Vasche limarie/ Piscina limaria romana

Brindisi, II a.C - XX
  • OGGETTO acquedotto
  • AMBITO CULTURALE Tecnica Costruttiva Di Epoca Romana
  • NOTIZIE Addossati al circuito delle mura cinquecentesche di Brindisi, nelle immediate vicinanze di Porta Napoli (già Porta Mesagne), si trovano gli imponenti resti di una cisterna di raccolta idrica di età romana, noti nella tradizione locale come “piscine limarie”. Attraverso un condotto sotterraneo che seguiva la naturale pendenza del terreno, qui confluivano le acque potabili raccolte nel bacino di Pozzo di Vito, sito a circa 12 km a ovest della città. L’intera costruzione, unico esempio di Castellum Aquae di tutto il Salento, conteneva una serie di camere che servivano a purificare (per decantazione) le acque dalle sabbie e dal limo in sospensione trasportato lungo tutto il tragitto del condotto romano (specus), prima di essere ripartite alle diverse fontane e cisterne della città: dalla vasca di prima confluenza l’acqua veniva fatta defluire alle cisterne successive, in maniera da permettere la sedimentazione delle impurità sul fondo. La struttura attualmente si sviluppa su una lunghezza di 51 metri e una larghezza di 11,20 metri; era composta, in origine, da almeno tre vasche successive e comunicanti, coperte da una volta a botte che si impostava a circa 4,90 metri dalla base. Presumibilmente le coperture furono demolite perché superavano in altezza le nuove mura ed anche per far posto al terrapieno. Le pareti e le volte sono in opus caementicium e in opus latericium, il muro interno trasversale in opus reticulatum, mentre il pavimento è in lastre di terracotta. I muri interni e i piloni laterizi sono intonacati con sabbia, calce e frammenti di tegole per uno strato di circa 2 cm. La parete perimetrale occidentale a ridosso della cinta muraria, alta poco più di 5 metri, è pressoché lineare, mentre quella opposta (lungo via C. Colombo) presenta due ripiegature verso l'interno a forma quadrangolare, una per ogni ambiente. Questo lato è in buona parte distrutto e si eleva mediamente per circa 1,7 m. Entrambe le pareti perimetrali hanno uno spessore di circa 80 cm. La tipologia delle piscine limarie è simile ad altri sistemi di idrici di raccolta, purificazione e distribuzione delle acque potabili presenti in altre zone d’Italia (Ostia, Propaganda Fide, Falerio, Herdonia ecc.). I resti attualmente conservati del monumento constano di due vasche comunicanti di forma rettangolare allungata, orientate nord ovest-sud est e disposte nel senso della lunghezza. La vasca maggiore, quella più a sud, è lunga 29,28 e larga 8,10 metri, era divisa in due strette navate dai sei pilastri quadrangolari - lato di 1,20 m. - allineati al centro della vasca sull'asse del lato maggiore, che lasciano ipotizzare una preesistente copertura con doppia volta a botte, poggiante da una parte sui muri perimetrali e dall’altra sui pilastri centrali. La vasca settentrionale misura internamente 16,18 m di lunghezza e 8,55 di larghezza. La canaletta sulla pavimentazione di entrambe le vasche ed il condotto presente all’angolo più a nord della vasca grande, verso cui era diretta la pendenza, servivano a smaltire le acque ed il limo depositato prima e durante dei lavori di pulizia delle cisterne. La canaletta incassata sul pavimento ha una sezione a U (18 x 16 cm) e presenta una diramazione ad Y su entrambe le vasche. Il condotto rettangolare, largo 80 cm, aveva copertura alla cappuccina e s’inoltra diagonalmente nella piscina per circa 4 metri; l’ingresso (oggi occluso) è alla base del muro perimetrale ad ovest. Quasi in corrispondenza di questo cunicolo, ad un’altezza di circa 1,98 metri dal pavimento, vi è un foro (otturato con malta) del diametro di circa 24 cm, che probabilmente serviva a regolare del livello idrico (troppo pieno). In passato questa apertura fu creduta come ingresso del canale di adduzione delle acque. Sull’angolo del muro di fronte è presente un altro arco, anch’esso chiuso, che potrebbe essere stato utilizzato come ulteriore scarico o comunque come apertura per una condotta idrica. Lungo la base dei muri perimetrali vi sono dei cordoli che servivano ed eludere le infiltrazioni e le perdite d’acqua, ricoperti, nella vasca