giovane nudo di schiena

disegno, ca 1504 - 1505

n.p

  • OGGETTO disegno
  • MATERIA E TECNICA carta/ penna/ matita nera
  • ATTRIBUZIONI Buonarroti Michelangelo (1475/ 1564)
  • LOCALIZZAZIONE Casa Buonarroti
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE In questo studio anatomico, foglio tra i più celebri della Collezione della Casa Buonarroti, è stato identificato un primo schizzo per il gruppo centrale con giovani bagnanti della Battaglia di Cascina, l'affresco commissionato a Michelangelo, nel 1504, dal gonfaloniere Pier Soderini per la Sala del Maggior Consiglio (oggi Salone dei Cinquecento) di Palazzo Vecchio a Firenze, dove Leonardo da Vinci, chiamato poco prima dallo stesso committente, doveva dipingere, a gara, la Battaglia d'Anghiari. La scelta dei due fatti d'arme fu probabilmente suggerita a Soderini da Niccolò Machiavelli o da Marcello Virgilio Adriani: gli episodi si riferiscono, quello affidato a Michelangelo alla guerra del 1364 tra Firenze e Pisa, l'altro alle lotte tra fiorentini e milanesi del 1440. Michelangelo attinse con ogni probabilità alla Chronica di Filippo Villani (Libro IX, cap. XCVII), cogliendo non l'impeto scomposto dello scontro, ma il momento sospeso che lo precede, quando Manno Donati dà l'allarme e al grido di "Siamo perduti!" riscuote i giovani ignudi, che nella torrida giornata del 28 luglio cercavano ristoro nell'acqua del fiume alla stanchezza per la lunga marcia verso Pisa. Non mancano però discordanze fra gli studiosi a proposito delle fonti cui avrebbe potuto rifarsi l'artista. I due progetti non furono portati a termine, ma gli studi preparatori furono importanti e ammiratissimi, tanto da essere definiti da Benvenuto Cellini con la celeberrima definizione di "Scuola del mondo" (Vita, XII). L'opera di Leonardo fu parzialmente eseguita sulle pareti della sala con una tecnica presto rivelatasi inadeguata, una sorta di encausto. Il frammento leonardesco sarebbe stato ricoperto dalle pitture murali di Giorgio Vasari tra il 1566 e il 1572; le sue tracce sono state più volte ricercate, finora invano. Il progetto di Michelangelo, invece, non andò oltre il celebre cartone, al quale lavorò dall'autunno del 1504 alla primavera dell'anno successivo, quando lasciò Firenze per recarsi a Roma, in seguito all'incarico ricevuto dal papa Giulio II di progettare per lui una monumentale sepoltura. Il soggetto del cartone si ricava nei particolari dalla descrizione ammirata di Vasari, che peraltro poté conoscerlo solo attraverso frammenti e copie. Vale la pena di lasciare la parola al biografo: "Empié un grandissimo cartone di ignudi, che bagnandosi per lo caldo nel fiume d'Arno, in quello stante si dava a l'arme nel campo, fingendo che gli inimici li assalissero; e mentre che fuor delle acque uscivano per vestirsi i soldati, si vedeva dalle divine mani di Michelangelo chi affrettare lo armarsi per dare aiuto a' compagni, altri affibbiarsi la corazza e molti mettersi altre armi indosso, et infiniti combattendo a cavallo cominciare la zuffa". La straordinaria prova grafica, evidentemente ispirata da una convinta adesione agli ideali di virtù e libertà de regime repubblicano allora vigente a Firenze, fu dapprima tenuta sottochiave dall'artista, che ne concedeva la visione solo a pochi provilegiati, tra i quali lo spagnolo Alonso Berruguete. Con la fine della Repubblica e il ritorno dei Medici nel 1512, il cartone fu trasferito nel Palazzo Medici di via Larga, e qui divenne uno "studio d'artefici". L'elenco, fornito da Vasari, degli artisti che si affannarono a copiare il cartone è molto lungo, e in esso non mancano nomi illustri. L'entusiasmo suscitato fu tale che il grande disegno venne "stracciato et in molti pezzi diviso", come ancora testimonia Vasari, che nel 1541 poté vederne alcuni frammenti in casa del nobile mantovano Uberto Strozzi (morto nel 1553). In un inventario di Casa Strozzi del 1582 sono menzionati "cartoni di chiaro e scuro di Michel Angelo numero doi grandi et un picciolo". Da Mantova, dopo essere stati rifiutati da Francesco I de' Medici, in preziosi frammenti passarono alla fine del Cinquecento nelle collezioni di Carlo Emanuele I di Savoia. Non andarono però distrutti nell'incendio della Grande Galleria di Torino (1621), dato che ancora sono ricordati nel 1631 e nel 1635. Del perduto cartone michelangiolesco resta memoria in una copia, assai fedele ma parziale, ora a Holkham Hall, dipinta a monoscomo da Aristotele da Sangallo nel 1542. Un consunto foglio de Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi di Firenze (inv. 613E), con uno schizzo di Michelangelo per la composizione dell'affresco, permette di riconoscere la nostra figura nel gruppo di uomini nudi che, sulla sinistra, corrono verso il fondo; dalla copia di Aristotele si deduce invece che in una successiva elaborazione de progetto l'artista abolì il personaggio. Johannes Wilde pensò per primo a un riferimento all'Antico per il disegno, avvicinandolo alle figure di un sarcofago tardoromano con le fatiche di Ercole, conservato al Museo Nazionale Romano. Più di vent'anni dopo l'esecuzione del disegno, tra il settembre e l'ottobre del 1528, l'artista riutilizzò il foglio, ripiegato in 4, per prendere alcuni appunti sul nipote Leonardo e per annotare piccole spese
  • TIPOLOGIA SCHEDA Disegni
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900747255
  • NUMERO D'INVENTARIO Inventario degli oggetti d'arte 73 F
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • ISCRIZIONI in alto a sinistra/ metà alta - 73/ A dì 24 di settembre 1528 venne Lionardo mio nipote a stare in casa mia da Firenze. Uno cuchiaio d'ariento dua maniche d'una mia camicia uno coltello colle forbicinie colla guaina s. 11, una setola s. 17 octo braccia di tela per camicie s. 90 dua scampoli di panno d'un mio lucco nero um paio di zocholi uno grossone s. 7, 3 cratie tra refe e spilletti e sete s. 5, pel saione lire diciocto e sei soldi nel panno, nel soppanno soldi venti quatro, soldi cinque in refe. Oggi a dì dieci d'ottobre 1528 ò pagata la manifactura del saione di Lionardo soldi quaranta a Francesco da Chastello sarto. Oggi a dì 31 d'ottobre 1528 in un paio di scarpecte per Lionardo soldi nove 9, per un paio di zocholi sol. sei e cinquantuno - numeri arabi -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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