Gesù crocifisso tra la Madonna e San Giovanni

scultura,

Le tre statue a tutto tondo si ergono all'interno dell'edicola architettonica con apertura ad arco a tutto sesto (cfr. scheda relativa n. 150), stagliandosi sulla parete di fondo dipinta di azzurro (alterata in verde). A sinistra Maria con accentuazione drammatica volge il capo verso il Crocefisso, stringendosi con la mano sinistra il manto al petto e mostrando il palmo destro allo spettatore; la massa plasticamente determinata del corpo è avvolta da ampi panneggi le cui pieghe si dispongono con ricercati effetti curvilinei. Tale caratteristica connota che la statua di S. Giovanni, che alzando la mano destra e trattenendo con la sinistra la veste, sembra ritrarsi verso il fondo della scena, evidenziando, tramite i tratti somatici, il suo atteggiamento doloroso. Al centro "Cristo patiens", calmo e dolente, è cinto ai fianchi da un corto perizoma dove si ripetono le geometriche curve già notate nei panneggi degli altri due protagonisti. La croce si erge sulla cima del Calvario con la consueta iconografia di accompagnamento: il teschio di Adamo

  • OGGETTO scultura
  • MATERIA E TECNICA marmo bianco/ scultura
  • ATTRIBUZIONI Ambrogio Da Montevecchi (notizie 1476-1524)
  • LOCALIZZAZIONE Piacenza (PC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il gruppo scultoreo che, stando alla Visita Aloisio Sanvitale del 1837 (Ms. Archivio Curia) era protetto da un vetro, venne, con la cornice architettonica che lo contiene, smontato durante i restauri del 1900, rimanendo sino verso il 1920, nei cortli del duomo. Come si ricava dalla scritta sul listello e da quanto compare sull'edicola architettonica (cfr. scheda relativa n. 150), venne commissionato nel 1504 da Giovanni Bagarotti, vescovo di Bobbio. Fu pubblicato per primo da L. Ozzola (Boll. Storico Piac. 1912) che lo vide ancora nei cortili sotto il portico retrostante l'abside maggiore, cui si deve l'identificazione di "Ambrosii Montisvegii" con il lapicida menzionato più volte tra il 1476 ed il 1509 all'interno degli Annali della Fabbrica del Duomo di Milano, ove, in data 1507, lo si dice tra l'altro lavorare genericamente per il Bagarotto. L'artista che lavorò anche in S. Celso a Milano nel 1508, morì nel 1524 lasciando parte dei suoi beni alla Fabbrica del duomo di Milano. Lo scultore letto in consonanza all'operato dell'Amodeo (Ozzola 1912, p. 5; Pettorelli 1922, p. 13; Peroni 1966, p. 20), alla incisività del Mantegazza (Peroni 1966, p. 20) ed alla tensione psicologica dei compianti di Nicolò dell'Arca e del Mazzoni. Mi sembra che più che gli stilemi del Mantegazza tendenti a una riduzione bidimesionale de rilievo, agitato da un disporre le pieghe dei panneggi per angoli spezzati e nervosi, si debba vedere qui una stretta somiglianza con il modo di costruire le figure (solide e corpose) e soprattutto di disporvi al di sopra i panneggi per ampie pieghe, che si ripetono l'una a fianco dell'altra creando ritmi pacati incentrati sulla ripetizione di sagome a curve contrapposte a soluzioni lineari, elementi questi tipici della produzione di Pietro e ancora di più di Tullio Lombardo (cfr. J. Pope Hennesy, La scultura italiana. Il Quattrocento, Milano 1964, pp. 351-356), cui si unisce una forzatura psicologica assente invece nei due Lombardo, principalmente espressa dalla figura di S. Giovanni, ben lontano comunque degli espressionismi di Nicolò dell'Arca e del Mazzoni
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800267568
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • ISCRIZIONI lungo il listello su cui poggiano le statue - AMBROSII MONTISVEGII MEDIOLANENSIS OPUS -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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