più grande, dalle lastre della pavimentazione. Questi muri sono realizzati con blocchetti irregolari in calcare che si alternano a fasce orizzontali di laterizi. Il muro trasversale che divide le due cisterne è aperto e permetteva il passaggio dell’acqua tra i due ambienti, la larghezza originale dell’apertura era di 1,40 m; in realtà entrambe le camere hanno un proprio muro e le tecniche costruttive differenti lasciano intendere che le vasche non fanno parte di un’unica costruzione ma sono state realizzate in tempi diversi, forse come ampliamento del castellum dovuto ad una maggiore richiesta e/o flusso di acqua. Anche tra la vasca minore e quella successiva a nord, quasi del tutto distrutta, vi era un muro divisorio con un’apertura di 80 cm di larghezza posta a 60 cm dal pavimento. Di questa terza vasca resta solamente il muro dello spessore di 60 cm che si posa sulla parete a nord della vasca centrale. La pendenza di entrambe le vasche è verso sud, ovvero in direzione della cisterna più grande. Non vi sono riferimenti sul sistema di ingresso e di erogazione dell’acqua, ma si suppone che la condotta di immissione entrasse nella vasca a nord - quella più vicina a Porta Mesagne, non più esistente - attraverso la parte alta del muro, di cui non rimangono tracce. Analizzando i particolari costruttivi della cisterna si colgono elementi interessanti riguardo la costruzione del complesso: le due vasche non rappresentano il risultato di un unico progetto edilizio, ma fanno parte di due distinte fasi costruttive, come viene suggerito anche dalle caratteristiche stesse delle strutture e dalla loro reciproca relazione. La prima costruzione dell’opera sembrerebbe risalire ad epoca tardorepubblicana; ad un’epoca successiva potrebbe invece risalire un potenziamento (o rinnovamento) dell’intero sistema, come richiesto dalle aumentate necessità della colonia, che nel periodo augusteo visse un momento di grande sviluppo urbanistico e monumentale. Intorno al 1530 le piscine furono parzialmente demolite e coperte da un terrapieno durante la costruzione della nuova cinta muraria voluta da Carlo V d'Asburgo. Tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 queste ultime vennero portate alla luce quando si pensò di abbattere il tratto di cortina muraria che da porta Mesagne andava verso il bastione di San Giorgio. Una volta completata la rimozione del terrapieno, nella vasca principale furono scoperti i sei pilastri quadrangolari e nel 1895 si dispose di creare un condotto sul pavimento originale, sottoposto rispetto il piano stradale, per permettere il deflusso delle acque piovane che ristagnavano e causavano “esalazioni nocive”. Nel 1913, durante l'ampliamento dell'officina elettrica sita oltre la cinta muraria (oggi via Bastioni S.Giorgio, dove insistono gli ex locali dell'agenzia Enel), e la rimozione del terreno di riempimento presente tra le fortificazioni e le vasche, vennero alla luce i quattro grossi pilastri alti 4 metri, addossati sul lato esterno alla parete della vasca maggiore, oggi non più visibili. Questi piloni servivano a consolidare la struttura come contrafforti di contenimento della pressione dell'acqua sui muri delle vasche. Si suppone pertanto che anche i muri sul lato opposto venissero sostenuti da altrettanti piedritti con funzioni di sostegno della spinta idrostatica. Gli altri elementi oggi non più visibili sono i tre contrafforti posti all'esterno del muro corto a sud della vasca maggiore che erano stati indicati nei rilievi del 1892. Per lungo tempo e sino alla fine degli anni ’80 le vasche limarie, ed alcuni ambienti dell’attiguo bastione, furono occupati dal pub “La Tortuga”, un locale poi demolito durante il restauro delle vasche
  • LOCALIZZAZIONE Brindisi (BR) - Puglia , ITALIA
  • INDIRIZZO Via C. Colombo, Brindisi (BR)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Architettura
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1600314480
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Brindisi, Lecce e Taranto
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Brindisi, Lecce e Taranto
  • DATA DI COMPILAZIONE 2018
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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