resti di edificio con pavimento a mosaico di età romana (edificio pubblico, luogo ad uso pubblico)

Alba, ca metà I d.C - ca IV-V d.C

In via Vernazza 9 viene messa in luce una porzione del cardine massimo, in ciottoli di fiume, a schiena d'asino e della larghezza di m. 5,50 con un marciapiede di m. 4. Ad W si rinviene un ambiente rettangolare allungato che costituisce il fronte est dell'insula, occupata da una domus (prima metà I sec. d.C.) trasformata poi, tra la fine del I e gli inizi del II sec. d.C. in grande edificio pubblico. Fase I. La domus, che occupa il settore meridionale dell'insula, viene intercettata a fine '800 durante la realizzazione della cantina dell'allora "Casa Prandi" e indagata all'inizio degli anni '90. Essa è databile tra la prima metà del I sec. d.C. e l'epoca neroniana. Consta di tre ambienti che si affacciano a N su un'area scoperta interna alla casa, forse una corte. Un vano conserva un pavimento a signino, mentre gli altri due sono in mosaico. Uno dei due mosaici, tagliato dall’esedra della fase edilizia successiva, è conservato per m. 5x3,50 e presenta uno spessore di cm. 30.Esso è alettato su un battuto in signino molto sottile, a sua volta poggiante su un sottofondo di cocciopesto gettato su un vespaio di ciottoli. Il piano pavimentale presenta il fondo in tessere bianche (cm. 1 di lato) disposte diagonalmente rispetto all’orientamento della stanza, decorato con una cornice realizzata con una doppia banda di tessere di colore nero e di uguale dimensione. La cornice è definita da una fascia di tessere bianche disposte in senso normale all’andamento delle pareti nella quale sono inserite le due bande in tessere nere e tra loro distanziate di cm. 5. In un secondo momento viene realizzata una decorazione parietale dipinta, rinvenuta a frammenti nei livelli di distruzione: sfondo di colore nero o rosso con bande sovradipinte azzurro/verdi e bianche, cornici a festone, elementi vegetali, figure umane e animali, che rimandano ad un apparato decorativo tipico del IV stile pompeiano. Fase II. Verso la fine del I sec. d.C. la domus viene smantellata e il livello di calpestio rialzato in funzione della costruzione di un nuovo edificio pubblico, il cui lato sud si caratterizza per la presenza di un'esedra e due nicchie quadrangolari; la medesima articolazione si rinviene sul lato settentrionale, dove si individuano anche strutture relative ad un porticato, che definisce un'area quadrangolare. Fase III. Nella seconda metà del IV sec. d.C., parte delle strutture dell'edificio pubblico, nella zona meridionale dell'insula, viene rioccupata come dimora precaria, come dimostrano la presenza di focolari per la cottura del cibo e un recinto per animali coperto con una tettoia lignea o di paglia. Un altro breve tratto di struttura muraria con orientamento E/W è inserito nell'attuale fondazione perimetrale del palazzo medievale denominato Casa Cantalupo (ala E verso via Cerrato) Tra i materiali rinvenuti si distinguono frammenti di vernice nera, pareti sottili, anfore Dressel 6 e Dressel 2/4, lucerne a volute; monete di prima metà I sec. d.C. I depositi che sigillano la rasatura dei muri dell'edificio pubblico restituiscono sigillata narbonese tarda e materiali databili tra il IV e il V sec. d.C. Nei piani d'uso della fase III si rinviene lo scheletro di un quadrupede (suino). La presenza di una coppa a listello in sigillata tarda permette di datare la cronologia entro il V sec. d.C. L'ultimo livello di abbandono restituisce sigillata tarda regionale, vetrina pesante, pietra ollare tardo-romana

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