INSEDIAMENTO FORTIFICATO E PIEVE DI S. MICHELE IN INSULA (insediamento fortificato, insediamento)

Trino, Alto Medioevo inizio/ inizio

In occasione del restauro della chiesa di S. Michele di Trino, sono stati eseguiti nel 1980-81, scavi in estensione della chiesa, sorta all'interno di una cinta fortificata di origine tardo romana. Le campagne di scavo, proseguite fino al 1990, hanno evidenziato una continuità di occupazione dall'età alto medievale al periodo romanico. Prospezioni geofisiche e fotografie aeree all'esterno dell'edificio hanno permesso di localizzare altre strutture di tipo civile, pertinenti ad un sito fortificato. All'interno della chiesa, le strutture di fase tardo antica (muri in ciottoli legati da malta e laterizi a spina di pesce) terminano con un livello di abbandono sigillato da sottili strati alluvionali. Sui depositi si impianta una necropoli alto medievale con tombe a fossa e a cassa lignea, e rare tombe in laterizio; queste si presentavano orientate e fittamente sovrapposte, forse organizzate in gruppi. La necropoli alto medievale appare tagliata da una prima chiesa a tre navate con presbiterio forse triabsidiato, che dovrebbe essere pertinente ad un insediamento di età longobarda a cui appartengono parte delle fortificazioni e alcune tombe infantili, due delle quali a cassa di sesquipedali. L'edificio, modificato in età protoromanica da un ampliamento del coro, viene restaurato o ricostruito nella parte superiore nel XII sec., mentre nell'abside si affrescano le pareti. Nel corso del XIII sec. la chiesa venne abbandonata per via del trasferimento della sede plebana nel vicino borgo di Trino, fondato nel 1215. Gli scavi all'esterno della chiesa hanno consentito di mettere in luce in resti della fortificazione e dell'insediamento caratterizzato da una stratigrafia compresa tra età tardo romana e medievale. La fortificazione di forma ovale irregolare presentava una fitta serie di contrafforti quadrangolari cavi, aggettanti verso l'interno e posti a distanza di circa m 2,50 l'uno dall’altro. Sono attribuite per tecnica di costruzione (fondazioni a sacco in ciottoli di fiume non spaccati, legati da malta tenace, alzato in materiale deperibile, copertura in laterizi) al V-VI sec. d.C., ma il tipo di impianto iniziale trova confronti sporadici, per la presenza della serie regolare di contrafforti, in fortificazioni romane di età imperiale. Il tracciato e la struttura complessiva trovano confronti soprattutto in fortificazioni dell’area alpina orientale e in quelle giustinianee dell’area nord-occidentale, come ad esempio il castrum ligure di Perti, del VI-VII secolo. Per questo periodo non si conoscono esempi simili di fortificazioni di pianura. L'analisi della struttura ha rivelato rifacimenti successivi con riprese e rettifiche di tracciato (ad esempio il tratto ovest fu ricostruito in età alto medievale, tagliando il deposito argilloso che aveva sigillato i tetti dell'insediamento romano tardo antico). Nell’area ovest del recinto sono state rinvenute strutture romane pertinenti a diversi edifici isolati, allineati lungo una fronte rettilinea. È stato possibile riconoscere la pianta quasi completa di un complesso rettangolare, costruito con particolare cura e affiancato a sud da un ampio cortile. L’edificio, coperto dopo l'abbandono dal cimitero della chiesa medievale, era organizzato intorno ad un cortile, con ambienti coperti sul lato est, una fronte porticata su quello nord e un piccolo cortile, con falde di tetto spioventi al centro appoggiate su quattro sostegni lignei sul lato sud. È possibile che il complesso costituisse una qualche sede amministrativa, forse in associazione con la mansio di Rigomagus, ma non si escludono funzioni domestiche o produttive. L'abitato alto medievale è venuto in luce, infine, nella zona a nord della chiesa. Sono conservate tracce di strutture rettangolari, abitazioni e ambienti d’uso, con pareti in materiale deperibile applicato su uno scheletro di robusti pali piantati nel terreno, dei quali sono rimaste soltanto le tracce delle buche che li ospitavano. La pianta meglio conservata presenta un ambiente diviso in due e pavimento a doppia pendenza verso l’esterno (misura complessiva m. 1,80x 1,60), circondato da una tettoia o corridoio esterno con perimetro a pali portanti (perimetro esterno m. 3 x 2,80). Tra questa struttura e il muro di cinta sono apparsi altri resti appartenenti a strutture con alzato in legno, votate a varie attività artigianali, quali concia delle pelli, lavorazione del vetro, dei metalli e dell'osso. Numerosi vani, probabilmente delle abitazioni, risultano costruiti addossati al muro di cinta. In età più tarda, tra XI e XII sec., quando Trino ha ormai assunto l'aspetto di una pieve incastellata, sull'abitato precedente viene eretta una dimora signorile in pietra. L'esame dei materiali provenienti dagli strati interni ed esterni alla chiesa ha evidenziato manufatti di età romana imperiale (I-II sec. d.C.), ceramica comune ben cotta, imitazioni locali di sigillata tarda e ceramica invetriata di IV-V sec; alcuni frammenti di ceramica grigia con decorazione a rotella e a linee ondulate incise sulla spalla del vaso, potrebbero riferirsi all'età alto medievale. I depositi in cui erano scavate le tombe della necropoli contenevano numerosi frammenti di pietra ollare, caratteristica in Piemonte dei livelli alto medievali; inoltre frammenti di tre epigrafi funerarie reimpiegate nelle mura della chiesa, testimoniano la presenza in prossimità di una necropoli di età imperiale, in accordo con notizie locali del ritrovamento, alla metà del ‘700, di tombe con ricchi corredi, comprendenti vetri multicolori e monete, associata a strutture murarie

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