Il Monte Soratte e San Silvestro

a cura di Dalila Segoni, pubblicato il 11/10/2021

Con i suoi dolci pendii, il Soratte (691 m. s.l.m.) occupa una posizione isolata nella bellissima campagna che si estende tra il corso del fiume Tevere e la Capitale. In virtù di questa sua peculiarità geografica, fin dall’antichità il monte ha catturato l’attenzione di scrittori, artisti e poeti, nonché di personaggi storici di un certo rilievo, che gli hanno dedicato versi, poesie o dipinti. Sono molteplici, inoltre, le leggende legate a questo solitario massiccio: attraversano le stagioni e raccontano di tempi lontani, rendendolo testimone dello scorrere del tempo e della nascita di storie incredibili.

Fratelli Alinari, Civita Castellana - Veduta del Monte Soratte, gelatina ai sali d'argento, MPI152198 Fondo MPI, Archivi Fotografici ICCD
Fratelli Alinari, Civita Castellana - Veduta del Monte Soratte, gelatina ai sali d'argento, MPI152198

Il Soratte, conosciuto anche con l’epiteto di “montagna sacra”, è stato celebrato fin dall’antichità come un luogo mistico e carico di spiritualità; per questo motivo, in un primo momento, divenne terreno fertile per la nascita di rituali pagani.

Originariamente, venne dedicato al culto del dio Sorano, antica divinità venerata nel centro Italia, celebrata dalle popolazioni preromane - conosciute con il nome di Falisci e Capenati - che vivevano nei territori limitrofi. Il culto di Sorano è collegato alla presenza, sul territorio, degli hirpi sorani, i “sacerdoti lupo” citati da Virgilio nell’Eneide e da Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis Historia: quest’ultimo ne descrive la capacità di camminare sui carboni ardenti, che dava loro il privilegio di essere esentati dalla vita militare.

Successivamente, quando il Soratte e i territori circostanti furono conquistati dall’avanzata della repubblica romana, la figura divina di Sorano fu soppiantata da quella di Apollo: secondo alcune testimonianze documentarie, infatti, la cima del monte era dedicata al culto di “Apollo Sorano”, venerato in un tempio di cui non sono state rinvenute tracce archeologiche.

 

In seguito alla promulgazione del celebre editto di Milano nel 313, voluto dai due imperatori d’Oriente e d’Occidente - rispettivamente Licinio e Costantino - si stabiliva definitivamente la libertà di culto e di professione religiosa. A partire da questa data, e con la fine delle persecuzioni cristiane, numerosi monaci ed eremiti si ritirarono sul Soratte per trascorrere una vita di preghiera. Ed è proprio sullo sfondo di questi eventi, che si colloca la leggenda di papa Silvestro e Costantino, tappa fondamentale e particolarmente discussa della vita del grande imperatore.

Bibliografia

Massimiliano di Fazio, Gabriele Cifani (a cura di), Gli Hirpi del Soratte, Tra Roma e l'Etruria. Cultura, identità e territorio dei Falisci, Roma, 2013 , p.

Don Mariano de Carolis, Il Monte Soratte e i suoi Santuari, 1950 , p.

Mika Rissanen, The Hirpi Sorani and the wolf cults of central Italy, Arctos, n. 46, 2012 , pp. 115-35

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