Villaggio di Monte Zignago (insediamento villaggio)

Zignago,

Il villaggio di Monte Zignago è stato individuato nel corso di ricerche effettuate dall’ISCUM (Istituto di Storia della Cultura Materiale) lungo la strada carrabile che ricalca la vecchia mulattiera Pieve-Serò, in corrispondenza del versante nord del Monte Zignago. Al momento della ricognizione di superficie erano visibili resti di paramenti murari in pietre sbozzate non legate da malta, disposte a piani regolari ogni due o tre corsi e con scarti di lavorazione impiegati come zeppe. Furono isolati almeno due paramenti appartenenti a due edifici distinti, alcuni crolli di murature e tracce di paleosuoli, oltre a materiale ceramico rappresentato da frammenti di graffita arcaica savonese, maiolica arcaica e priva di rivestimento grezza. Il sito, identificato con il “locus Zignaculi” ricordato nei Liber Iurium nell’anno 1273, fu in seguito oggetto di scavi archeologici, condotti su concessione del Ministero dei Beni Culturali, tra il 1978 e il 1986. I primi interventi riguardarono l’area di un edificio, rivelando una successione stratigrafica poco articolata: sotto l’humus vi era uno strato di crollo, caratterizzato da pietre scistose e da pietre arrossate dalla lunga esposizione, che copriva una concentrazione di lastre di argilloscisti frammiste a travi carbonizzate, da ricondurre al crollo del tetto, e un deposito di terra nera con chiazze di argilla cotta. Il pavimento era costituito in parte da argilla e in parte da una massicciata posta a coprire l’affioramento roccioso, su cui era stata scavata una canaletta per lo scolo delle acque. I reperti ceramici (olle, testelli, maiolica arcaica) datano la frequentazione dell’ambiente al XIV secolo, mentre l’assenza di un consistente piano di calpestio e di un focolare escludono l’ipotesi di un utilizzo della costruzione a scopo abitativo. La presenza della canaletta e di due pietre, forse utilizzate come sedili, suggeriscono invece un uso funzionale al ricovero di animali domestici, ipotesi suffragata anche dalla vicinanza all’antica viabilità che si snodava poco più a valle. Nel corso degli anni 2012-2013 il sito è stato oggetto di nuove campagne di scavo con l’intento di indagare alcune aree del versante che le prospezioni geoarcheologiche condotte negli anni ’80 indicavano come possibili sedi di strutture archeologiche sepolte, nonché alcuni spazi aperti posti tra le strutture già in vista al fine di comprendere le dinamiche di sfruttamento complessivo del versante ad opera degli abitanti del villaggio. Nel settore orientale del sito l’indagine ha condotto all’individuazione di un ambiente, solo parzialmente conservato in quanto interessato da una frana che ha coinvolto il versante, con il lato lungo addossato al fianco della collina, preventivamente modellato con un taglio verticale dell’affioramento roccioso. All’interno, il piano di vita in terra battuta conservava tracce del crollo del sistema di copertura, sigillato da un potente deposito di origine colluviale. Lo scavo realizzato nell’area a ovest, oltre a identificare il perimetrale orientale dell’ambiente già indagato nel 1986, ha permesso di individuare una serie di vani in successione che sembrano configurare una o più abitazioni di versante, con ampia parte residenziale a monte e una serie di ambienti di servizio (magazzini, laboratori) nella fascia posta più a valle. Lungo il muro perimetrale nord si è conservato un lacerto di pavimentazione in acciottolato tra le cui pietre è stata rinvenuta una moneta della zecca di Genova del XIV secolo. Un’ultima attività di scavo è stata condotta nell’area sommitale del sito, dove sono emerse le fondazioni a sacco di una potente muratura, probabilmente identificabile con uno dei lati di una torre o di un muro di cinta posto sul limite ovest della spianata. In conclusione, gli esiti delle più recenti indagini hanno indicato come il tessuto insediativo del villaggio non fosse a case sparse, come inizialmente supposto, ma rispondesse piuttosto a un progetto unitario, con edifici affiancati gli uni agli altri lungo le curve di livello della collina così da contornare l’area sommitale, su cui insistevano strutture con funzione difensiva. In una zona più periferica ed eccentrica, prossima al percorso stradale, si collocavano le stalle e i ricoveri per animali. Gli ambienti rinvenuti sembrano tutti a piano unico, con copertura in lastre litiche e piano di calpestio in terra battuta o in acciottolato. I vani erano frequentemente corredati di una o due grosse pietre quadrangolari, collocate negli angoli interni, utilizzate presumibilmente come sedili in occasione dello svolgimento di attività domestiche. Inoltre, contrariamente a quanto ipotizzato a seguito delle precedenti campagne di scavo, nessuna delle strutture indagate sembra essere stata distrutta per incendio, lasciando ipotizzare piuttosto un abbandono del villaggio almeno parzialmente pianificato, per quanto improvviso. Per quanto riguarda i materiali rinvenuti si segnalano manufatti e utensili in metallo relativi ad attività agricole e pastorali e recipienti ceramici, rappresentati da testelli, olle da fuoco e vasellame fine da mensa (scodelle in graffita arcaica savonese, forme aperte e rari boccali in maiolica arcaica pisana). Assolutamente rara risulta invece la presenza di forme aperte di produzione ispano-moresca. A tali manufatti si associano reperti numismatici costituiti da quartari e denari in mistura della zecca di Genova databili tra la fine del XIII e il XIV secolo, che rappresentano utili indicatori per la definizione cronologica delle ultime fasi di vita dell’abitato

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