A seguito del rinvenimento di un certo numero di sepolture avvenuto nel 1878 nella frazione di Pozzale in comune di Pieve di Cadore, il Ministero inviò nel 1880 l’ispettore Bertolini che ebbe l’occasione di controllare nuovi lavori di escavazione nell’area dei rinvenimenti senza però riscontrare altro che “alla profondità di un metro circa, la terra nereggiante in cui si era fatta la scoperta denunciata”. L’anno successivo lo stesso Bertolini svolse alcune indagini nei terreni interessati dalle scoperte di tre anni prima e rinvenne una tomba racchiusa da un recinto di ciottoli con un inumato il cui unico elemento di corredo era rappresentato da un piccolo coltello in ferro. La necropoli di Pozzale è quindi nota principalmente da contesti rinvenuti in seguito a scassi casuali ed i materiali risultano dispersi nel corso della Prima Guerra Mondiale; nel 1991 e successivamente nel 2004 sono state rinvenute altre 4 sepolture ad inumazione. Nel 1991 sono venute alla luce due sepolture, orientate nord-sud , databili (almeno una dal momento che la seconda era priva di corredo) all’età romana. Nel 2004 il rinvenimento di altre due sepolture a seguito di lavori di costruzione ha portato ad un intervento di scavo di emergenza in una zona molto vicina alle sepolture individuate nel 1991: le due tombe scavate risultano entrambe orientate est-ovest, con il defunto deposto supino in cassa lignea e, in un caso (dal momento che in una risulta assente l’estremità superiore dello scheletro), col cranio ad ovest. Entrambe le sepolture sono prive di corredo e lo scavatore ipotizza una loro datazione ad una generica età medievale. Le informazioni necessarie alla datazione della necropoli vanno quindi ricercate nella descrizione che Bertolini dà dei ritrovamenti del 1878 dai quali si evince che si doveva trattare di una necropoli pluristratificata con una prima fase di utilizzo di seconda età del Ferro ed una di epoca romana. Non sembra che al Pozzale la fase romana insistesse su quella protostorica (Bertolini riporta che le tombe romane erano alla stessa profondità dal piano di campagna di quelle dell’età del ferro). Alla necropoli più antica apparteneva una tomba plurima coperta da una platea di ciottoli in cui si rinvennero, rispettivamente in tre zone diverse, elementi di corredo in bronzo quali elmi, torques e simpula al centro, diverse armi in ferro defunzionalizzate ed elementi di cintura in bronzo da un lato e situle bronzee in frammenti dall’altro; assieme alle situle, usate come cinerari, oggetti come fibule e perle di pasta vitrea che dovevano essere state deposte assieme alle terre di rogo. Vicino a questa tomba fu anche trovata una stele con iscrizione a caratteri venetici ad andamento bustrofedico. Come nella necropoli di Riva del Brodevin a Lozzo, a causa del cattivo stato di conservazione dei reperti, la fase romana può essere datata solo in base ai ritrovamenti monetali: il range cronologico dato dalle monete va da Traiano (88-117 d.C.) a Gordiano III (238-244 d.C.)