo, 1913, cartolina, FFC016263

Bologna - Palazzo Re Enzo, 1937, stampa fotomeccanica/ cartolina postale, DVC000164 Archivi fotografici ICCD, Fondo Del Vecchio Coen
Bologna - Palazzo Re Enzo, 1937, stampa fotomeccanica/ cartolina postale, DVC000164

Fotografo non identificato, Bologna - Palazzo Re Enzo, 1918, stampa fotomeccanica/ cartolina postale, DVC000178 Archivi fotografici ICCD, Fondo Del Vecchio Coen
Fotografo non identificato, Bologna - Palazzo Re Enzo, 1918, stampa fotomeccanica/ cartolina postale, DVC000178

Fotografo non identificato, Bologna - Palazzo Re Enzo, 1919, stampa fotomeccanica/ cartolina postale, DVC000192 Archivi fotografici ICCD, Fondo Del Vecchio Coen
Fotografo non identificato, Bologna - Palazzo Re Enzo, 1919, stampa fotomeccanica/ cartolina postale, DVC000192

Bibliografia

F. Solmi e M. Dezzi Bardeschi, Alfonso Rubbiani: i veri e i falsi storici a Bologna, febbraio-marzo 1981

L. Bertelli e O. Mazzei, Alfonso Rubbiani e la cultura del restauro nel suo tempo 1880-1915, atti delle giornate di studio su Alfonso Rubbiani e la cultura del restauro del suo tempo 1880-1915, Bologna, 12-14 novembre 1981

Bibliografia in rete

DAL 1245 NEL CUORE DI BOLOGNA, (LINK)

Palazzo Re Enzo, (LINK)

Il restauro di Palazzo Re Enzo, (LINK)

Gli oppositori. Quale Medioevo? Due esperienze bolognesi di interpretazione, (LINK)

CRONOLOGIA DI BOLOGNA DAL 1796 A OGGI, (LINK)