scena della vita di S. Antonio Abate

dipinto, 1400 - 1424

Scena superiore: a sinistra due figure maschili di cui una riccamente vest ita e con cappello piumato, con falcone sul braccio destro, in atto di con versare, accanto una colonnetta tortile; al centro figura maschile sdraiat a su letto inserito in uno spazio architettonico con gradini; a destra por ticato con pilastri e volte e tre figure maschili in piedi con cappelli to rcia in mano

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • AMBITO CULTURALE Ambito Umbro
  • LOCALIZZAZIONE Chiesa di S. Domenico
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera in esame raffigura una storia della vita di S. Antonio Abate inser ito in una lunetta che corona l'affresco sottostante. La storia tratta una triplice narrazione la cui lettura va da sinistra verso destra. A sinistr a un mendicante o pellegrino si incontra con un gentiluomo con ricca veste e falcone sul braccio destro simbolo di nobiltà; al centro sopra un letto a baldacchino, un giovane sta dormendo mente gli appare un angelo; a dest ra infine due gruppi di personaggi mentre si dirigono verso una montagna. Come detto la scena si rifà all'episodio della vita del Santo in cui, manc ando i viveri nel monastero, un angelo, sotto le sembianze di un povero, a pparve al Re mentre dormiva, incitandolo ad aiutare i monaci in cambio del la sua guarigione che poi avvenne. Rispetto all' iconografia tradizionale in questa scena mancano le insegne regali e la corona che contraddistinguo no il Re ed i cammelli che di solito sono presenti nell' episodio finale. Prima menzione dell'affresco venne data dal periodico 'La cieca della Meto la' n. VI, ricordando come l'opera venne ritrovata nel 1917 e successivame nte restaurata dal prof. Alberto Colmignoli. Il Certini da notizia che il 20 novenbre 1426 nella chiesa di S. Domenico "consacratum fuit Altare...qu od est porte vie,...in onorem Sanctissimi Antonij Abbatis" ed è probabile che gli affreschi furono ultimati in occasione della cerimonia ufficile di consacrazione dell'altare. Rappresenta uno dei più interessanti capolavor i presenti nell'edificio per il quale nel 1920 il Salmi propose, con prude nza, l'attribuzione ad Arcangelo di Cola precisandola con maggiore fermezz a in seguito, avvalorato anche dal fatto che l'artista lavorò a Città di C astello nel 1416 dove dipinse nel Palazzo Pubblico una Maddalena e altre f igure .Nel 1934 il Longhi lo attribuì invece alla mano di Antonio Alberti da Ferrara (1390-1400 - prima del 1449) sottolinendo lo stretto contatto c on le storie di San Giovanni Evangelista realizzate sulla crociera di S. D omenico in Ferrara. Lo Zeri (1950) confermando l'affermazione longhiana ha avvicinato l'opera alle storie di S. Aldebrando nell'omonima chiesa di Fo ssombrone considerate anch'esse opera della mano del Ferrarese. Gli studi succssivi hanno visto poi una dicotomia tra i sostenitori dell'una e dell 'altra ipotesi, con l'aggiunta anche di altri nomi tra i quali un pittore martchigiano assai più raffinato dell' Alberti, come sostiene la Chiasseri ni (1951), non sbilanciandosi però sull' attribuzione e riproponendo i nom i dei Salimbeni, di Arcangelo di Cola, dell'Alberti e di un generico segua ce del Nelli. Nel 1964 il Rosini lo conferma lavoro dell'Alberti attribuen dolo al suo primo periodo umbro-marchigainao e vicino ai lavori di Arcange lo di Cola da Camerino. In tempi più recenti Bruno Toscano (1986) conferma anchora il nome del ferrarese. Stilisticamente il dipinto ben si ricolleg a ai lavori di Antonio Alberti, in quanto mostra una corposa consistenza p lastica delle figure, lo svolgimento semplice ed elementare del racconto, l' attenzione per il dato naturalistico e per i dettagli in accordo con il tardo gotico, espressi però con una dignità nuova, con un linguaggio più maturo e ricco in cui si uniscono le componenti salimbenesche e settentrio nali creando una forma più raffinata, segno di una fase più matura in cui il pittore si avvia ad una cosciente adesione alle formule del gotico cort ese (Savini, 1989-90). La scena in oggetto anticipa formule e temi che ver ranno utilizzati in seguito dall'artista, nei capolavori del quarto decenn io del secolo, realizzati nell'area marchigiana; le strutture architettoni che come le colonnine tortili e i pilastri grigi saranno reimpiegate insie me a nuove ricerche spaziali e volumetriche mentre il decorativismo della sfarzosa e fantasiosa descrizione delle vesti dei personaggi rappresenta u n'ulteriore componente della grande stagione del gotico cortese. L'opera s i sviluppa in una zona finita nella parte superiore con una cornice a semi cerchio; il testo pittorico è diviso in due scene da archetti pensili a se micerchio, gigliati e intrecciati
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1000075793
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio dell'Umbria
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio e per il patrimonio storico artistico ed etnoantropologico dell'Umbria
  • DATA DI COMPILAZIONE 1999
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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