Uccisione

a cura di Simone Gliottone, pubblicato il 21/06/2021

Momento cruciale del rapporto tra uomo e maiale è senza dubbio l'istante in cui la vita dell'animale viene portata a termine. Che sia fatta in vista di una macellazione a scopo alimentare o per la consacrazione di un rito, l'uccisione crea il più angosciante degli urli per poi lasciare spazio al silenzio. Le schede di catalogo qui riportate evidenziano una serie di oggetti necessari alla buona riuscita dell'opera e funzionali alla prima azione per la trasformazione dell'animale in cibo come è la raccolta del sangue nei catini.


“Era la carneficina dei mattatoi, descritta con scientifico distacco e anatomica indifferenza da Émile Zola. Era anche la macellazione continua e su scala industriale di cui andava fiera nel 1830 Cincinnati nell’Ohio, dove era stata inventata la «catena di s-montaggio» (la disassembly line), al punto che la città si fregiava del nome di Porkopolis, titolo che però nel giro di pochi decenni cominciò a venire insidiato da Chicago, che già nell’inverno 1861-1862 avrebbe superato la rivale macellando 32.000 suini in più. E nel 1865, con l’inaugurazione delle Stock Yards, Chicago avrebbe avuto i più grandi mattatoi del mondo” (Scarpi 2005: 96). Queste poche righe, tratte dal testo Il senso del cibo. Mondo antico e riflessi contemporanei, sono riassuntive ed emblematiche di come l’immaginario del maiale sia cambiato drasticamente all’inizio del XIX secolo. L’uccisione del maiale in un passato lontano poteva essere il momento culminante dei riti in onore di Osiride o di Demetra, oppure, come avveniva nell’antica Roma, parte del sacrificio dei suovetaurilia. Ammazzare il maiale è soprattutto un momento cruciale del calendario agreste: questa attività è inserita all’inizio dei mesi invernali e coinvolge una moltitudine di individui. Oggi, la macellazione in ambito famigliare è un fatto ancora  riscontrabile in alcune zone rurali e, tra le persone specializzate che vi partecipano, c'è sicuramente il norcino. Lui è uno dei punti di riferimento della società contadina: mette in atto il suo sapere tecnico incidendo con un taglio netto il collo del maiale, così che muoia dissanguandosi, pratica la macellazione della carcassa e gestisce la lavorazione delle carni. Uccidere il porco è un fatto collettivo così come lo è condividere il pasto con il fine di allontanare i sensi di colpa subito dopo aver affrontato un atto così brutale. La coscienza è intaccata irrimediabilmente; senza delle pratiche sociali volte a creare un distacco con l’animale ucciso si potrebbe quasi dire che non ci sarebbero più mattanze. Il legame che si può instaurare tra umano e animale, in questo caso il maiale, è estremamente solido e forte tanto che tra i Fouyoughé della Papuasia “non sono gli uomini del villaggio a compiere il massacro, ma degli ospiti di un’altra tribù, invitati per l’occasione” (Scarpi 2005: 97).

Bibliografia

Paolo Scarpi, Il senso del cibo : mondo antico e riflessi contemporanei, Palermo, 2005 , p.

William Van Andringa, Dal sacrificio al banchetto : rituali e topografia della casa romana, M. Bassani, F. Ghedini (a cura di), Religionem significare. Aspetti storico-religiosi, strutturali, iconografici e materiali dei sacra privata, Atti dell’Incontro di studi (Padova, 2009), Padova, 2011 , pp. 91-98

Bibliografia in rete

Adriano Favole - Per un’antropologia del maiale, (LINK)

Domenico Vera - Del suino e delle sue carni nella storia: dall'antichità all'alto Medioevo, (LINK)