Montegrotto Terme - Area archeologica di Via Scavi/Viale delle Terme (luogo ad uso pubblico)

Montegrotto Terme, post 30 d.C - ante 300 d.C

Il nucleo di strutture meglio conosciuto di Montegrotto Terme è senza dubbio quello che si trova ai piedi delle pendici nord-orientali del colle Bortolone (vedi sito 691110), all'incrocio tra viale Stazione e via degli Scavi. Oggetto di scavi tra la fine del '700 e gli anni '90 del '900, l'area è attualmente visitabile: vi si incontrano, procedendo da sud a nord, una serie di tre vasche adiacenti tra loro collegate da una complessa rete di canalizzazioni di servizio di cui si sono trovati anche gli alloggiamenti per due ruote idrauliche, un vano isolato ad ovest di queste, un ambiente allungato da interpretarsi forse come un portico, un piccolo edificio teatrale ed un edificio a più absidi. Le tre vasche, scavate tra il 1781 ed il 1788 dall'allora proprietario dell'area marchese Giovanni Dondi dell'Orologio, erano “tutte lastricate di bei marmi” e, come ci informa Mandruzzato, nei pressi e all'interno furono rinvenuti frammenti di colonne, di statue e lacerti musivi con tessere colorate. Il sistema di canalizzazioni idrauliche era costituito da tubature plumbee interrate in canalette coperte costruite in laterizio e da canalette a cielo aperto in blocchi di trachite. Nonostante gli eruditi locali avessero sottolineato l'eccezionalità del ritrovamento, i preziosi marmi vennero spoliati e riutilizzati per decorare alcuni hotel di Montegrotto ed Abano. La costruzione di un hotel nel terreno immediatamente ad est nel secolo scorso ha mutilato due delle tre vasche e provocato la distruzione di alcuni ambienti mosaicati emersi durante gli stessi lavori ma non rilevati. Le tre vasche dovevano costituire il fulcro di un complesso termale articolato su un grande spazio centrale, forse una palestra porticata, limitato a nord e ad ovest da piscine. Tale corte centrale manca di sicuri contesti di scavo ed è solo ipotizzabile, tuttavia alcuni ritrovamenti, purtroppo non documentati, di pavimenti mosaicati all'interno del cantiere dell'Hotel Montecarlo rendono plausibile tale ipotesi. Sull'angolo nord-occidentale della supposta corte centrale è stato individuato un ambiente di 10x4 m, originariamente pavimentato in lastre marmoree da cui si accedeva direttamente ai tre ambienti che contenevano le vasche: a sud una vasca rettangolare, a ovest una circolare, e a nord, attraverso un vano di collegamento, una grande vasca rettangolare biabsidata sui lati corti. La prima di queste vasche era contenuta in un ambiente rettangolare terminante a sud con una nicchia absidata in origine probabilmente quasi interamente scoperto: l'esiguo spessore delle murature induce infatti a pensare che la copertura dell'ambiente si limitasse alla nicchia absidata sul lato sud e ad un piccolo portico su quello nord, lasciando così lo spazio occupato dalla grande natatio (8,5x20 m) a cielo aperto. Il fondo della vasca, lo spazio tra questa ed i muri dell'ambiente e le pareti dovevano essere interamente decorate in marmo. La vasca circolare era inserita in quello che, a giudicare dallo spessore delle murature e dalla tecnica costruttiva, doveva essere l'unico ambiente coperto del complesso: esso era completamente costituito dalla vasca, il cui fondo, più basso di quasi un metro rispetto a quello dell'ambiente limitrofo, era raggiungibile attraverso una breve scaletta in mattoni. Come la vasca vista in precedenza, anche questa doveva essere interamente coperta in crustae marmoree. La cupola dell'ambiente era costruita in cementizio. A nord della tholos sono stati individuati due ambienti, di cui uno absidato, che dovevano servire alla cura dei frequentatori del complesso. A nord il complesso era chiuso dal grande spazio rettangolare biabsidato che conteneva la grande piscina (24,5x9,5 m) della medesima forma. Anche in questo caso la natatio, le ambulationes e le pareti dovevano essere rivestite di marmi bianchi e policromi. Nel complesso le strutture trovano ottimi confronti con gli altri impianti di epoca romana che sfruttavano acque termali naturali. Il complesso termale è datato alla prima metà del I sec d.C., e, in base ad alcune fistulae bollate col nome di Arria Fadilla, dovette sicuramente subire un qualche intervento strutturale nella prima metà del secolo successivo. Poche decine di metri ad ovest dell'angolo nord-occidentale dell'impianto termale, conservato solo in fondazione, vi è un piccolo complesso costituito da quattro ambienti disposti specularmente (vano grande ad ovest e piccolo ad est nella parte settentrionale e vano piccolo ad ovest e grande