reliquiario, opera isolata di Valadier Giuseppe (bottega) (fine/inizio secc. XVIII/ XIX)

reliquiario, 1795/ 1805

Il piedistallo, a pianta rettangolare con due aggetti alla metà dei lati lunghi, è decorato sugli spigoli con grandi palmette puntinate includenti piccole foglie d'acanto quasi lisce e lucide, mentre sulle facce è piatto, liscio e lucido. Alla sommità si restringe, recando sugli spigoli foglie d 'acanto pendenti dal profilo frastagliato e termina con una superficie piana puntinata. Su di essa insistono, ai lati, due piccoli basamenti a pianta quadrata, lisci e lucidi, sui quali poggiano le raffigurazioni a tutto tondo di San Pietro a sinistra e di San Paolo a destra. Il capo leggermente volto verso destra, i capelli ricciuti come la barba che incornicia la bocca semiaperta e lascia scoperto il collo, San Pietro è vestito con una tunica panneggiata dalle maniche ripiegate sui gomiti. Essa si avvolge sulla gamba destra leggermente piegata e aggettante, lasciando scoperta la punta dei piedi calzati con sandali. Un mantello, fermato sulla spalla destra con una fibbia, ricade (Segue in OSS)

  • OGGETTO reliquiario
  • MATERIA E TECNICA VETRO
    argento/ sbalzo/ cesellatura/ traforo
  • ATTRIBUZIONI Valadier Giuseppe (bottega)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Valadier Andrea
    bottega romana
  • LOCALIZZAZIONE Pisa (PI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il reliquiario, datato da Lucchesi alla fine del XVII sec. (G. Lucchesi, " Museo dell'Opera del Duomo di Pisa", Pisa, 1993, p. 72), compare per la prima volta nell'inventario del 1805, in cui figura come dono dell'arcivescovo Angelo Franceschi (1778-1806), come attesta anche lo stemma sulla front e del basamento centrale. Dal momento che l'oggetto non si trova tra quelli scampati alle requisizioni del 1799, inseriti nell'elenco trascritto e pubblicato da Lucchesi (G. Lucchesi, "L'Opera del Duomo e le requisizioni francesi al tempo di Napoleone I", in "Bollettino Storico Pisano", n. LXIV, 1995, pp. 247-259), deve essere stato donato dal Franceschi tra il 1800 e il 1805. Già gli studiosi pisani ottocenteschi devono essersi accorti dello straordinario valore artistico del reliquiario, se lo citano nei loro testi, portandolo ad esempio della generosità dell'Arcivescovo che lo ha donato. Per primo il canonico Giuseppe Sainati nel suo "Diario Sacro Pisano" (1871) scrive a proposito del nostro reliquiario: "Fra i doni poi che il Prelato fece alla Primaziale, è degno di nota il Reliquiario d'argento del peso di libbre 15 e del valore di 3500 lire toscane, che fu eseguito da Andrea Valadier, e che contiene le Reliquie dei SS. Apostoli Pietro e Paolo" . Egli rimanda, poi, a un non meglio precisato manoscritto capitolare. Con parole pressoché identiche anche il canonico Niccola Zucchelli (1907) menziona nuovamente l'oggetto nella sua "Cronotassi dei Vescovi e Arcivescovi di Pisa", trattando dell'arcivescovo Franceschi. In mancanza di punzoni, che probabilmente sono stati eliminati in occasione del restauro cui è stato sottoposto il reliquiario nel 1901 da parte dell'orafo fiorentino Giuseppe Grazzini, l'attribuzione ad Andrea Valadier attestata dai due studiosi pisani, risulta estremamente interessante anche se assai improbabile. L'oggetto, infatti, che costituisce quanto possa esistere di più lontano dallo stile rococò delle opere di Andrea, è un tipico esempio del gusto neoclassico, diffusosi a Roma a partire dagli anni Sessanta del XVIII secolo per o pera di Luigi Valadier, figlio di Andrea. Ma il nostro reliquiario si disc osta dagli arredi in argento realizzati da Luigi per il suo carattere più vicino al Neoclassicismo maturo, espresso nelle opere di suo figlio Giuseppe, che dirige la bottega Valadier dal 1785, anno della morte del padre, a l 1827. La struttura semplice e geometrica, che alle linee curve preferisce le rette, è di chiara impronta architettonica, tanto che il piedistallo centrale su cui poggiano i due cherubini, che sorreggono l'urna porta-reliquia, richiama alla memoria quello di una colonna o di un obelisco. I due Santi a prima vista possono sembrare in contrasto con le altre parti che compongono l'oggetto, ma in realtà questo è soltanto l'effetto di un'eccessiva pulitura alla quale sono stati sottoposti: essa li ha snaturati, privandoli della loro patina originaria. Entrambi sono caratterizzati da uno sguardo severo ed un po' corrucciato e sono colti in pose più solenni e composte di quelle che presentano i santi in argento realizzati da Luigi per l 'altare del Duomo di Monreale, caratterizzati da ricchi panneggi di ascendenza ancora barocca. Ad accentuare maggiormente il contrasto con questi ultimi sta il S. Paolo del nostro reliquiario, che, nel gesto enfatico del braccio sinistro alzato, ricorda un tribuno romano mentre arringa la folla. Analogamente, i due cherubini speculari non hanno niente della leggerezza e della grazia dei maliziosi puttini rococò, ma, al contrario, possiedono una loro fisicità e si presentano con i piedi ben piantati sul basamento, mentre a fatica sorreggono l'urna. L'apparato decorativo, poi, costituito da palmette, foglie d'acanto e d'alloro, è confinato nelle cornici, mentre le facce del piedistallo e quelle dei basamenti recano superfici lisce e lucide. Ma è soprattutto l'urna porta-reliquia che ci consente di effettuar e puntuali confronti con arredi eseguiti da Giuseppe. Infatti, il motivo d elle zampe leonine, da cui si elevano lesene scanalate, decorate in basso con una palmetta e terminanti in alto con una testa leonina ad altorilievo , si ritrova pressochè identico sugli oggetti che compongono il servizio d a tavola, realizzato da Giuseppe tra il 1795 e il 1798 per l'arcivescovo A ntonio Maria Odescalchi (A. Gonzàlez Palacios, "Il gusto dei principi", Milano, 1993, v. I, pp. 199-205). Questo motivo particolare, che costituisce che costituisce un carattere stilistico distintivo del servizio, rimandando nelle lesene ad una delle soluzioni decorative più diffuse sugli edifici classici, deve aver riscosso un grande successo, sino a diventare quasi un a sigla di bottega. (Segue in OSS)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900665771
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • ENTE SCHEDATORE Opera Primaziale Pisana
  • DATA DI COMPILAZIONE 2003
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2007
  • STEMMI Fronte del basamento - RELIGIOSO - Stemma - Franceschi - Scudo bombato poggiante su un cherubino e definito, in alto, da una coppia di rigogliose foglie d'acanto a voluta convessa dalla punta arricciata e d a una di piccole volute concave modanate e a foglia d'acanto. Queste racch iudono, (Segue in OSS)
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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