storie di Giuseppe ebreo

cassone nuziale,

Frontale di cassone figurato. La parte centrale raffigura senza soluzione di continuità tre scene distinte. A destra, è rappresentato un edificio, all'interno del quale una giovane donna prende la mano di un giovane uomo che sembra cercare di allontanarsi da lei. La stessa donna è raffigurata sulla soglia dell'edificio in atto di parlare con un uomo anziano. Al centro, è raffigurata un veliero trasportante tre figure maschili, una delle quali potrebbe essere il giovane prima descritto (la veste è diversa ma l'acconciatura è molto simile). A sinistra, in un paesaggio all'aperto, un gruppo di uomini di età diversa è in atto di confabulare: tra di essi, al centro e in primo piano, riconosciamo, sempre in base alla capigliatura, il giovane uomo prima descritto. La parte centrale del cassone è delimitata ai lati da due colonnine in rilievo dorate. A destra e a sinistra di queste sono raffigurati due soldati vestiti all'antica. Quello a destra di chi guarda regge con la mano destra una clava, con la sinistra uno scudo decorato da uno stemma (d'azzurro al leone linguato); quello a sinistra di chi guarda si appoggia con la mano sinistra alla clava, con la destra regge uno scudo decorato da uno stemma di difficile lettura (é sicuramente diverso da quello prima descritto)

  • OGGETTO cassone nuziale
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a tempera/ doratura
  • ATTRIBUZIONI Matteo Di Giovanni Di Bartolo (attribuito)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Scuola Senese
  • LOCALIZZAZIONE Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Questo fronte di cassone è stato notificato con decreto ministeriale del 13 maggio 1950, nel quale si indica il soggetto rappresentato come "un porto con veliero ed episodi vari", e si definisce genericamente il dipinto come opera "di pittore senese del secondo quarto del sec. XV". Secondo quanto riferisce la proprietaria, nel 1949 Aldo Bertini pensava che il dipinto potesse "essere attribuito a Matteo di Giovanni". In seguito altri studiosi hanno verbalmente notato le affinità cone le due tavolette di predella, raffiguranti lo "Sposalizio della Vergine" e il "Ritorno della Vergine alla casa dei genitori", appartenenti alla collezione Johnson del Museum of Fine Arts di Filadelfia. Queste due opere, che insieme alla "Natività della Vergine" (Parigi, Museo del Louvre) facevano parte della predella della pala con una "Annunciazione fra i Santi Giovanni Battista e Bernardino" (Siena, chiesa di San Pietro a Ovile), hanno portato attribuzioni al Vecchietta, al Sassetta, a Pietro di Giovanni d'Ambrogio, a Matteo di Giovanni e al Maestro dell'Annunciazione di Ovile, che in tempi recenti si è tentato di identificare in Nanni di Pietro, fratello del più noto Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta. Queste indicazioni colgono sostanzialmente nel segno, definendo i termini della 'cultura figurativa' del dipinto. Il legame stilistico con la predella citata appare così stretto da rendere certi che l'autore del cassone figurato sia lo stesso che dipinse la pala dell'Annunciazione di San Pietro a Ovile, la quale non può essere separata dal corpus pittorico di Matteo di Giovanni, documentandone la fase iniziale di attività sulla metà degli anni cinquanta del Quattrocento. La pala di San Pietro a Ovile presenta gli stessi caratteri delle figurazioni del polittico di San Giovanni in Val d'Afra, per il quale Matteo di Giovanni produsse i laterali e la predella (oggi nel Museo di San Sepolcro), mentre Piero della Francesca dipinse il pannello centrale con il "Battesimo di Cristo" (oggi nella National Gallery di Londra). E' soprattutto il confronto con le "Storie del Battista", presenti nella predella di questo complesso, che convince a ritenere opere omogenee prodotte dalla stessa mano il cassone in questione, le tavolette della Johnson collection e del Louvre nonché una copertina di Biccherna dell'anno 1452, oggi conservata nel Rijksmuseum di Amsterdam (inv. n. 329 D2), probabilmente l'opera più antica di Matteo. In tutti questi dipinti si notano tipologie umane che denunciano un contatto con il senese Pietro di Giovanni Ambrosi (1410-1449), del quale Matteo potrebbe essere stato allievo, ma ciò che più risalta è l'intelligente comprensione delle novità rinascimentali fiorentine. Nel cassone in questione questa cultura rinascimentale fiorentina permette una rappresentazione di efficace modernità. Il credibile senso dello spazio si percepisce dalle pose e dai moti delle figure, dalla prospettica evidenza dell'edificio e dal lontanante paesaggio marino. Di questa veduta a volo d'uccello si apprezza la sintetica capacità di descrivere un terso cielo naturalistico e di delineare il sinuoso profilo delle coste, oltre le quali si ergono colline del tipico colore grigio delle crete senesi, punteggiate di alberi e di città turrite, che ricordano le campestri raffigurazioni da sogno e da favola care al Sassetta e all'Ambrosi. Per quanto riguarda il soggetto del cassone, non è facile identificare le varie scene rappresentate. Forse nella parte destra si può riconoscere un episodio che esalta la virtù della continenza: Giuseppe ebreo rifiuta le offerte amorose della moglie di Putifar e questa denuncia il casto giovane al vecchio marito (Genesi, 39, 7-18). Il gruppo dei personaggi sulla destra potrebbe rappresentare il momento in cui i figli di Giacobbe vendono il fratello Giuseppe ai mercanti ismaeliti (Genesi, 37). Nonostante queste difficoltà di riconoscimento iconografico, il cassone si inserisce bene nel genere tanto in voga nel Quattrocento. Per quanto riguarda Siena, hanno relazioni con questo cassone di Matteo di Giovanni l'esemplare di Francesco di Giorgio, di cui restano tre scene del ciclo di Giuseppe (Siena, Pinacoteca Nazionale, inv. nn. 276, 274; Londra, Wellcome Institute for the History of Medicine); e quello di Benvenuto di Giovanni (Siena, Pinacoteca Nazionale, inv. n. 217), che presenta il "Trionfo di David", come raffigurazione principale, e due figure di nudo con stemmi, uno dei quali tiene la clava, come i due soldati vestiti all'antica presenti sul cassone in questione. La ricerca sulla commisiione di questo corredo nuziale resta un problema da risolvere con ulteriori ricerche. Si dovrà, purtroppo, fare i conti con la difficoltà di lettura degli stemmi, la cui identificazione permetterebbe di stabilire quali fossero le casate degli sposi
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100211724
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Torino
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • STEMMI sulla sinistra - familiare (?) - Stemma - d'azzurro al leone linguato
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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