ad est nella parte meridionale) di difficile interpretazione e datazione incerta (forse III sec d.C.). Poco più a nord degli alloggiamenti per le ruote idrauliche collegate al sistema di canalizzazioni, sorge il “teatro”: si tratta di un piccolo edificio per spettacoli di cui restano solo le fondazioni dell'edificio scenico e la gettata di cementizio che sosteneva le gradinate della cavea, scoperto solamente nel 1953 e portato completamente alla luce tra il 1965 e il 1967. Se l'interpretazione funzionale dell'edificio come luogo adatto allo svolgimento di spettacoli è certa, non altrettanto sicura è la sua definizione puntuale che oscilla tra “teatro”, “teatro coperto”, “odeum”, “odeion/bouleuterion”. Lungi dall'essere interessati ad una mera disquisizione formale è qui importante cercare di capire che tipo di spettacoli venissero eseguiti: secondo i canoni costruttivi vitruviani i teatri dovevano avere un pulpitum rialzato rispetto all'orchestra, in modo che gli attori fossero visibili a chi prendeva posto in quest'ultima ed il fatto che nell'esempio in questione questo elemento non trovi riscontro ha fatto ipotizzare che l'edificio potesse essere adibito ad esibizioni di musicisti, coristi, danzatori e letture recitate di testi classici. Un elemento comune agli edifici dedicati alla fruizione della musica è poi la copertura per assicurare una buona acustica e, dal momento che dallo scavo dell'edificio di via Scavi sono emerse numerosissime tegole, la suggestione di interpretare i resti come quelli di un edificio per spettacoli non teatrali. Dal punto di vista architettonico si tratta di un edificio che misurava 38x37 m con una cavea semicircolare di 28 m di diametro impostata su una sostruzione cementizia piena, forse per distribuire uniformemente il carico su un terreno fortemente instabile. Davanti alla cavea il settore scenico era costituito da un vasto pulpitum e una scaenae frons articolata in tre porte alternate a nicchie rettangolari e semicircolari. Dietro il fondale scenico un lungo ambiente rettangolare chiudeva l'edificio. Alle spalle della cavea, in asse con la porta centrale della scaenae frons, sorgeva una ampia terrazza curvilinea con al centro un piccolo tempietto, da interpretarsi come sacello sacro o, più probabilmente, come palco d'onore (tribunal). L'edificio conserva traccia di almeno tre fasi costruttive: la fase di impianto deve essere fatta risalire alla prima metà del I sec d.C., una seconda fase che coinvolse tutti i settori del monumento si colloca nel II sec d.C. ed un ultimo intervento su cavea e in parte dell'edificio scenico tra il III e IV sec d.C.. Dopo l'abbandono l'edificio fu privato del rivestimento lapideo e di gran parte della decorazione marmorea ed al centro della cavea si scavò un affossamento circolare del diametro di ca 2 m da interpretarsi con tutta probabilità con l'impianto di una calcara per la cottura in situ dei marmi e delle pietre spogliate dall'edificio. Nel 1970 si rinvenne un ulteriore complesso di fabbrica posto a nord del complesso termale e ad est dell'edificio per spettacoli: conservato solo in fondazione e stato recentissimamente oggetto di restauro ed è di ancora difficile interpretazione. Nel complesso di tratta di un edificio con un ampia corte centrale scoperta di forma quadrata con al centro una vasca circolare. Su un'asse nord-sud passante per il centro della corte sui lati meridionale e settentrionale si impostano due locali absidati, mentre sui lati orientale ed occidentale si aprono due serie di ambienti rettangolari. I tre ambienti del lato occidentale hanno uno sviluppo planimetrico che corrisponde al lato della corte centrale e si distribuiscono con un ambiente più largo e più profondo al centro e due ambienti minori ai lati; sul lato orientale invece si distribuiscono in maniera simmetrica cinque ambienti, di dimensioni tra loro diverse (pur rispettando la simmetria) in larghezza, ma identici in profondità. In questo modo l'edificio appare caratterizzato da un rigoroso asse di simmetria est-ovest. Si è ipotizzata la presenza di ulteriori vasche nei due ambienti absidati ed in alcuni di quelli rettangolari facendo così apparire plausibile un interpretazione dell'edificio come struttura ricreativa all'interno del complesso termale. Incerta è anche la cronologia, che si ritiene, al momento attuale degli studi, di collocare nel II sec d.C.. A nord di quest'ultimo edificio, nel 1995-1996 si sono individuate alcune murature ad andamento tra loro parallelo che sono state interpretate come resti di un portico che chiudeva a nord l'area

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